Pax Christi premia il Jrs della Siria
A quasi un anno dal rapimento e senza alcuna notizia certa della sorte di padre Dall’Oglio, la rivista Popoli e San Fedele Musica (due realtà della Fondazione Culturale San Fedele di Milano) organizzano, stasera, un concerto ‘Musica contro il silenzio: un concerto per la Siria’. Di fronte all’indifferenza di larga parte del mondo occidentale nei confronti del dramma siriano, la musica può diventare uno strumento per riflettere, condividere, solidarizzare.
L’evento è occasione per ricordare e sostenere la Comunità del Monastero di Deir Mar Musa. Una testimonianza inviata dalla Comunità di Mar Musa e un video aiuteranno i presenti a meglio conoscere l’esperienza del Monastero e a comprendere le cause di una guerra che dura dal marzo 2011 e che, nonostante oltre 100.000 morti ed atrocità commesse dal regime di Assad e dai gruppi ribelli estremisti, sembra non interessare alla diplomazia internazionale e all’opinione pubblica italiana.
Contemporameamente il Jesuit Refugee Service (Jrs) Syria riceve a Sarajevo il Premio per la pace di Pax Christi International 2014, riconoscimento ottenuto per la sua ‘dedizione straordinaria’ nell’aiutare i siriani dall’inizio della guerra nel 2011. Istituito nel 1988, il premio è finanziato dal Fondo per la Pace cardinale Bernardus Alfrink e onora le persone e le organizzazioni che lavorano per la pace, la giustizia e la non violenza in diverse parti del mondo.
Nella nota di Pax Christi International si possono leggere le motivazioni: “In Medio Oriente e Nord Africa il Jrs iniziò a lavorare nel 2008 in risposta al grande numero di rifugiati iracheni in fuga dal conflitto nel loro Paese. In seguito alle violenze in Siria dal 2011 in poi, Jrs Syria si sta dedicando al supporto medico e alle attività educative in modo tale che si possa arrivare alla riconciliazione e alla coesistenza pacifica tra le persone di diversi ambienti sociali, economici e religiosi”.
Attualmente, l’aiuto di emergenza del Jesuit Refugee Service si occupa del sostegno alimentare, del rifornimento di kit per l’igiene e dell’aiuto per trovare un rifugio. E’ presente anche un supporto psicosociale ed educativo offerto a 9.800 tra donne e bambini. In tutto, più di 300.000 persone ricevono l’aiuto del Jrs a Damasco, Homs, Aleppo e lungo le zone costiere. Infatti la situazione siriana si fa sempre più drammatica: in un solo anno è raddoppiato il numero dei bambini colpiti dal conflitto in Siria, arrivando a 5.500.000, secondo il rapporto dell’Unicef pubblicato con il titolo ‘Sotto assedio – L’impatto devastante di tre anni di conflitto in Siria sui bambini’.
10.000 bambini hanno perso la vita durante la guerra; 8.000 hanno raggiunto i confini della Siria senza genitori e 37.498 bambini sono nati in condizione di rifugiati. Circa 3.000.000 minori non vanno a scuola, anzi tra gli 1.200.000 piccoli rifugiati nei Paesi limitrofi, uno su 10 è un lavoratore e una bambina su 5 è costretta al matrimonio precoce. Inoltre, da quando è iniziato il conflitto, 11.000.000 persone hanno perso ogni fonte di sostentamento a causa di un’impressionate riduzione di posti di lavoro, che ha colpito 2.670.000 persone. In più, l’inflazione galoppante sta letteralmente schiacciando le famiglie creando un popolo di disoccupati, poveri, disperati.
Secondo il report dell’UNDP, ‘Umanità dilapidata’, alla fine del 2013 le perdite economiche causate della guerra sono stimate in 143.800.000.000 di dollari ed il Pil è diminuito del 38,2% nel terzo trimestre del 2013, e del 37,8% nel quarto. Secondo il rapporto il conflitto in Siria ha creato un’economia di violenza incurante dei diritti umani, delle libertà civili e delle leggi; mentre le nuove elites politiche ed economiche usano network locali e internazionali per commerciare illegalmente armi, merci e persone, rubando, sequestrando persone e sfruttando l’assistenza umanitaria. Questa situazione incentiva il perpetuarsi del conflitto.
Infine 6.500.000 persone rischiano la carestia: dal settembre 2013 è caduta meno della metà dell’acqua piovana necessaria per rendere fertili i campi di grano. E i Paesi donatori hanno donato solo il 20% di quanto promesso. La causa di questa riduzione va cercata nella crisi economica mondiale e l’instabilità del Paese, ancora di fatto diviso in due da una guerra che vede da una parte l’esercito regolare fedele al presidente Assad e dall’altra una serie di gruppi armati, che comprende sia ribelli che fondamentalisti islamici.
Intanto Amnesty International ha ottenuto dettagli di un orribile attacco avvenuto il 29 maggio in un villaggio nel nord della Siria, in cui 15 civili, tra cui sette bambini, sono stati uccisi in modo sommario. L’organizzazione per i diritti umani ha affermato di temere ulteriori attacchi contro la popolazione civile della zona. Le uccisioni erano state precedute da scontri armati tra l’Isis e l’Ypg nei vicini villaggi di Tal Khanzeer e al-Rawiya, apparentemente a causa di disaccordi sulla gestione delle riserve di grano che si trovano nel villaggio di Tell Halaf, controllato dall’Ypg.
Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, ha dichiarato: “Queste uccisioni a sangue freddo sono un’amara conferma di quanto l’assoluta impunità per i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità stia alimentando comportamenti brutali e inumani in Siria. Chiediamo all’Isis, così come agli altri gruppi armati e a tutte le forze che prendono parte al conflitto, di rispettare le leggi di guerra e porre immediatamente fine alle uccisioni sommarie, alle torture e ai deliberati attacchi contro i civili”.
Amnesty International continua a chiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di deferire la situazione della Siria alla procuratrice della Corte penale internazionale, in modo che crimini come quelli commessi ad al-Tleiliye possano essere investigati in modo imparziale e indipendente e i responsabili possano essere portati di fronte alla giustizia. L’organizzazione per i diritti umani sollecita inoltre il governo turco ad avviare indagini nel suo territorio nei confronti di coloro, compresi gli appartenenti all’Isis, che sono sospettati di aver commesso ed eseguito crimini come quelli di al-Tleiliye o commessi in altre parti della Siria.