Il papa: evitare l’assenza di Cristo

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“Non si deve desiderare altro se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di lui”. Nella udienza di oggi il papa ha presentato il teologo irlandese Giovanni Scoto Eriugena, vissuto nel IX secolo, le cui “stimolanti riflessioni” suggeriscono – ha detto il Papa – “interessanti approfondimenti” anche ai nostri giorni. “Il più grande tormento di una creatura razionale sono la privazione e l’assenza di Lui”, ha proseguito Benedetto XVI.

“Questo cammino impervio ed entusiasmante, fatto di continue conquiste e relativizzazioni del sapere umano – le parole del Papa – porta la creatura intelligente fin sulla soglia del mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità, di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito”. “Il riconoscimento adorante e silenzioso del mistero, che sfocia nella comunione unificante – ha concluso Benedetto XVI – si rivela come l’unica strada di una relazione con la verità che sia insieme la più intima possibile e la più scrupolosamente rispettosa dell’alterità”.

Il dovere di discernere in modo appropriato su ciò che viene presentato come ‘auctoritas vera’”. Per cui “l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può contraddire una vera autorità”. “L’una e l’altra provengono” – sosteneva il pensatore irlandese – “dalla stessa fonte, che è la sapienza divina”. Ed è questa “ancora oggi la strada giusta, ha osservato Benedetto XVI, per una corretta lettura della Sacra Scrittura”. “Si tratta infatti di scoprire il senso nascosto nel testo sacro e questo suppone un particolare esercizio interiore grazie al quale la ragione si apre il cammino sicuro verso la verità. Tale esercizio consiste nel coltivare una costante disponibilità alla conversione”.

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