Il papa a Gerusalemme condanna l’ antisemitismo e chiede libero accesso ai luoghi santi

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Affronta subito i temi caldi il papa nel primo discorso in terra israeliana. All’ eroporto di Tel Aviv accolto dal presidente Peres, che incontra nel pomeriggio, e dal primo ministro Netanyahu, Benedetto XV stigmatizza al “ripungnate testa ” dell’ antisemitismo che si risolleva, in moltre parti del mondo. Chiede anche che si posa accedere ai lughi santi senza restrizioni , chiede una patria per i popoli palestinesi e chiede confini internazionali sicuri. ” la Santa Sede e lo Stato di Israele condividono molti valori, dice il papa, primo fra tutti l’impegno di riservare alla religione il suo legittimo posto nella vita della società.”

Per il papa è chiaro che “quando la dimensione religiosa della persona umana viene negata o posta ai margini, viene messo in pericolo il fondamento stesso di una corretta comprensione dei diritti umani inalienabili.” Da qui la tragedia della Shoah,”Ogni sforzo deve essere fatto per combattere l’antisemitismo dovunque si trovi, e per promuovere il rispetto e la stima verso gli appartenenti ad ogni popolo, razza, lingua e nazione in tutto il mondo.” E proprio per una più forte presenza di Dio nella società è fondamantale per il papa “che tutti i pellegrini ai luoghi santi abbiano la possibilità di accedervi liberamente e senza restrizioni, di prendere parte a cerimonie religiose e di promuovere il degno mantenimento degli edifici di culto posti nei sacri spazi.”

La pace, che in questa città che ne porta il nome sembra lontanissima da millenni, “ha tragicamente eluso gli abitanti di questa terra santa. Gli occhi del mondo sono sui popoli di questa regione, mentre essi lottano per giungere ad una soluzione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. Le speranze di innumerevoli uomini, donne e bambini per un futuro più sicuro e più stabile dipendono dall’esito dei negoziati di pace fra Israeliani e Palestinesi. In unione con tutti gli uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di responsabilità ad esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta alle enormi difficoltà, così che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti. A tale riguardo, spero e prego che si possa presto creare un clima di maggiore fiducia, che renda capaci le parti di compiere progressi reali lungo la strada verso la pace e la stabilità.”

E il saluto alle comunità cristiane è in invito :”attraverso la vostra fedele testimonianza a Colui che predicò il perdono e la riconciliazione, attraverso il vostro impegno a difendere la sacralità di ogni vita umana, potrete recare un particolare contributo perché terminino le ostilità che per tanto tempo hanno afflitto questa terra. Prego che la vostra continua presenza in Israele e nei Territori Palestinesi porti molto frutto nel promuovere la pace e il rispetto reciproco fra tutte le genti che vivono nelle terre della Bibbia.” All’ arrivo, oltre gli inni nazionali, sono stati eseguiri anche alcuni canti cha parlano propio di Gerusalemm, città d’ oro, luogo santo per tanti. Il predidente Peres nel suao saluto in ebraico, latino ed inglese , ha confermato il suo apprezzamento per la missione religiosa del papa, missione di pace. Una missione di tolleranza contro ogni fanatismo. Parla anche dei negoziati, della pace che forse arriverà con i palestinesi, afferma che Israele salvaguardia l’ accesso ai luoghi santi. Il papa poi si è spostato a Gerusalemme accolto dal sindaco che gli ha consegnato una storica mappa della città, e da un coro di bambini. Nel pomeriggio si recherà nel palazzo presidenziale per un incontro privato con il presidente Peres.

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