Benedetto XVI nella Moschea di Amman: “La religione è costruttrice di unità e armonia”

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Incontro cordiale ma deciso, quello nella moschea al-Hussein bin-Tallal di Amman, che fa parte, secondo il papa, di quei “luoghi di culto”, che “si innalzano come gioielli sulla superficie della terra”. Benedetto XVI è accolto dal principe Ghazi Muhammed Bin Talal, ringraziato subito per “le numerose iniziative” per “promuovere il dialogo e lo scambio inter-religioso e inter-culturale”.
“Musulmani e Cristiani, – dice Benedetto XVI – proprio a causa del peso della nostra storia comune così spesso segnata da incomprensioni, devono oggi impegnarsi per essere individuati e riconosciuti come adoratori di Dio fedeli alla preghiera, desiderosi di comportarsi e vivere secondo le disposizioni dell’Onnipotente, misericordiosi e compassionevoli, coerenti nel dare testimonianza di tutto ciò che è giusto e buono, sempre memori della comune origine e dignità di ogni persona umana, che resta al vertice del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia.”

Il papa parla di dialogo, e dice, rivolgendosi ai leader islamici presenti, “non possiamo non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione comune fra persone e con Dio”.

Il papa chiede di fare fronte comune contro una forma di laicismo che vuole le religioni ai margini della vita pubblica. “Di fatto – spiega – alcuni asseriscono che la religione è necessariamente una causa di divisione nel nostro mondo; e per tale ragione affermano che quanto minor attenzione vien data alla religione nella sfera pubblica, tanto meglio è. Certamente, – constata il papa – il contrasto di tensioni e divisioni fra seguaci di differenti tradizioni religiose, purtroppo, non può essere negato. Tuttavia, non si dà anche il caso che spesso sia la manipolazione ideologica della religione, talvolta a scopi politici, il catalizzatore reale delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società? A fronte di tale situazione, in cui gli oppositori della religione cercano non semplicemente di tacitarne la voce ma di sostituirla con la loro, il bisogno che i credenti siano fedeli ai loro principi e alle loro credenze è sentito in modo quanto mai acuto.”

Le migliori vie del dialogo, secondo il papa, sono le azioni concrete, come quelle che cristiani e musulmani mettono in atto in Giordania. Un esempio è l’Università di Madama, di cui “all’inizio della mattinata ho benedetto la prima pietra”, un altro quello apprezzato ieri “con la rinomata opera educativa e di riabilitazione presso il Centro Nostra Signora della Pace, dove Cristiani e Musulmani stanno trasformando le vite di intere famiglie, assistendole al fine di far sì che i loro figli disabili possano avere il posto che loro spetta nella società.” Lì, secondo il papa, c’è “L’esempio di individui e comunità, insieme con la provvista di corsi e programmi, manifestano il contributo costruttivo della religione ai settori educativo, culturale, sociale e ad altri settori caritativi della vostra società civile.”

L’incoraggiamento del papa è quello di continuare a lavorare insieme, per “sondare ancor più profondamente l’essenziale rapporto fra Dio e il suo mondo, così che insieme possiamo darci da fare perché la società si accordi armoniosamente con l’ordine divino.”

Secondo il papa, cristiani e musulmani devono continuare a fornire “il loro contributo all’insegnamento e alla ricerca scientifica, come pure al servizio alla società.” Perché “tale compito costituisce la sfida a coltivare per il bene, nel contesto della fede e della verità, il vasto potenziale della ragione umana.”

Il papa ricorda che “i Cristiani in effetti descrivono Dio, fra gli altri modi, come Ragione creatrice, che ordina e guida il mondo. E Dio – continua – ci dota della capacità a partecipare a questa Ragione e così ad agire in accordo con ciò che è bene. I Musulmani adorano Dio, Creatore del Cielo e della Terra, che ha parlato all’umanità. E quali credenti nell’unico Dio, sappiamo che la ragione umana è in se stessa dono di Dio, e si eleva al piano più alto quando viene illuminata dalla luce della verità di Dio.”

Questo non è un limite. “In realtà, – spiega Benedetto XVI – quando la ragione umana umilmente consente ad essere purificata dalla fede non è per nulla indebolita; anzi, è rafforzata nel resistere alla presunzione di andare oltre ai propri limiti. In tal modo, la ragione umana viene rinvigorita nell’impegno di perseguire il suo nobile scopo di servire l’umanità, dando espressione alle nostre comuni aspirazioni più intime, ampliando, piuttosto che manipolarlo o restringerlo, il pubblico dibattito. Pertanto l’adesione genuina alla religione lungi dal restringere le nostre menti  amplia gli orizzonti della comprensione umana. Ciò protegge la società civile dagli eccessi di un ego ingovernabile, che tende ad assolutizzare il finito e ad eclissare l’infinito; fa sì che la libertà sia esercitata in sinergia con la verità, ed arricchisce la cultura con la conoscenza di ciò che riguarda tutto ciò che è vero, buono e bello.”

 

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