Il papa al G8: investire sull’uomo

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Al papa piace che il G8 si svolga all’Aquila. Dopo il terremoto molti hanno offerto aiuto, una mobilitazione che “potrebbe costituire un invito per i membri del G8 e per i Governi e i Popoli del mondo ad affrontare uniti le attuali sfide che pongono improrogabilmente l’umanità di fronte a scelte decisive per il destino stesso dell’uomo, intimamente connesso con quello del creato.” Lavoro per tutti, rispetto degli accordi di Doha , multilateralismo su pace, disarmo e salute e soprattutto valorizzare le risorse umane. Le indicazioni di Benedetto XVI ai paesi industrializzati sono la sintesi della sua Caritas in veritate.

Lo spiega lui stesso e rilancia il tema della “conversione” dello sviluppo globale, uno sviluppo “umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità.” Il papa è certo della attenzione del premier per le “riflessioni, che, sulle tematiche dell’imminente Vertice, hanno formulato la Santa Sede, la Chiesa Cattolica in Italia e il mondo cattolico in generale, nonché Rappresentanti di altre religioni”. A giugno i leader delle Conferenze episcopali dei paesi del G8 e i delle altre religioni, ricevuti anche da Napolitano, avevano chiesto che i paesi poveri non pagassero per una crisi creata da altri.

Il papa torna al 2000. Allora Giovanni Paolo II chiese per il Giubileo il condono del debito dei paesi poveri. Il rischio oggi è che i poveri aumentino. Per il papa è positivo aver chiamato ad alcune fasi del Summit anche altri paesi (saranno 39 alla fine intorno ad un tavolo). Una partecipazione allargata, scrive il papa “quanto mai opportuna, tenendo conto delle molteplici problematiche dell’attuale mondo altamente interconnesso e interdipendente.” Ratzinger chiede che “l’aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a valorizzare la risorsa umana, sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perché di essa è una delle principali vie di soluzione”. Chiede di investire sull’uomo, sulla educazione “condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l’esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi.” E di applicare “rettamente il principio della sussidiarietà” e tenendo conto “della capillare azione educatrice che svolgono la Chiesa cattolica e altre Confessioni religiose nelle regioni più povere e abbandonate del Globo.” Entrano in gioco l’etica e le esigenze della famiglia, con “posti di lavoro per tutti, che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di provvedere in maniera degna ai bisogni della famiglia” e di educare i figli “nell’essere protagonisti nelle comunità di cui sono parte.” Il papa rilancia Doha 2001, l’obiettivo di eliminare la povertà estrema, promuove una nuova “architettura finanziaria internazionale per assicurare il coordinamento efficace delle politiche nazionali, evitando la speculazione creditizia e garantendo un’ampia disponibilità internazionale di credito pubblico e privato al servizio della produzione e del lavoro, specialmente nei Paesi e nelle regioni più disagiati.” Serve una collaborazione per l’ambiente, il clima, la salute, il disarmo, la pace. Serve l’ascolto dei paesi africani e meno sviluppati. Servono modi efficaci “per collegare le decisioni dei vari raggruppamenti dei Paesi, compreso il G8, all’Assemblea delle Nazioni Unite, dove ogni Nazione, quale che sia il suo peso politico ed economico, può legittimamente esprimersi in una situazione di uguaglianza con le altre.” Una linea che il papa sviluppa anche nella sua enciclica con la richiesta di un coordinamento maggiore tra stati per evitare una finanza lontana dalla economia reale.

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