Gioco d’azzardo: per mons. Galantino non abbassare la ‘guardia’

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Mercoledì 11 giugno a Roma, presso la sede della Caritas Italiana, nel corso dell’Assemblea annuale delle Fondazioni Antiusura associate alla Consulta Nazionale, è stata presentata la ricerca ‘Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane’, curata dal sociologo Maurizio Fiasco, secondo cui Il gioco d’azzardo ‘in nero’ con slot machine in Italia vale oltre 8 miliardi di euro.

E la Consulta nazionale dal 1997 ha raggiunto oltre 90.000 famiglie con interventi pari ad € 320.000 per salvarle dalla criminalità.  L’indagine per la prima volta fornisce una stima dell’illegalità ‘incorporata’ nell’organizzazione ufficiale del gioco d’azzardo. La quota che sfugge ai calcoli ufficiali raggiunge quasi il volume delle entrate erariali per tutti i giochi nel 2012. Si tratta di circa il 20% delle giocate che non viene intercettato perché deviato in bische, allibratori, macchinette manomesse. Larga parte di questa cifra finisce nelle mani delle organizzazioni criminali.

Non è un caso che la maggiore percentuale di nero sia stata individuata nelle province in cui l’indice di incidenza mafiosa è maggiore: Napoli, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Palermo, Caltanissetta, Crotone, Catanzaro. In termini assoluti a Napoli e Roma si concentra il 20% del nero, ciascuna con 1,5 miliardi di euro sottratti al mercato legale.

In apertura mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha ricordato l’impegno ormai ventennale di don Luigi Ciotti: “Vent’anni non sono passati invano. Hanno contribuito a portare alla luce il fenomeno del racket delle estorsioni, grazie al coraggio di tanti che si sono ribellati, pagando spesso un prezzo altissimo. Hanno smascherato il dramma dell’usura, anche qui per il coraggio della denuncia, avanzata spesso da sacerdoti che hanno saputo farsi voce della loro gente. Hanno alzato il sipario su una piaga purulenta, che stritola famiglie, imprese, negozi, attività economiche, condannando alla disperazione”.

Quindi ha richiamato le Istituzioni ad essere sempre più vigili: “Il gioco d’azzardo è uno dei nodi più perniciosi per i suoi effetti sulle famiglie e sull’intero Paese. Per questo vi affido un compito decisivo: non abbiate paura di richiamare con forza le istituzioni a fare la loro parte, partendo dal prendere le distanze dall’irresponsabilità di chi seduce la gente, spesso la povera gente, con il miraggio dei soldi facili, mentre in realtà la spinge soltanto a infilarsi nel labirinto di un comportamento compulsivo, di una dipendenza patologica, di un inesorabile indebitamento: a ricaduta, tra le conseguenze, non si fatica a intravedere proprio il cappio dell’usura.

Per questo mi sento di dire, e spero che esca anche dalle pareti del nostro convegno, che bisogna dire basta alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo con vincita in denaro. Un plauso, infine, consentitemi di farlo a tutti quei baristi, tabaccai e negozianti che hanno rifiutato le slot machine nei loro ambienti: senza rinunce non nascerà una nuova cultura e noi ci limiteremo a raccogliere feriti, emarginati da quello stesso paradiso che tanto li aveva falsamente accarezzati”.

Ritornando alla ricerca, in Italia sono 161.252 gli ‘sportelli per il gioco’ tra tabaccherie e altri esercizi commerciali. Di queste, oltre 7.000 sono strutture specializzate e dedicate al ‘settore’. Il valore del mercato ‘nero’ del gioco è di circa 8,6 miliardi di euro che finiscono nelle mani della criminalità. Il curatore della ricerca ha sottolineato che la spesa delle famiglie italiane per l’azzardo

“ha pesato in modo crescente nella composizione dei consumi privati: dall’impiego di 15,8 miliardi di euro nel 1998, si è giunti agli 88,5 miliardi di euro nell’anno 2012. In termini reali, questo significa che in quattordici anni si è moltiplicato di 3,6 volte il volume monetario di consumo lordo destinato ai giochi”.

 

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