Centro Astalli: in Italia è sempre emergenza profughi

Il sistema di accoglienza dell’Italia nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo è incapace di offrire risposte che vadano oltre gli interventi d’emergenza. Ciò che sembra mancare è la capacità di programmazione, nonostante il flusso degli arrivi sia ormai costante e prevedibile.
A rendersene conto per primi sono proprio coloro che fuggono dai rispettivi Paesi per fuggire a guerre o persecuzioni e, consapevoli della difficoltà del contesto italiano, cercano altre destinazioni. Lo conferma il Rapporto annuale 2014 del Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs), presentato a Roma.
Negli ultimi 10 anni il trend delle richieste d’asilo si è ormai attestato su un ordine di grandezza costante e soprattutto prevedibile. Quello che continua a fare difetto è la programmazione: l’ampliamento del sistema nazionale di accoglienza ha rappresentato un miglioramento, ma per parlare di un sistema realmente commisurato ai bisogni bisognerebbe tarare il numero dei posti sul numero delle persone arrivate.
Le misure di integrazione continuano ad essere il punto più dolente in uno scenario pieno di criticità. Nel 2013 il numero delle domande d’asilo sono state solo 27.830 a fronte dello sbarco sulle coste italiane di ben 42.925 persone. Solo 695 i richiedenti siriani in Italia contro i 16.317 che hanno fatto domanda in Svezia e gli 11.851 in Germania. Le nazionalità più rappresentate sono sostanzialmente in linea con i principali Paesi di origine dei richiedenti asilo in Italia: Mali, Costa d’Avorio, Afghanistan, Senegal, Pakistan, Eritrea, Nigeria, Guinea.
In netto aumento gli utenti del Centro Astalli in Sicilia, regione particolarmente sollecitata dagli sbarchi di migranti forzati, e in particolare a Palermo, dove si è registrato un aumento di quasi il 20% rispetto al 2012. Allarmante il dato secondo cui almeno 2.500 rifugiati vivono a margine della società, in condizioni di assoluto degrado. Nel 2013 il Centro Astalli, anche attraverso progetti di accompagnamento specifici che prevedevano l’erogazione di contributi economici, ha cercato di sostenere concretamente il difficile percorso verso l’autonomia di alcuni titolari di protezione internazionale.
Ancora più complicata, ha spiegato Berardino Guarino, direttore dei progetti del Centro, “la situazione di chi ha una famiglia a carico o intraprende una procedura di ricongiungimento familiare perché il contesto è sempre più difficile e aumentano le difficoltà nel trovare un lavoro e un appartamento in affitto”: le persone in situazioni di particolare fragilità: vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali, seguite nel corso dell’anno dal Centro Astalli attraverso l’azione coordinata del servizio medico e dello sportello legale sono state complessivamente 713.
Le famiglie rifugiate richiedono un’attenzione particolare e una progettualità complessa, che tenga conto di una varietà di fattori, riferisce ancora il rapporto del Centro Astalli. La povertà più preoccupante, ha evidenziato il documento, ‘è quella culturale’; per questo occorre contrastare pregiudizi, valutazioni superficiali, allarmismi ingiustificati, e promuovere un’informazione corretta e una riscoperta di valori fondamentali come la solidarietà e l’ospitalità.
A tale fine il Centro Astalli nel 2013 ha dato nuovo impulso alle attività di informazione, sensibilizzazione e comunicazione. Oltre 18.700 studenti sono stati coinvolti nei progetti didattici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso promossi dal Centro Astalli in 13 città italiane.
Comunque il dato che desta maggiore preoccupazione è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: quasi la metà delle vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada (15%), in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti (34%). Spesso il disagio di queste persone emerge anche nei centri di accoglienza: a La Casa di Giorgia un alto numero di ospiti è risultato affetto da problemi psichici anche gravi, conseguenze dei traumi e delle violenze subite, che necessitano di cure e assistenza specializzata.
Il direttore del Centro Astalli, padre Giovanni La Manna, si è detto preoccupato della situazione: “L’accoglienza dei rifugiati è una sfida importante per l’Europa: lo scorso giugno si è concluso il processo legislativo che ha istituito il Sistema Comune d’Asilo. Ma a questo adempimento formale non sembra corrispondere una sincera adesione ai valori che dovrebbero ispirare l’Unione Europea: tutela della dignità umana, libertà, uguaglianza e solidarietà.
Sono troppe le contraddizioni di cui siamo testimoni, non solo in Italia: il mancato rispetto del diritto d’asilo in Grecia e in Bulgaria, segnalato dalle Nazioni Unite; la politica dei respingimenti in Libia ancora praticata da Malta; la detenzione di richiedenti asilo in molti Stati membri. Non basta riconoscere il diritto d’asilo, se poi si praticano politiche di chiusura e di contrasto che di fatto impediscono a uomini e donne in fuga dalla guerra di avvalersi di questo diritto…
La risposta che il nostro Paese ha dato in materia di asilo è stata finora deludente. Il sistema di accoglienza è rimasto improntato a una logica emergenziale. Guardiamo con attenzione all’ampliamento dello SPRAR, sperando che sia un’occasione per iniziare a ragionare in un’ottica diversa.
Ma sarebbe necessario e urgente rivedere tutta la politica in materia di migrazioni, con un’attenzione particolare ai profughi e ai rifugiati. Le difficoltà e i ritardi del processo di riforma della legge sulla cittadinanza, richiesta da centinaia di migliaia di italiani, è un segno della fatica del Paese davanti a temi così strategici per il futuro di tutti”.