L’incontro personale con Cristo nella Chiesa, nel Gesù di Ratzinger
Fede, ragionevolezza, libertà. Ruota intorno a questi tre concetti l’ermeneutica fondamentale del Gesù di Nazaret di Benedetto XVI, secondo il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nonché curatore dell’Opera omnia di Ratzinger pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana, cardinale Gerhard Ludwig Müller. Che in un amplissimo intervento dal titolo “L’incontro personale con Cristo nella Chiesa. Gesù di Nazaret nella trilogia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI” – tenuto nel pomeriggio del 20 marzo presso l’Aula Magna dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Roberto Bellarmino” di Capua, innanzi a oltre 250 persone – ha presentato il sesto volume, tomo 1, dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger: Gesù di Nazaret. La figura e il messaggio, che riunisce la trilogia dedicata dal Papa emerito Benedetto XVI a Gesù.
L’opera. “La persona di Gesù – nota Müller – è colta nella prospettiva di fede, secondo una profonda ragionevolezza, che si rivolge umilmente alla libertà di chi legge”. Una “straordinaria opera di circa novecento pagine” spiega il cardinale mostrando il volume, che “ci offre l’opportunità di riflettere ad ampio raggio sull’incontro con Cristo nella Chiesa”. A chi è rivolta? Non solo agli studiosi, ma anche ai lettori comuni, sia credenti che non credenti, in quanto l’autore “afferma di essere «guidato dall’ermeneutica della fede, ma al contempo tenendo conto responsabilmente della ragione storica, necessariamente contenuta in questa stessa fede»”. Ratzinger adotta uno stile che “si avvicina a quello dei Padri della Chiesa – spiega Müller –, che amavano collegare alcuni riferimenti dell’Antico Testamento alle scene evangeliche, per mostrare la novità di Gesù, in una sorta di continuità con l’antica alleanza”.
Fede e storia. Ma v’è un conflitto che va sanato, la separazione “tra il Gesù storico e il Cristo della fede”, tra “il mondo della coscienza dello spirito” e il “campo della materia, della natura, della storia e della società”. “Pur ammettendo un nucleo storico dell’evento di Gesù – così Müller sintetizza alcune teorie influenzate da empirismo e positivismo –, si rendeva necessaria una purificazione del suo rivestimento soprannaturalistico e mitologico”, il cui risultato “altro non era stato che il prodotto della proiezione su Gesù delle immagini ideali degli autori e del loro tempo”.
Oggi la nuova impostazione della cristologia dogmatica avverte piuttosto “l’esigenza irrinunciabile di ricomporre prospettiva ‘dall’alto’ e prospettiva ‘dal basso’, evitando di accettare come punto di partenza l’alternativa tra Gesù storico e Cristo della fede”. V’è secondo il cardinale un “inscindibile nesso tra storia e trascendenza, costitutivo dell’evento di Cristo, attestato dai Vangeli”, che permette di sottrarsi ai due estremi: da una parte “una concezione oggettivistica della rivelazione”, dall’altra “un soggettivismo trascendentalistico”. “Solo una riflessione storica trascendentale rende ragione del superamento dell’opposizione tra soggetto ed oggetto, tra storia e dogma, tra Gesù della storia e Cristo della fede”.
È sullo sfondo di questa ermeneutica cristologica fondamentale, tra storicità e trascendenza, che prende forma lo studio storico-teologico di J. Ratzinger-Benedetto XVI, che con il tratto peculiare della testimonianza credente si propone “di illustrare il cammino messianico di Gesù in mezzo al suo popolo, fino al suo esito pasquale, cui si aggiungono i racconti della infanzia”. È nell’unità del soggetto di Cristo che si spiega la pluralità delle testimonianze evangeliche, e “attraverso questa feconda tensione tra unità e pluralità si dischiude l’accesso alla continuità sostanziale tra il Gesù storico dei Vangeli e quello predicato dalla Chiesa”, che da Pietro ai suoi successori rende ragione della presenza attuale di Gesù nella vita ecclesiale. Così anche Benedetto XVI offre la propria testimonianza di un incontro, con il linguaggio di oggi, mediato dalla sua esperienza ecclesiale.
