I volti di Pietro e Paolo visti dal papa e Michelangelo

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Una meditazione su Pietro e Paolo i cui volti immaginati e dipinti da Michelangelo , accolgono chi entra nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolica. Il papa l’ha offerta ai pochissimi che erano nel restaurato oratorio pontificio e a tutti gli altri nella attigua sala Regia collegato con maxischermi. Così, con la preghiera del vespro e l’adorazione eucaristica è tornato a vivere uno dei luoghi più frequentati dalla “famiglia pontificia”. I due volti degli Apostoli “giocano un ruolo centrale nel messaggio iconografico della Cappella.

Ma, al di là della collocazione, essi ci attirano subito “oltre” l’immagine: ci interrogano e ci inducono a riflettere,” Paolo con una volto anziano anche sala momento della caduta sulla via Damasco non lo era. Il papa spiega che “ il volto di Saulo-Paolo – che è poi quello dello stesso artista ormai vecchio, inquieto e in cerca della luce della verità – rappresenta l’essere umano bisognoso di una luce superiore. E’ la luce della grazia divina, indispensabile per acquistare una vista nuova.” Una luce che ha avvolto Saulo con una “grazia” e una “pace” che “egli annuncerà a tutte le sue comunità nei suoi viaggi apostolici, con una maturità di anziano non anagrafica, ma spirituale, donatagli dal Signore stesso.” E poi Pietro “raffigurato nel momento in cui la sua croce rovesciata viene issata ed egli si volta a fissare chi lo sta osservando.” Con una espressione che interroga. “Non è un’immagine di dolore, e la figura di Pietro comunica un sorprendente vigore fisico. Il viso, specialmente la fronte e gli occhi, sembrano esprimere lo stato d’animo dell’uomo di fronte alla morte e al male: c’è come uno smarrimento, uno sguardo acuto, proteso, quasi a cercare qualcosa o qualcuno, nell’ora finale.”

Il passaggio è alla sequela fino in fondo. Pietro “sperimenta tutta l’amarezza della croce, delle conseguenze del peccato che separa da Dio, tutta l’assurdità della violenza e della menzogna. Se in questa Cappella si viene a meditare, non si può sfuggire alla radicalità della domanda posta dalla croce: la croce di Cristo, Capo della Chiesa, e la croce di Due Pietro, suo Vicario sulla terra.” Due volti uno di fronte all’ altro “come se Pietro, nell’ora della prova suprema, cercasse quella luce che ha donato la vera fede a Paolo. Ecco allora che in questo senso le due icone possono diventare i due atti di un unico dramma: il dramma del Mistero pasquale: Croce e Risurrezione, morte e vita, peccato e grazia.” La Cappella è in effetti nata per la adorazione eucaristica, e il papa ha spiegato come “in Gesù Eucaristia possiamo contemplare la Al trasformazione della morte in vita, della violenza in amore.” Al termine ringraziamenti per chi ha svolto i lavori e in particolare per “i benemeriti mecenati cattolici, americani e non, ossia ai Patrons of the Arts, impegnati generosamente nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale in Vaticano.”

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