I simboli di Frida Kahlo
Fino al 31 agosto 2014, 160 opere tra dipinti e disegni della pittrice messicana Frida Kahlo (1907-1954) sono in mostra alle Scuderie del Quirinale a cura di Helga Prignitz-Poda. La mostra è bella e rappresentativa, ricca di materiali, foto, filmati e documenti, anche se non vi sono le opere più trasgressive e conturbanti della Kahlo. In mostra si vedono, invece, dipinti di Diego Rivera (come il Ritratto di Natasha Gelman del 1943 e un ritratto della Kahlo del 1930), accanto ai quadri di artisti messicani attivi in quel periodo quali: José Clemente Orozco, José David Alfaro Siqueiros, Maria Izquierdo.
Il nome e le icone della pittrice messicana, dalla biografia intensa e drammatica, sono diventati molto popolari in Europa e negli States dopo la circolazione del film Frida, diretto nel 2002 da Julie Taymor, incentrato sulla sofferta vita privata della pittrice, interpretata da Salma Hayek. La pellicola era l’adattamento cinematografico del libro Frida: A Biography di Hayden Herrera.
La sua vita – pesantemente condizionata da un gravissimo incidente occorsole a 17 anni – incrociò quella del pittore e politico messicano Diego Rivera (dal 1929 al 1939 e, di nuovo dal 1940, marito della Kahlo), del poeta surrealista francese André Breton, della fotografa Tina Modotti e, infine, dell’esule russo Lev Trotskij che in Messico aveva cercato l’estremo rifugio dall’inseguimento del KGB. Ma i pur decisivi elementi biografici non devono fare velo ai contenuti artistici per i quali Frida è divenuta una delle pittrici più rappresentative del ‘900. Ampia materia di riflessione è stata fornita, al proposito, dal suo complesso linguaggio pittorico e dal minuzioso Diario che scrisse per tutta la vita. Tre importanti esposizioni le furono dedicate nel 1938 a New York, l’anno successivo a Parigi e nel 1953 a Città del Messico.
La sua pittura ha dato lo spunto per una analisi della rappresentazione del femminile nell’arte del ‘900, ma anche per la definizione di un’arte che si avvicini, in modo non banale, a tematiche ambientaliste. Non fu per nulla una quieta pittrice naif, ma piuttosto la rappresentatrice di un simbolismo irregolare e a volte violento, contaminato da suggestioni moderniste. Nei suoi quadri – dal cromatismo acceso e dal disegno intrinsecamente surrealista – reinterpretò il passato indigeno e le tradizioni della cultura popolare messicana, ma lo fece adottando i linguaggi innovativi delle avanguardie storiche europee (surrealismo, cubismo). Gran parte delle sue opere è costituita da autoritratti in cui si ritrae in contesti patologici, attorniata da simboli intricati e ossessivi, ma sono interessanti anche le nature morte, gli strani paesaggi e gli abbozzi relativi ai suoi soggiorni negli Stati Uniti.
Nella foto: Frida Kahlo, L’amoroso abbraccio dell’Universo. La Terra, io, Diego e il signor Xolotl (1949).