Papa Francesco: l’arte è educazione alla fede
“E’ bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla ‘via della bellezza’ (via pulchritudinis). Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù.
Non si tratta di fomentare un relativismo estetico, che possa oscurare il legame inseparabile tra verità, bontà e bellezza, ma di recuperare la stima della bellezza per poter giungere al cuore umano e far risplendere in esso la verità e la bontà del Risorto… Dunque si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede. E’ auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo ‘linguaggio parabolico’.
Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, e comprese quelle modalità non convenzionali di bellezza, che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri”: così scrive papa Francesco al n^ 167 dell’Esortazione Apostolica ‘Evangelii Gaudium’.
E nel libro conversazione con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, ‘Papa Francesco’ è proprio il papa a dire che ama il tango, la musica ed il cinema. Holderlin, Dante, Manzoni, Dostoevskij, Borges, Beethoven, Chagall, Caravaggio. Ad un anno dalla sua elezione abbiamo approfondito la ‘passione’ per la cultura e per l’arte, in particolare, di papa Francesco con il prof. Rodolfo Papa, artista, docente di Storia delle teorie estetiche alla Pontificia Università Urbaniana, Accademico Ordinario Pontificio ed esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
‘Le opere d’arte danno testimonianza delle aspirazioni spirituali dell’umanità, dei sublimi misteri della fede cristiana e della ricerca di quella bellezza suprema che trova la sua origine e il suo compimento in Dio’: ha detto papa Francesco, ricevendo i Patrons of the arts, associazione di cattolici americani e europei, mecenati dei musei vaticani. Quale è il suo rapporto con l’arte?
“Papa Francesco in continuità con i suoi grandi predecessori sta dando nuovi stimoli alle arti riportando il discorso, non come si fa di solito oggi banalmente, su questioni formali che posso essere fraintendibili o addirittura fuorvianti, ma sui principi che queste devono aver presenti per poter riacquisire nuovo slancio umanistico e catechetico. L’arte è considerata fin dai padri della Chiesa, ‘il testimone credibile’, quello a cui riferirsi per evangelizzare ed annunciare il Vangelo. Papa Francesco sta dunque stimolando tutti noi teorici dell’arte, storici ed artisti a riannodare i fili con la tradizione per essere in grado di innovarla nel presente ed entrare nel mondo per evangelizzarlo”.
Papa Francesco ha invitato i giovani a ‘costruire un futuro di bellezza, bontà e verità’. Cosa significa questo invito?
“In realtà Francesco ricorda in continuazione a tutti i gruppi di persone che incontra e non solo ai giovani, che senza la triade, Bellezza, Bontà e Verità, non si può costruire il mondo, ne tanto meno renderlo splendente come Dio stesso ha comandato di fare all’uomo nel mandato affidatogli al compimento della Creazione”.
Nell’esortazione ‘Evangelii Gaudium’ fa un richiamo alla bellezza della liturgia: quale rapporto c’è tra l’arte e la liturgia in papa Francesco?
“In realtà fa molto di più di questo, afferma che senza l’arte non c’è possibilità di educare al bene, al vero ed al bello. Lo ripete nel numero 167, esortando tutti a riprendere in mano tutti i principi dell’arte cattolica e di rinnovarli nel presente per dare nuova carne alla parola di Dio, in linea peraltro con quanto è affermato nella Lumen Fidei.
In più poi compie un vero e proprio rinnovamento riproponendo nella nota 130 un punto fondamentale del Decreto Conciliare ‘Inter Mirifica’ (punto 6), dove il Concilio Vaticano II esplicita che ‘poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento (ovvero sulle questioni delle arti) non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell’ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti’.
E quindi non si possono prendere teorie estetiche qualunque per parlare di Cristo, ma attingere all’immenso patrimonio culturale di cui la Chiesa è custode, ed elaborarlo. Giacché non solo è fondamentale parlare di ordine morale oggettivo, come la Chiesa fa in continuazione sulle questioni per esempio della bioetica, ma va ribadito che l’ordine morale oggettivo ingloba anche le questioni estetiche, che quindi non sono estranee al bene. Del resto senza lo splendore della bellezza (oggettiva) non c’è possibilità di promuovere il bene comune ed in ultima analisi, di contemplare la nuda verità”.
Papa Francesco ha mostrato una predilezione verso Caravaggio e Chagall: ci può spiegare i motivi?
“I motivi sono semplici quanto profondi. Per quanto riguarda Chagall il Santo Padre intravede, quel mondo di segni e simboli, che seppur mediato da una rappresentazione di tipo onirico e surreale, è in grado di rappresentare, come direbbe la Costituzione Conciliare sulla sacra liturgia, ‘Sacrosanctum Concilium’, al numero 122, l’arte religiosa, cioè una espressione cordiale della fede anche se in forme non atte a stare nelle chiese perché troppo soggettive, ma imprescindibili per una profonda riflessione e sull’uomo e su Dio.
Mentre per Caravaggio, vale il discorso sulla oggettività della fede rappresentata mirabilmente attraverso una innovazione stilistica, che ancora oggi attrae l’uomo nostro contemporaneo. E quindi qui vale a pieno quanto scritto nel medesimo punto 122 della Costituzione Conciliare ‘Sacrosanctum Concilium: ‘Fra le più nobili attività dell’ingegno umano sono annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice, l’arte sacra’. Le opere di Caravaggio, se studiate oggettivamente, senza pregiudizi ideologici, sono una rappresentazione oggettiva del Credo cattolico, in una forma emotivamente coinvolgente”.