Al Pellegrinaggio Macerata Loreto ancora la telefonata di papa Francesco
Sono arrivate a Loreto all’alba di domenica, stanche ma felici per la telefonata di incoraggiamento di papa Francesco, ‘non lasciatevi scoraggiare dai perdenti, dai paurosi’, le 100.000 persone partite da Macerata e giunte, dopo una notte di preghiera, davanti alla Madonna nera nella Santa casa di Loreto.
Lungo i 28 chilometri del percorso a piedi si è cantato e pregato, come ha chiesto il pontefice, per l’incontro in Vaticano fra il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen, guidati dal vescovo di Fabriano e Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, animatore della 36^ edizione. Un’edizione, questa, che ancora una volta si è aperta con una telefonata di papa Francesco, affermando, scherzosamente, che il card. Parolin è ‘molto bravo’, mentre non sa ‘se sono bravi’ i vescovi marchigiani, presenti allo stadio ‘Helvia Recina’.
Poi, con insistenza ha chiesto a mons. Vecerrica, che continuava a porgli le domande, la parola: “Cari giovani, che siete riuniti in pellegrinaggio a piedi verso Loreto. Anche quest’anno ho voluto farmi presente in mezzo a voi, almeno virtualmente. E’ una gioia! Sono davvero felice che il vostro pellegrinaggio quest’anno si svolga proprio nella notte che precede la festa dello Spirito Santo, la Pentecoste, e l’incontro di preghiera che si terrà in Vaticano, per invocare il dono della pace in Terra Santa, nel Medio Oriente e in tutto il mondo.
Vi chiedo per favore: unitevi a noi e chiedete a Dio, per l’intercessione della Madonna di Loreto, di far risuonare nuovamente in quella terra il cantico degli Angeli: ‘Gloria a Dio nel cielo e pace agli uomini!’. Cari giovani, il vostro tema è: ‘Dio è il Signore delle sorprese’, e questo è vero. Per questo non abbiate paura di sognare un mondo più giusto, di domandare, di dubitare e di approfondire.
Voi sapete che la fede non è un’eredità che riceviamo dagli altri, la fede non è un prodotto che si compri, ma è una risposta d’amore che diamo liberamente e costruiamo quotidianamente con pazienza, tra successi e fallimenti. Non temete di lanciarvi nelle braccia di Dio; Dio non vi chiederà nulla se non per benedirlo, moltiplicarlo, ridarvelo cento volte tanto. Non lasciatevi scoraggiare dai perdenti o dai paurosi che vogliono togliere il sogno, che vi vogliono rinchiudere nelle loro mentalità buie invece di lasciarvi volare nella luce della speranza.
Per favore: non cadete nella mediocrità! In quella mediocrità che abbassa, che fa una cosa grigia… Ma la vita non è grigia, la vita è per scommetterla per grandi ideali, per grandi cose. Sappiate che la negatività è contagiosa, ma anche la positività è contagiosa. La disperazione è contagiosa, ma anche la gioia è contagiosa. Non seguite persone negative, ma continuare ad irradiare intorno a voi luce e speranza. E sapete: la speranza non delude, non delude mai!
Nulla si perde con Dio, ma senza di Lui tutto è perduto. Aprite a Lui il vostro cuore e abbiate fiducia in Lui, e i vostri occhi vedranno le Sue vie e le Sue meraviglie. Questa notte, pregando per la pace, non vi scordate, a Loreto vicino alla Madonna Nera, di fare una preghiera anche per me. Ne ho bisogno! Grazie tante e avanti… Buon cammino!”
Concluso il messaggio mons. Vecerrica ha detto al papa che i pellegrini pregheranno totalmente per lui e papa Francesco con umorismo ha risposto: ‘Ma pregate a favore, non contro!’. Al termine della benedizione si sono levati in cielo tanti palloncini con la frase: ‘Grazie Papa Francesco’. La celebrazione eucaristica è stata officiata dal segretario di Stato, card. Pietro Parolin, che in conferenza stampa ha parlato del pellegrinaggio e della presenza cristiana nel mondo:
“Mi colpisce la partecipazione in crescendo di tanta gente anche di gente che non si riconosce nella Chiesa ma che qui trova un avvio di risposta alle sue domande esistenziali. La risposta, infatti, è nella vicinanza, nell’incontro, nel farsi prossimo di tutti: questo, come ci insegna il papa, permetterà a Gesù di dare una risposta.
Direi che, seguendo la linea che ci ha indicato papa Francesco, occorre trovare la risposta nella vicinanza, cioè farsi prossimo ad ogni persona e soprattutto verso quelle che si trovano in difficoltà. Questa prossimità permetterà di dare una risposta concreta!.. Mi ha anche sempre sorpreso che sia pieno di giovani”. Prima della santa messa il card. Parolin ha salutato personalmente alcuni disabili, che hanno partecipato al pellegrinaggio.
Nell’omelia il segretario di Stato si è concentrato sul tema del Pellegrinaggio: “Cosa serve per vivere? La domanda può riaffiorare nelle pieghe delle giornate di chi è affannato dalle difficoltà e dai problemi quotidiani. Può sprigionarsi fatalmente davanti ai fatti reali, quando cadono le maschere e le nostre vite mostrano il fianco scoperto: quando si guardano crescere i figli, quando si perde un lavoro, quando la sofferenza visita le nostre case, o quando si guarisce da una malattia…
Più di duemila anni fa, a Nazareth, in quel paese alla estrema periferia del popolo eletto, nella Galilea dei gentili, nel ventre di quella donna ‘si riaccese l’amore’. Da allora, è rifiorita nel mondo la possibilità di essere perdonati. La possibilità di dire ‘ti perdono’. La possibilità che l’estraneità e l’inimicizia non siano l’ultima parola nei rapporti tra di noi, nelle nostre case, nelle nostre città, nei rapporti tra le genti e le Nazioni”.
Ed ha concluso ricordando un’omelia del 2011 del card. Bergoglio, commentando il passo di san Luca 1,35: “ ‘Lo Spirito Santo, così come aveva fatto con lei, avrebbe fatto anche con la Chiesa nascente: l’avrebbe fecondata affinché Cristo fosse dato alla luce in ogni uomo e ogni donna che dice ‘si’ alla promessa del Signore’. Anche oggi, la Chiesa è come una vergine che può diventare feconda e concepire e dare alla luce una discendenza di figli nella fede solo in virtù di ciò che lo Spirito Santo opera in essa”.
Prima della partenza altro momento forte, quando è stato letto un messaggio del marito di Meriam, Dani Wani, che ha ringraziato tutti per l’impegno a salvarla; poi è seguita la testimonianza del teologo ucraino Aleksandr Filonenko, che ha pregato per una nuova Europa e una nuova Ucraina, capaci di ‘riscoprire un uomo che abbia sete di libertà, coraggio e speranza’.
Anche durante la notte sono arrivate altre testimonianze: Carmine, giovane studente, ha raccontato l’incontro del papa con il mondo della scuola; Eugenio, operato in toracoscopia, ha detto: “Gesù è diventato il mio compagno di cammino e le mie fragilità non mi sono più di scandalo, perché prevale la gratitudine che Lui c’è e mi ama”; Luisella da Senigallia, ha ricordato i giorni dell’alluvione:
“La casa indistruttibile è la presenza di Gesù che si manifestava in quei volti che lavoravano, spalavano, decidevano cosa fare… Essere cristiani non significa essere più bravi o essere preservati dalle difficoltà della vita, la promessa non si realizza così. Abbiamo bisogno che l’avvenimento di Gesù Cristo, la Sua persona riaccada dentro le circostanze della vita”.