De Tora in mostra alla Galleria Angelica a Roma

Da venerdì 7 marzo la Galleria Angelica di Roma, in piazza Sant’Agostino 8, ospita la quarta e ultima tappa della ‘concept exhibition’ antologica Territorio indeterminato dedicata al pittore napoletano Gianni De Tora (1941-2007). Dopo Napoli, Caserta e Benevento è Roma la città in cui si possono vedere le opere – questa volta degli anni duemila – di De Tora artista astratto dalla ricca e suggestiva evoluzione. La sequenza retrospettiva di mostre prende nome da un elaborato disegno di De Tora del 1981 – intitolato appunto “Territorio indeterminato” – ritrovato nello studio del padre dalla figlia Tiziana che, insieme alla madre Stefania, sta oggi rilanciando l’opera dell’artista.
Per De Tora, come per gli altri astrattisti degli anni ’70, la geometria e il formalismo non hanno segnato il punto di arrivo della pittura (come fu per Mondrian o Kandinskij), ma piuttosto il punto di inizio, l’avvio di un processo di contaminazione artistica e culturale. L’attività del “Gruppo Geometria e ricerca” – di cui De Tora fece parte a metà degli anni ’70 – ricorda, infatti, l’astrazione politica e dinamica dei costruttivisti russi come Alexandre Rodtchenko (1891-1956): un’arte che partiva dal disegno geometrico, dalla grafica, dalla pluralità iconica per scontrarsi con il mondo, con le sue immagini e le sue tensioni. Lo scopo di una siffatta presenza nel mondo dell’arte è la sintesi evolutiva di formale e informale, di segno e colore, di esistenziale e reale.
Il disegno del 1981 che dà titolo alla mostra – e che sembra ispirato dalla nota sentenza del semantico Alfred Korzibsky: “The Map is not the Land” – contiene condensati proprio questi elementi: la purezza delle forme geometriche complesse, l’informalità del colore dato a forti colpi di pennello e la sintesi provvisoria tra forma e colore segnalata dai tre colori fondamentali (rosso, blu, giallo) incasellati dentro linee aperte. Nel suo percorso dì pittore De Tora ha imboccato la via della pittura e del disegno, ma anche quella delle sculture e delle installazioni ambientali, dei multipli in sequenza e dei supporti metallici e specchiati, come pure della grafica e del design. Denominatore comune l’incontro fra l’immagine esatta, progettata dall’artista sul tavolo da disegno, e la variabilità/vitalità del colore e del campo sociale in cui l’opera va ad inserirsi. Il dinamismo dell’incontro è sempre animato dalla gioiosa scoperta della libertà creativa. L’anamnesi della formidabile tecnica disegnativa di Leonardo Da Vinci, come pure l’esperienza dello “Skyline” di New York, compiute da De Tora negli anni dai ’90 ai ‘Duemila, sono stati i passaggi successivi di uno stesso istinto di ricerca e di innovazione.
Se la sua vita d’artista non fosse stata prematuramente interrotta, Gianni De Tora si sarebbe certamente confrontato con quell’universo digitale nel quale il “mondo dei segni” sta oggi transitando. E forse De Tora sarebbe riuscito a mettere in felice dialogo la potenza espressiva del disegno umano con la generatività del software della computer grafica.
Nella foto: Gianni De Tora, Territorio indeterminato (1981).