Libera: la corruzione costa ai cittadini circa 120 miliardi l’anno
Papa Bergoglio incontra i familiari delle vittime delle mafie venerdì 21 marzo, nella parrocchia romana di San Gregorio VII, durante una veglia di preghiera organizzata dall’associazione Libera, fondata da don Ciotti, in occasione della XIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, in programma il giorno successivo a Latina.
Ci saranno circa 700 parenti di persone uccise dalle organizzazioni mafiose. La decisione di papa Francesco di accettare l’invito di don Ciotti a partecipare alla Giornata per le vittime ha un valore simbolico che, dopo la beatificazione di don Puglisi, proclamato martire lo scorso 25 maggio, sebbene la decisione sia stata di papa Benedetto XVI nel giugno 2012, prosegue nella direzione delineata da papa Giovanni Paolo II, quando a maggio 1993 nella Valle dei Templi di Agrigento si rivolse con un anatema ai mafiosi per un cambiamento di vita.
Don Luigi Ciotti ha commentato positivamente l’evento: “Per i familiari delle vittime innocenti delle mafie l’incontro con Papa Francesco è un dono. Un dono tanto più grande perché precede, anzi apre, la Giornata della memoria e dell’impegno. Il 21 marzo è per loro, e sarebbe bello lo diventasse, istituzionalmente, per tutti gli italiani, il giorno in cui i loro cari, in tante città d’Italia, vengono chiamati per nome, uno a uno, in un appello rivolto alle coscienze di tutti. Quei nomi vengono pronunciati ma sono quei nomi, in realtà, a chiamarci.
La disponibilità del Papa ad accompagnare i famigliari a questo momento carico di dolore ma anche di speranza, è segno di un’attenzione e di una sensibilità che loro hanno colto sin dal primo momento. Attenzione verso tutta l’umanità fragile, ferita. Ma attenzione, anche, per lo specifico tema delle mafie, della corruzione, delle tante forme d’ingiustizia che negano la dignità umana. Voce di una Chiesa che salda il Cielo e la Terra, e che della denuncia fa annuncio di Salvezza. Molte di quelle vittime erano ‘giusti’.
Persone che non hanno esitato a mettere la propria vita al servizio di quella degli altri, anche a costo di perderla. E’ questa giustizia delle coscienze, prima che delle leggi, il dono che ci hanno lasciato. Condividerlo è nostro compito quotidiano. Condividerlo con Papa Francesco è la più grande delle gioie”.
Nel frattempo anche il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva sulla confisca dei beni ottenuti mediante attività criminali, che introduce uno degli strumenti più efficaci di repressione della criminalità organizzata. Infatti la corruzione costa ai cittadini europei circa 120 miliardi di euro all’anno ed è presente, a diversi livelli e con diversi gradi di diffusione, in tutti gli Stati membri, come ha sottolineato la prima relazione dell’Unione Europea sulla lotta alla corruzione: per quanto riguarda l’Italia riconosce il passo avanti fatto con la legge per arginare il fenomeno, approvata nel novembre 2012, ma suggerisce al nostro paese di potenziare il regime di integrità per le cariche pubbliche elettive introducendo codici etici e strumenti di rendicontazione del loro operato.
Inoltre un recente Eurobarometro indica che la corruzione è considerata un fenomeno dilagante per il 97% degli italiani e per il 76% degli europei; infine in Italia, ben l’88% pensa che la corruzione e le raccomandazioni siano il modo più facile per accedere a certi servizi pubblici (della stessa opinione si dicono quasi due cittadini UE su tre). Il 56% degli europei ritiene che la corruzione sia aumentata negli ultimi tre anni.
Dalla relazione emerge che la natura e il livello di corruzione e l’efficacia delle misure adottate per contrastarla variano da uno Stato membro all’altro e che la corruzione merita maggiore attenzione in tutti gli Stati membri. Per tornare agli italiani, solo il 22% pensa che gli sforzi per combattere la corruzione fatti dai governi Monti e Letta siano efficaci; il 49% di quelli che hanno un’impresa ritiene il nepotismo e le raccomandazioni un problema per l’impresa stessa. Inoltre il 2% degli italiani ha ricevuto richieste di tangenti nell’ultimo anno, e il 5% sa di qualcuno sul posto di lavoro a cui è stato richiesto di pagare una mazzetta.
Infine l’Italia non fa una bella figura per quanto riguarda gli indici di corruzione: è quart’ultima prima solo della Grecia, della Bulgaria e della Romania per l’indice di percezione di trasparenza, quint’ultima precedendo solo la Romania, la Grecia, la Bulgaria e la Croazia per quanto riguarda il controllo del governo in materia di corruzione e quart’ultima per l’efficacia delle misure governative atte a combatterla.
Il 92% delle imprese italiane ritiene che favoritismi e corruzione impediscano la concorrenza commerciale in Italia (contro una media Ue del 73%), il 90% pensa che corruzione e raccomandazioni siano spesso il modo più semplice per accedere a determinati servizi pubblici (contro una media Ue del 69%) mentre per il 64% le conoscenze politiche sono l’unico modo per riuscire negli affari (contro una media Ue del 47%). Infine il rischio corruzione, in Italia, è più forte nei settori dello sviluppo urbano, dell’edilizia e della sanità: nel solo caso delle grandi opere pubbliche, la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.
Sempre don Luigi Ciotti ha commentato positivamente la direttiva europea: “Per troppi anni le mafie internazionali hanno trovato vita facile nel reinvestire le loro ricchezze, mentre in compenso la società civile da anni ha promosso campagne e attività perché questa direttiva potesse vedere la luce. Da oggi l’Europa si dota di uno strumento legislativo cruciale per colpire i patrimoni delle organizzazioni criminali…
La lotta alla corruzione è una priorità non solo etica ma economica: la corruzione è furto di bene comune, furto di diritti e di speranze, di opportunità e di lavoro… La lotta alla corruzione non può fare mai a meno della corresponsabilità”.