Il papa riforma Ecclesia Dei per iniziare il dialogo con i lefevriani
Con il motu proprio “Ecclesiam unitate” e la nomina dei nuovi vertici, il Papa ha completato l’annunciata riforma della struttura della Pontifica commissione Ecclesia Dei, che da oggi viene collegata “in modo stretto” alla congregazione per la Dottrina della fede. Con questa decisione – scrive Benedetto XVI – “ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine verso la Fraternità San Pio X al fine di ritrovare la piena comunione con la Chiesa”. Il motu proprio, firmato il 2 luglio scorso e reso noto oggi, risponde anche al compito “che spetta in particolare al Successore dell’Apostolo Pietro” di “custodire l’unità della Chiesa” e “condurre gli uomini verso l’incontro con Dio”.
Due linee che segnano fin dall’inizio il Pontificato di Benedetto XVI, come egli stesso ha avuto modo di evidenziare a più riprese, e recentemente nella lettera ai vescovi di tutto il mondo sulla remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani. Il motu proprio “Ecclesiam unitate” ripercorre i passi compiuti sulla strada verso la piena comunione, a partire dal 30 giugno 1988, giorno in cui l’arcivescovo Marcel Lefebvre conferì illecitamente l’ordinazione episcopale a quattro sacerdoti. Il 2 luglio 1988 Giovanni Paolo II istituì la Pontificia commissione Ecclesia Dei, per “facilitare la piena comunione ecclesiale” di quanti legati alla Fraternità fondata da monsignor Lefebvre, desiderassero rimanere uniti a Roma. “In questa linea – scrive Benedetto XVI -, aderendo fedelmente al medesimo compito di servire la comunione universale della Chiesa nella sua manifestazione anche visibile e compiendo ogni sforzo perché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità sia reso possibile di rimanervi o di ritrovarla, ho voluto ampliare e aggiornare, con il motu proprio Summorum Pontificum”, pubblicato il 7 luglio 2007, “l’indicazione generale (…) circa la possibilità di usare il Missale Romanum del 1962, attraverso norme più precise e dettagliate”.
Lo scorso 24 gennaio, “nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale” il Papa ha “voluto rimettere la scomunica” ai quattro vescovi ordinati illecitamente da Lefebvre, per “togliere un impedimento che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo”. È seguita la Lettera ai vescovi cattolici del 10 marzo scorso, in cui – ricorda il Papa – si spiegava che “la remissione della scomunica è stata un provvedimento nell’ambito della disciplina ecclesiastica (…). Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”. Proprio perché “i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso (…) di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede”. Nell’ultimo paragrafo del motu proprio viene illustrata la nuova configurazione della Commissione: “Il presidente della Commissione è il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede”, ad oggi il cardinale William Joseph Levada.
“La Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario e da Officiali. Sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario” nominato oggi nella persona di monsignor Guido Pozzo, “sottoporre i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonché sottometterne le risultanze alle superiori disposizioni del Sommo Pontefice”.
Fonte: Il velino