Conferenza Infanzia: 1.900 minori in attesa di adozione

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A fine marzo a Bari si è svolta la Conferenza sull’Infanzia in cui le associazioni hanno chiesto chiarezza sul dato dei minori con decreto di idoneità accolti o affidati per capire quali bisogni ci sono dietro i numeri, perché su 29.300 ‘fuori famiglia’ sono 1.900 bambini e ragazzi accolti, che hanno un decreto di adottabilità. Inoltre un quinto è straniero; 589 hanno meno di 2 anni, altri 345 meno di 5 anni.

Le associazioni chiedono di fare chiarezza su questo dato, come ha sottolineato Marco Giordano, rappresentante del Tavolo nazionale: “Occorre capire chi c’è dietro quei numeri, ma non in termini statistici. Va capito caso per caso chi sono questi ragazzi: lo stato giuridico, l’età, dove si trovano, il grado di disabilità, che cosa blocca l’adozione. Solo così si possono capire quale sono i bisogni”. Le associazioni hanno ipotizzato che tra questi casi ci possano essere affidi che perdurano da anni, in cui esiste una persona di riferimento affettivo per il minore o casi di adozioni difficili in cui il minore rimane, malgrado il decreto, per un tempo lungo in comunità.

E ci sono le adozioni di bambini disabili, come ha sottolineato Frida Tonizzo dell’Anfaa, sempre faticosi da portare a conclusione. Si tratta in parte di bambini che hanno alle spalle un’adozione fallita (825 minorenni stimati) e quasi l’1% (235 casi stimati) proviene da una famiglia adottiva e ha un nuovo decreto di adottabilità. Sono le regioni del centro sud ad avere un presenza più alta di questi casi.

Inoltre, il 17% dei decreti di adottabilità riguarda bambini disabili. Quasi il 60% di questi bambini è accolto in una struttura residenziale e il restante 41% è in affidamento familiare. La ‘fuga’ delle famiglie adottive, stando ai dati anticipati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali nell’estratto del rapporto che sarà pubblicato a breve, sembra intensificarsi in Lombardia, da sempre la regione dove si fanno più adozioni.

Rispetto infatti a un calo nazionale del 7,2%, nel 2013 la Lombardia, ‘perdendo’ 50 coppie adottive rispetto al 2012, ha registrato una flessione del 10,8%; rispetto al 2010, anno “d’oro” per le adozioni, si parla addirittura di un vero e proprio ‘crollo’, pari al -33,3%, seguita dall’Emilia-Romagna (-13,3% di coppie in meno rispetto al 2012), il Piemonte (-12,3%), la Puglia e la Sicilia (entrambe -12,9%). Tracollo del Lazio, che in due anni ha perso quasi una coppia su cinque (-18% rispetto al 2012), e quasi una su tre negli ultimi quattro (-28,3% rispetto al 2010). Mentre le coppie del Veneto hanno retto all’urto della crisi (-3,8%), quelle napoletane invece sembra che la crisi non sappiano nemmeno cosa sia: in piena controtendenza, passando dalle 164 del 2012 alle 188 del 2013, sono infatti aumentate del 14,6%. Invariata invece la situazione in Toscana: 241 erano le coppie adottive nel 2012, 241 sono rimaste anche nel 2013.

In totale gli italiani hanno adottato 2.825 bambini, il 9,1% in meno dell’anno prima; ma la flessione rallenta soprattutto rispetto al -22,8% del 2012. Anche nelle adozioni internazionali si è registrata una flessione del 9,1%: nel 2013 sono entrati in Italia oltre 2.800 i bambini, adottati da 2.291 coppie. Scende l’età media dei bambini adottati: dai 5,9 anni del 2012 ai 5,5 anni del 2013. Colombia, Brasile e Ucraina sono i paesi dove le adozioni hanno subito la maggiore frenata. Federazione Russa, Etiopia, Polonia e Colombia sono i maggiori paesi di provenienza, che da soli assorbono oltre la metà delle adozioni.

In apertura il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, aveva affermato: “C’è chi parla giustamente di un’emergenza educativa che investe la nostra società. Per una crescita sociale ed economica dell’Italia, la risposta ai bisogni materiali dei minori non può essere slegata dalla capacità degli adulti di trasmettere un senso della vita, di favorire un’esperienza quotidiana di impegno e responsabilità in una dimensione di bene comune…

La crisi globale ha peggiorato la situazione economica di molte famiglie e ha esposto un maggior numero di bambini al rischio di povertà, una povertà che aumenta in presenza di figli minori e con l’aumentare del numero di figli. In Italia, nel 2012, l’incidenza di povertà relativa tra le famiglie con almeno un figlio minorenne era pari al 18,3% a fronte del 12,7% nel complesso delle famiglie residenti. Analogamente, nello stesso 2012, l’incidenza di povertà assoluta tra le famiglie con almeno un figlio minorenne era pari all’8,9%, a fronte del 6,8% nel complesso delle famiglie residenti”.

Però il Forum delle Famiglie, non invitato a tale conferenza, ha chiesto che sia completata la banca dati dei minori adottabili con il suo fondamentale ampliamento anche a servizio dell’istituto dell’affido che comprenda i dati relativi ai minori allontanati dalle famiglie e delle famiglie idonee, all’affido:

“Occorre assicurare che la realizzazione degli affidamenti familiari si basi su adeguate valutazioni diagnostiche e prognostiche della situazione familiare e personale dei minori, si sviluppi secondo un progetto individuale condiviso dai vari attori, si accompagni ad un costante monitoraggio dell’andamento del percorso per evitare collocamenti in affido che si protraggano per un termine indefinito.

Si reputa quindi opportuna l’individuazione di termini certi soprattutto per le proroghe dell’istituto, che è e deve rimanere, orientato al mantenimento dei rapporti del minore con la famiglia di origine e il ripristino delle condizioni per una positiva ricomposizione del nucleo familiare”.

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