Non passa lo straniero. Quella brutta storia con la Libia…

Un conto è arginare gli ingressi e la presenza illegale degli stranieri sul territorio nazionale e un altro è alzare un muro generalizzato contro tutti. Un conto è definire una politica dell’immigrazione e un altro conto è respingere in modo così indiscriminato da ledere di fatto il principio del diritto di asilo del nostro paese, costituzionalmente garantito. E’ una brutta faccenda questa dei respingimenti in mare promossa dall’Italia in collaborazione con la Libia. E’ una brutta faccenda perchè il nostro paese ha di fatto scelto di non occuparsi minimamente delle condizioni con le quali i migranti respinti vengono “accolti” in Libia.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni dice: “Non è una preoccupazione del governo italiano”, la sorte di chi chiede asilo in un altro paese non è cosa che ci riguardi. Ma in verità dovrebbe esserlo, perchè siamo proprio noi a riportarli in Libia, paese che semplicemente non rispetta alcuno standard internazionale di protezione. Mai ratificata la Convenzione di Ginevra, i centri di detenzione libici fioccano su tutto il territorio nazionale e, senza alcun pronunciamento di un giudice, un cittadino di un paese terzo (un eritreo, un sudanese, ecc) può marcirci per mesi e anni.
Condizioni di vita inumane, deportazioni verso il deserto raccontate più volte da ricerche e inchieste divenute note anche a livello internazionale. Rispediamo, come Italia, queste persone in un posto che è un inferno, e il governo non sembra preoccuparsene più di tanto.Cosa ha ottenuto la Libia in cambio dell’accettazione a riprendersi le persone respinte dall’Italia? Non lo sappiamo. Ha insistito il governo italiano perchè fosse resa disponibile la possibilità di chieder asilo politico in Libia?. Pare proprio di no. Se oggi chiedi asilo politico in Libia, ben che vada ti ridono dietro. Che il respingimento possa diventare una regola generale applicabile in via automatica, e che lo diventi nel rispetto “di tutti i trattati internazionali”, come dice il ministro, è alquanto opinabile. Ma certamente è grave che tale respingimento abbia luogo verso la Libia, cioè verso una nazione che ha un sistema di accoglienza, protezione, riconoscimento dei rifugiati politici, sostanzialmente inesistente.