Pregare è amare
Un giorno, dopo aver fatto lezione in 1ª liceo con studenti del terzo anno di scuola superiore, camminavo nel corridoio. Mi sentii chiamare: era V., una ragazza della classe che avevo appena lasciato. V. era stata bocciata in 5ª ginnasio; ne aveva sofferto molto e per questo motivo le volevo un bene particolare; il suo comportamento, apparentemente superficiale, non rendeva ragione della delicatezza del suo animo. La giovane si mise a correre verso di me. Stava piangendo.
Mi spiegò che i suoi genitori avevano litigato, che era molto tempo che le cose non andavano più bene fra loro, che aveva paura per l’unità della sua famiglia e che stava soffrendo terribilmente. Poi mi disse che voleva pregare per i suoi genitori ma che non sapeva come fare. Mi chiese se avevo voglia di pregare un po’ con lei; ci demmo appuntamento fuori dalla scuola, al termine delle lezioni. Ricordo che attendemmo un po’ che i ragazzi sciamassero verso le proprie case e ci andammo a sedere su una delle panchine di ferro che si trovano fra le aiuole di fronte all’ingresso del liceo.
Non c’è nulla di più brutto di questo atteggiamento spirituale; Dio è solo amore, è amore e basta. In questo periodo ho iniziato la lettura de «Il Castello interiore» di Teresa d’Avila, un capolavoro della spiritualità cristiana che purtroppo non conoscevo. Teresa ha conosciuto l’amore di Dio dolcissimo, tenerissimo. Di questo amore abbiamo tutti un immenso bisogno, ragazzi e adulti, figli e genitori, sacerdoti e giovani; ogni giorno, come il pane quotidiano.