Il papa ai sacerdoti: siate testimoni di ” un nuovo stile di vita”

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Sulla traccia della vita del santo Curato d’Ars Benedetto XVI indica vizi e virtù dei sacerdoti di oggi. Domani sera a San Pietro saranno in molti a recitare il vespro con il papa per aprire l’ anno dedicato ai preti di tutto il mondo. Un modo per fermarsi e riflettere, per ricordare la “fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione” o anche “ i tanti sacerdoti offesi nella loro dignità, impediti nella loro missione, a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza del sangue”. Ma anche per deplorare le situazioni “in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti.”

Premessa fatta ed ecco l’esame della vita del sacerdote a partire dall’“abitare” nella parrocchia che gli è affidata proprio come il Curato d’ Ars. “Visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie; organizzava missioni popolari e feste patronali; raccoglieva ed amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie; abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri; si occupava delle orfanelle della “Providence” (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici; si interessava dell’istruzione dei bambini; fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui.” Altro punto fondamentale la collaborazione con i laici. Riconoscerne le dignità, la competenza le aspirazioni ed essere aperti ai Movimenti e Comunità alla scuola dello Spirito Santo. Tasto dolente per la devozione eucaristica. Il papa ne aveva già parlato nelle messa del Corpus Domini: c’è il rischio di una secolarizzazione strisciante . E mai rassegnarsi al confessionale vuoto “né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento.” Per far percepire l’ amore di Cristo i sacerdoti, sempre alla scuola di San Giovanni Maria Vianney, hanno anche l’ arma della mortificazione personale e del sacrificio.

Insomma il papa chiede un “nuovo stile di vita” , una forte testimonianza evangelica dei sacerdoti. Ascetismo e povertà e una castità. “Si può dire, scrive il papa parlando del Curato d’ Ars, che la sua era la castità conveniente a chi deve toccare abitualmente l’Eucaristia e abitualmente la guarda con tutto il trasporto del cuore e con lo stesso trasporto la dona ai suoi fedeli. Dicevano di lui che “la castità brillava nel suo sguardo”, e i fedeli se ne accorgevano quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato”. Obbedienza che è passione per le anime e per la vita comunitaria che accompagna il compito del sacerdote “nella comunione dei presbiteri con il loro Vescovo”. Una comunione, spiega il papa “basata sul sacramento dell’Ordine e manifestata nella concelebrazione eucaristica, si traduca nelle diverse forme concrete di una fraternità sacerdotale effettiva ed affettiva. Solo così i sacerdoti sapranno vivere in pienezza il dono del celibato e saranno capaci di far fiorire comunità cristiane nelle quali si ripetano i prodigi della prima predicazione del Vangelo.”

Tutto è affidato nelle mani di Maria. Quando Giovanni Maria Vianney moriva entrano nel vivo le apparizioni a Lourdes. “In realtà- scriveva Giovanni XXIII e ricorda Benedetto XVI- la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle.”

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