Una strada per Chiara Luce
Sabato 15 marzo a Perugia, in zona Montelaguardia, sarà intitolata una via alla Beata Chiara Luce Badano. L’iniziativa è partita dal consigliere Leonardo Varasano che, facendo parte della commissione toponomastica della città, appena ne ha avuto l’occasione ha deciso di realizzare questo suo desiderio.
La devozione del consigliere per la giovane Chiara è nata grazie al suo parroco don Ignazio Zaganelli e a frate Paolo Zampollini, vicino ai focolarini e amico di Maria Teresa e Ruggero Badano. Varasano ha raccontato di essersi subito appassionato alla storia della beata e di essersi documentato leggendo il libro Dai tetti in giù. Chiara Luce Badano raccontata “dal basso” di Coriasco Franz (fratello della migliore amica di Chiara) e vedendo il film Chiara. Luce Badano. Uno splendido disegno. “La via di Chiara”, spiega il consigliere, “si trova in zona Montelaguardia, una zona leggermente periferica ma piena di verde che si affaccia sul monte Subasio da cui è visibile tutta Assisi”.
Ma chi è Chiara? Come mai nasce la devozione in coloro che hanno la fortuna di conoscere la sua figura?
La vita di Chiara è stata breve e intensa; è nata il 29 ottobre 1971 e si è spenta il 7 ottobre del 1990. Figlia unica di Maria Teresa e Ruggero, fa notare sin da giovanissima la sua spiccata sensibilità nei confronti del prossimo in cui vede Gesù Abbandonato. Significativo per lei è l’incontro con il movimento dei focolari, a soli 9 anni, che segue fedelmente e a cui fa avvicinare anche i genitori.
Il Movimento dei Focolari, presente in tutto il mondo, nasce nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale, come una corrente di rinnovamento spirituale e sociale ad opera di Chiara Lubich (1920-2008). Il suo obiettivo è cooperare alla costruzione di un mondo più unito, spinti dalla preghiera di Gesù al Padre “Che tutti siano una sola cosa” (Gv. 17,21), nel rispetto e valorizzazione delle diversità. Privilegia il dialogo come metodo, nell’impegno costante di costruire ponti e rapporti di fratellanza tra singoli, popoli e ambiti culturali. Vi appartengono persone di ogni età, vocazione, religione, convinzioni e culture.
Chi conosce Chiara trova in lei un sorriso e una voglia di amare talmente luminosi che spingono la Lubich, a darle il nome di Luce. È un’adolescente quando afferma: “Come per me è facile imparare l’alfabeto così deve essere anche vivere il Vangelo”.
Una malattia impietosa, l’osteosarcoma, la colpisce a soli 17 anni ma lei, nonostante tutto, continua a donare amore e speranza a tutti coloro che la circondano. Non si ferma neanche davanti ai dolori lancinanti che la colpiscono e rifiuta la morfina per non perdere la sua lucidità e continuare a spendere la sua vita nel migliore dei modi.
Inizialmente spera di poter guarire, ma quando si rende conto della resa della medicina accetta la volontà di Dio tenendo fede a una delle sue frasi più ricorrenti: “Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io”.
Gli ultimi mesi della sua vita, i più duri, li trascorre preoccupandosi di coloro che dovrà lasciare; riguardo ai giovani dice: “Vorrei passar loro la fiaccola come alle Olimpiadi, perché la vita è una sola e vale la pena di spenderla bene.” La raccomandazione più significativa è per sua madre “Quando io non ci sarò più fidati di Dio e vai avanti”. Il suo amore per il Signore continua a crescere fino alla fine; quando ormai le è impossibile alzarsi dal letto perché ha perso l’uso delle gambe non esita nell’affermare: “Se ora mi chiedessero di tornare a camminare direi di no perché così sono più vicina a Dio”. È a Lui che vuole andare in sposa con la morte e per questo chiede di essere vestita con un abito bianco, lungo e semplice.
Vuole essere sicura di fare del bene anche quando non ci sarà più e questo la spinge a chiedere che le offerte raccolte durante il suo funerale siano destinate ai bambini poveri dell’Africa.
Chiara è stata dichiarata Venerabile il 3 luglio 2008 e Beata il 25 settembre 2010; Benedetto XVI ha stabilito la sua festa il 29 ottobre giorno della sua nascita.