Il Papa e il Primate anglicano insieme per combattere la povertà

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Non dimentichi le tre P: preghiera, pace e povertà. Il Papa parla in inglese per ricordare all’ arcivescovo di Canterbury Justin Welby quali sono i punti comuni su cui lavorare. L’udienza del lunedì mattina è familiare. Papa Francesco rilegge la pagine del Vangelo di Marco, la domanda di Gesù: di cosa state discutendo? E la risposta: di chi fosse il più grande. “Anche – ha detto il Papa – noi ci sentiamo confusi per la distanza che esiste tra la chiamata del Signore e la nostra povera risposta. Davanti al suo sguardo misericordioso non possiamo fingere che la nostra divisione non sia uno scandalo, un ostacolo all’annuncio del Vangelo della salvezza al mondo. La nostra vista non di rado è offuscata dal peso causato dalla storia delle nostre divisioni e la nostra volontà non sempre è libera da quell’ambizione umana che a volte accompagna persino il nostro desiderio di annunciare il Vangelo secondo il comandamento del Signore (cfr Mt 28,19).” Il Papa ha parlato dei testimoni di unità, dei santi dei martiri, ha ricordato il lavoro della Commissione internazionale anglicano-cattolica e della Commissione internazionale anglicano-cattolica per l’unità e la missione che “costituiscono ambiti particolarmente significativi per esaminare, in spirito costruttivo, le vecchie e le nuove sfide dell’impegno ecumenico.” E poi ha ricordato le preoccupazioni comuni: l’ orrore di fronte alla piaga del traffico di esseri umani e alle diverse forme di schiavitù moderna.

“Ringrazio Vostra Grazia per l’impegno che Ella dimostra nell’opporsi a tale intollerabile crimine contro la dignità umana. In questo vasto campo d’azione, che si presenta in tutta la sua urgenza, sono state avviate significative attività di cooperazione sia in campo ecumenico, sia con autorità civili e organizzazioni internazionali. Molte sono le iniziative caritative nate dalle nostre comunità e condotte con generosità e coraggio  in varie parti del mondo. Penso in particolare alla rete di azione contro la tratta delle donne creata da numerosi istituti religiosi femminili. Ci impegniamo a perseverare nella lotta alle nuove forme di schiavitù, confidando di poter contribuire a dare sollievo alle vittime e a contrastare questo tragico commercio. Come discepoli inviati a guarire il mondo ferito, ringrazio Dio che ci ha reso capaci di fare fronte comune contro questa gravissima piaga, con perseveranza e determinazione.”

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