30 barelle in Sistina, “La vera bellezza per Dio siamo noi”

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Una lunga fila di ambulanze parcheggiate sullo stradone che conduce all’Atrio dei Quattro Cancelli. È una radiosa domenica di sole su Roma, come pure sul più piccolo Stato al mondo, il Vaticano. Dalle 7 del mattino i volontari della Croce Rossa fanno la spola tra i due Stati, tra il portone del Perugino e l’ingresso interno dei Musei Vaticani, accompagnando una comitiva di visitatori speciali, 30 ammalati in barella. Tra di loro, persone colpite da sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, Parkinson, traumi cranio midollari, Hiv, stato vegetativo persistente. L’iniziativa “Ecco, contemplo i cieli aperti”, che si è svolta il 16 marzo e oltre i pazienti ha coinvolto 230 persone, è stata promossa dai Musei Vaticani e dall’Associazione In punta di piedi, che collabora con la cappella del policlinico Tor Vergata di Roma, e realizzata con il sostegno di Romana Salus e il supporto della Croce Rossa. “Colui che è afflitto da una patologia immobilizzante – spiega don Massimo Angelelli, cappellano a Tor Vergata – vive la sua difficile vita osservando il mondo da una prospettiva diversa, con lo sguardo rivolto verso l’alto. I malati in barella possono godere della visione delle volte, e della volta della Cappella Sistina, da un punto di vista diverso da tutti noi. Possono goderla e leggerla dal loro letto di dolore, ma dalla giusta prospettiva”.

Dopo un percorso che si è snodato attraverso alcuni dei corridoi affrescati dei Musei Vaticani, si è arrivati direttamente alla Cappella Sistina, ove si è svolta la parte più intensa della giornata.

“Perché il Signore ci ha condotti qui?” ha chiesto ai presenti il vescovo ausiliare di Roma Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale sanitaria del Vicariato di Roma. “Per dirci una sola cosa – ha risposto –. Che la vera bellezza per Dio siamo noi”. “Lucio, Elisa, Francesco Saverio…”. Il vescovo Leuzzi pronuncia uno ad uno i nomi degli ammalati che visitano la Sistina, e osserva: “Oltre i nomi dei cardinali e dei papi, in questa cappella è stato pronunciato anche il vostro nome, in un giorno che non dimenticheremo”. 30 infermi, “in difficoltà fisica, ma non spirituale” ha precisato monsignor Leuzzi, aggiungendo poi: “Gesù, guardando noi, vede la sua bellezza. Se partiamo da questa consapevolezza, porteremo ovunque gioia, serenità, pace, fiducia, speranza, qualunque sia la nostra condizione umana, perché noi agli occhi di Dio siamo belli”. “Purtroppo – ha aggiunto – a volte il mondo non ci fa capire tutto questo, ma il Signore, conducendoci qui, ci fa comprendere che noi siamo la sua bellezza”. “Gesù mi vede bello come Lui; Gesù in me vede la sua bellezza e ci dice: ‘Io sono con te’. Quella bellezza che hai contemplato nella Cappella Sistina, ebbene, io la vedo in te; e noi dobbiamo imparare a vederla nei fratelli sofferenti, come nel Crocifisso, la più bella immagine di Dio… Perché Dio è amore e l’amore è bellezza”.

Nel suo saluto, l’arcivescovo Zygmunt Zymowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari, ha ricordato il beato Giovanni Paolo II, fondatore del Pontificio Consiglio, che ha anche istituito la Giornata mondiale del Malato e la Fondazione Buon Samaritano “come preziosi strumenti per l’apostolato della misericordia”, soffermandosi poi sulla “diaconia della carità, che è centrale nella missione della Chiesa”.

Dopo che nella Sistina è risuonata la voce di Papa Francesco all’Angelus, ha preso infine la parola il direttore amministrativo dei Musei Vaticani, monsignor Paolo Nicolini: “Il saluto più grande il Papa non lo ha detto a voce, ma è contenuto in questa busta”. Messo a conoscenza di questo pellegrinaggio nei Musei Vaticani, e in particolare nella Cappella Sistina, Papa Francesco ha infatti mandato a tutti i malati un Rosario, insieme alla sua benedizione. “Grazie! – ha esclamato Nicolini –. Avete reso questa giornata più vera, avete reso Gesù più presente nel nostro cuore e nella nostra mente. Solo Cristo è colui per il quale vale la pena di spendere e dare la vita in qualsiasi istante, qualunque sia la condizione in cui siamo chiamati”. “Cristo vero e presente – ha concluso monsignor Nicolini – rende la vita dignitosa in qualsiasi situazione”.

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