Il papa: politica secondo il Vangelo, poi un monito contro la barbarie della guerra

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Dalla città dove i conclavi durano tanto da dover scoperchiare i tetti il papa lancia un invito ed una sfida ai cattolici italiani e alla politica, ma soprattutto ha ricordato ancora il dramma nati 70 anni fa dalla furia dei totalitarismi, del razzismo e dell’ estremismo. Dopo l’ arrivo e l’ accoglienza delle autorità, Gianni Letta compreso puntuale e sorridente come sempre, il papa ha benedetto le nuove porte di bronzo della Cattedrale e poi celebrato la messa nella Valle del Faul. L’ area ai piedi della città antica dopo anni di abbandono ora è un giardino e sembra la illustrazione del passo di Isaia che ha risuonato nella messa di stamattina. “Tutto rinasce e tutto rivive perché acque benefiche irrigano il deserto.

E il papa ha spiegato:“deserto”, nel suo linguaggio simbolico, può evocare gli eventi drammatici, le situazioni difficili e la solitudine che segna non raramente la vita; il deserto più profondo è il cuore umano, quando perde la capacità di ascoltare, di parlare, di comunicare con Dio e con gli altri. Si diventa allora ciechi perché incapaci di vedere la realtà; si chiudono gli orecchi per non ascoltare il grido di chi implora aiuto; si indurisce il cuore nell’indifferenza e nell’egoismo. Ma ora – annuncia il Profeta – tutto è destinato a cambiare; la “terra arida” sarà irrigata da una nuova linfa divina. E quando il Signore viene, agli smarriti di cuore di ogni epoca dice con autorità: “Coraggio, non temete”!” Il Papa ha poi spiegato le parole del Vangelo di Marco, il miracolo del sordomuto. Un segno che indica “l’ardente desiderio di Gesù di vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo, per dare volto ad una “nuova umanità”, l’umanità dell’ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione.” Ma per scoprire il Volto di Dio dice il papa citando San Bonaventura da Bagnoregio, “la mente deve “andare al di là di tutto con la contemplazione e andare al di là non solo del mondo sensibile, ma anche al di là di se stessa” (Itinerarium mentis in Deum VII,1).

E’ questo l’itinerario di salvezza, illuminato dalla luce della Parola di Dio e nutrito dai sacramenti, che accomuna tutti i cristiani.” Di qui le indicazione pastorali concrete. Dalla educazione alla fede, come ricerca, come iniziazione cristiana, come vita in Cristo. “In questa esperienza sono coinvolte le parrocchie, le famiglie e le varie realtà associative. Sono chiamati ad impegnarsi i catechisti e tutti gli educatori” per affrontare con lucidità e coerenza, l’attuale, ineludibile e prioritaria, “emergenza educativa”, grande sfida per ogni comunità cristiana e per l’intera società.” Ma c’è anche la testimonianza della fede. Il papa ha elencato alcuni dei testimoni, dei santi della Chiesa Viterbese . E poi l’attenzione ai segni di Dio. “Ascoltare la sua parola e discernere i suoi segni deve essere pertanto l’impegno di ogni cristiano e di ciascuna comunità.” In primo piano il papa ha messo l’attenzione al prossimo.Un invito peri sacerdoti ma anche per i fedeli laici, giovani e famiglie. “Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana!” ha detto il papa ricollegandosi al Concilio Vaticano II e alla nascita, proprio a Viterbo, dell’ Azione Cattolica. “In questa occasione è dovere e gioia far memoria del giovane Mario Fani di Viterbo, iniziatore del “Circolo Santa Rosa”, che accese, insieme a Giovanni Acquaderni, di Bologna, quella prima luce che sarebbe poi diventata l’esperienza storica del laicato in Italia: l’Azione Cattolica. Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali, ma non muta e non passa di moda la vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi.

Ecco l’impegno sociale, ecco il servizio proprio dell’azione politica, ecco lo sviluppo umano integrale.” Ecco allora l’ invito del papa: “Quando il cuore si smarrisce nel deserto della vita, non abbiate paura, affidatevi a Cristo, il primogenito dell’umanità nuova: una famiglia di fratelli costruita nella libertà e nella giustizia, nella verità e nella carità dei figli di Dio.” Prima della recita dell’ Angelus il papa ha ricordato i papi che sono legati a Viterbo e alla Tuscia a partire da san Leone Magno, “che rese un grande servizio alla verità nella carità, attraverso un assiduo esercizio della parola, testimoniato dai suoi Sermoni e dalle sue Lettere” e poi Papa Sabiniano, Paolo III. Ma soprattutto il papa ha salutato i partecipanti al Congresso Internazionale “Uomini e Religioni”, che si tiene a Cracovia sul tema: “Fedi e culture in dialogo”. “Numerose personalità e rappresentanti di varie Religioni – invitati dall’Arcidiocesi di Cracovia e dalla Comunità di Sant’Egidio – sono riuniti per riflettere e pregare in favore della pace, a 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Non possiamo non ricordare i drammatici fatti che diedero inizio ad uno dei più terribili conflitti della storia, che ha causato decine di milioni di morti e ha provocato tante sofferenze all’amato popolo polacco; un conflitto che ha visto la tragedia dell’Olocausto e lo sterminio di altre schiere di innocenti. La memoria di questi eventi ci spinga a pregare per le vittime e per coloro che ancora ne portano ferite nel corpo e nel cuore; sia inoltre monito per tutti a non ripetere tali barbarie e ad intensificare gli sforzi per costruire nel nostro tempo, segnato ancora da conflitti e contrapposizioni, una pace duratura, trasmettendo, soprattutto alle nuove generazioni, una cultura e uno stile di vita improntati all’amore, alla solidarietà e alla stima per l’altro. In questa prospettiva, è particolarmente importante l’apporto che le Religioni possono e devono dare nel promuovere il perdono e la riconciliazione contro la violenza, il razzismo, il totalitarismo e l’estremismo che deturpano l’immagine del Creatore nell’uomo, cancellano l’orizzonte di Dio e, di conseguenza, conducono al disprezzo dell’uomo stesso.”

Al termine della messa il papa si è recato al Santuario della Madonna della Quercia a Viterbo, per il pranzo e una sosta di riposo nella “Domus La Quercia”. Lungo il tragitto, anche una sosta al Santuario di Santa Rosa, Patrona di Viterbo, per la venerazione delle reliquie. Nella Piazza antistante il Santuario presenti i “Facchini di Santa Rosa”, che mostrano al Papa l’artistica “Macchina di Santa Rosa”, trasportata per le vie della città ogni anno nella sera del 3 settembre.

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