I contenuti. “Potremmo dire – considera Müller – che in quest’opera, l’autore espone in forma narrativa e meditativa il contenuto della sua prospettiva cristologica fondamentale, presentata in modo sistematico nel volume Introduzione al cristianesimo (1968)”.
Nel primo volume, “Benedetto XVI mette in risalto la singolare immediatezza del rapporto di Gesù con Dio, al quale si riferisce in quanto ‘Figlio’ ”: “La viva umanità di Gesù è sempre riferita ed orientata al Padre, come alla sua origine e al suo destino”. Ratzinger “parte da un testo o da un episodio, ne ricostruisce la base anticotestamentaria, illumina il senso della scena o dell’insegnamento in rapporto ad altri passi evangelici, attinge a qualche interpretazione patristica, per concludere mostrando il significato che questo avvenimento può acquisire per il nostro presente”. Gesù, infatti, scrive Benedetto XVI nel primo volume, «ci sta davanti non come un ribelle né come un liberale, ma come l’interprete profetico della Torah, che Egli non abolisce, ma porta a compimento».
Fino all’estremo del dono di sé, in cui “Gesù crocifisso è il mediatore escatologico del regno di Dio”: «Non potendo l’uomo offrire nulla a Dio, per la propria colpa, è Dio stesso che si fa carico di offrirsi a lui e per lui» precisa Ratzinger. È qui che si esplica “l’agire di Dio nel mondo, che non tocca solo la sfera spirituale, ma anche quella materiale”. La risurrezione, asserisce il Papa emerito nel secondo volume, «è un evento dentro la storia che, tuttavia, infrange l’ambito della storia e va al di là di essa». Con essa «è avvenuto un salto ontologico che tocca l’essere come tale […] essa infrange la storia e inaugura una nuova dimensione che noi comunemente chiamiamo la dimensione escatologica. […] la risurrezione di Gesù va al di là della storia, ma ha lasciato una sua impronta nella storia». Se infatti «Dio non ha anche potere sulla materia, allora Egli non è Dio».
Libertà. Il messaggio dei Vangeli perviene così all’essenza del rapporto tra l’azione di Dio e la risposta umana: solo la libera accettazione da parte dell’uomo permette l’incontro con Gesù nella vita della Chiesa. “Tale opera vale dunque a mostrare – conclude il cardinale Müller – che il Verbo di Dio veduto, udito, toccato e contemplato dai discepoli, la cui memoria viva è trasmessa dalla Chiesa, è la misura per tutti coloro che nutrono speranza che Dio possa incontrarli nella storia, nella loro storia”.
Conclusioni. I lavori, organizzati da don Francesco Duonnolo e introdotti dal prof. Antonio Tubiello, segretario e direttore dell’Istituto, moderati da don Giuseppe Merola, dell’ufficio editoriale della Libreria Editrice Vaticana, sono stati conclusi da monsignor Salvatore Visco, arcivescovo di Capua. “Siamo lieti, come Chiesa di Capua – ha sostenuto il prelato –, di aver potuto accogliere questo evento che supera il confine dell’avvenimento letterario per diventare anche una manifestazione di particolare riconoscimento e affetto per il Papa emerito”. “Ricordo ancora – ha rilevato monsignor Visco col pensiero alla visita ad limina che svolse nel gennaio 2013 –, la premura, la delicatezza e l’attenzione di Sua Santità per ciascuno di noi mentre ci ascoltava con pazienza e ci dedicava, senza risparmio, parole di sostegno e di conforto che rivelavano una profonda conoscenza della realtà delle nostre diocesi”. Pregando infine il cardinale Müller “di trasmettere a Sua Santità Benedetto XVI il nostro filiale affetto, la nostra affettuosa vicinanza e i sentimenti di riconoscenza per quanto ha fatto e ancora farà per la crescita del Regno di Dio”.