L’India alle urne e le proposte della Chiesa
Il 7 maggio si conclude la grande corsa elettorale indiana iniziata, due mesi fa, per eleggere il nuovo Parlamento, in un Paese in cui ci sono 680.000.000 cittadini indiani, il 56% della popolazione, che non hanno i mezzi per soddisfare le loro elementari esigenze di sostentamento quotidiano e di accesso ai servizi di base, secondo il rapporto pubblicato dall’istituto di consulenza ‘McKinsey Global Institute’ su commissione del governo indiano.
Il Rapporto ha considerato otto servizi di base: cibo, acqua, assistenza sanitaria, istruzione, servizi igienico-sanitari, alloggio, carburante e sicurezza sociale, Nel campo dell’accesso all’assistenza sanitaria, acqua potabile e servizi igienici, almeno il 40% della popolazione è sotto uno standard minimo della dignità umana. Utilizzando specifici parametri, il rapporto fissa una linea minima di reddito pro-capite, necessario a soddisfare i servizi di base, a 1.336 rupie al mese. Di fronte a questa povertà la Chiesa cattolica si è impegnata a ‘diventare una Chiesa dei poveri’, come ha scritto la Commissione ‘Giustizia e pace’ dei Vescovi indiani, proponendo di migliorare i propri servizi di istruzione, rendendo le scuole e gli altri istituti educativi più vicini ai poveri.
Inoltre la Chiesa indiana ha specificato che i partiti e i leader politici devono rispettare i valori nazionali della laicità, del pluralismo, dell’armonia fra le comunità, a lottare per la giustizia sociale e l’uguaglianza dei gruppi emarginati, soprattutto delle minoranze religiose, garantendo i diritti umani fondamentali come il diritto al cibo, alla casa, alla salute, all’istruzione e al lavoro.
In particolare i vescovi hanno chiesto alla politica di riservare pari diritti ai cristiani dalit, cancellando il comma 3 dell’Ordinanza Costituzionale del 1950, definito ‘incostituzionale e discriminatorio’ e di continuare a sovvenzionare le istituzioni educative gestite dalle Chiese, che forniscono un eccellente servizio alla società. Altre due importanti richieste riguardano il ‘Prevention of Communal Violence Act’ e il ‘Prevention of Minorities Atrocities Act’, due disegni di legge che ancora attendono di essere esaminati e promulgati, che servirebbero a frenare la violenza nella società.
Nel documento la Chiesa cattolica “si augura vivamente che le elezioni generali diano al Paese leader che comprendano le ansie della gente e rispondano e alle loro esigenze… L’esperienza di Dio porta a una conversione interiore resa visibile nella semplicità della nostra vita, nell’atteggiamento di amore, compassione e perdono, sull’esempio di Papa Francesco”. L’arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza Episcopale Indiana, card. Oswald Gracias, ha scritto una lettera pastorale in cui si dice che il momento elettorale “è un momento importante per noi, dato che la direzione futura della nazione, il suo progresso e la maggior parte della nostra vita quotidiana dipendono soprattutto dai leader che eleggiamo nel nostro Parlamento…
Anzitutto, desideriamo far capire a tutti che la Chiesa cattolica non si identifica con alcun partito politico. Tuttavia abbiamo una responsabilità come vescovi di esortare ogni cittadino idoneo a esercitare il proprio diritto di voto e di farlo con prudenza, attenzione e giudizio. Tutti i nostri parroci sono invitati a ricordare alla loro gente i propri doveri. Dobbiamo essere convinti che ciascun voto conta. Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli e al nostro Paese di non lasciar andare questa opportunità e di essere partecipi del miglioramento della storia, della cultura e del destino della nostra nazione.
La nostra società sta subendo una profonda trasformazione. La scienza e la tecnologia hanno introdotto cambiamenti radicali nelle vite del nostro popolo. L’ultimo decennio ha testimoniato uno sviluppo straordinario nel campo delle comunicazioni, delle infrastrutture, dei beni pubblici ecc. La globalizzazione ha avuto un impatto su ogni aspetto delle nostre vite, colpendo persino le più remote zone rurali. Allo stesso tempo, ci sono diversi motivi di preoccupazione. Il grande divario tra ricchi e poveri sembra si stia allargando.
Molti lavoratori non qualificati stentano a sopravvivere con quello che guadagnano. La tendenza alla privatizzazione sta iniziando a smantellare le attuali istituzioni pubbliche nei settori educativo, sanitario e sociale. L’etica sta perdendo la sua supremazia di principio guida per la società. Dio è stato spinto lentamente ai margini…
Abbiamo bisogno di leader disposti a: migliorare l’aspetto laico della nostra nazione, promuovere l’armonia tra le comunità e uno spirito di dialogo interreligioso e comprensione; prendersi cura delle minoranze e delle fasce più deboli della società, proteggendo i loro diritti e lavorando per il loro sviluppo; salvaguardare i diritti dei tribali su terra, acqua e foreste; garantire ai dalit cristiani uguali diritti, pari a quelli concessi agli altri ‘fuoricasta’;
lavorare per un’economia che cerca di aiutare i poveri e chi non ha privilegi, proteggendo la loro dignità e consentendo loro di trovare il giusto posto nella costruzione del Paese; migliorare le condizioni climatiche della nostra nazione, assicurando un ambiente sicuro per tutti, in particolare donne e bambini. Queste sono questioni di interesse nazionale. Anche le altre necessità, più locali e particolari, dovranno essere valutate allo stesso modo”.