Un mese dal terremoto in Abruzzo, tra aiuto concreto e voglia di ricostruire

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Un mese esatto dalla tragica scossa di terremoto, e a L’Aquila e in tutto l’Abruzzo continua l’opera del volontariato cattolico a sostegno delle popolazioni. Cerimonie e visite ufficiali, tra tutte quella del presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini. Ma soprattutto il ricordo dei morti, e la voglia di ricominciare, nelle parole del vescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che ha celebrato una Santa Messa in suffragio delle vittime.

Bisogna “ricominciare a vivere, ad amare, a costruire e ricostruire – ha esortato il presule – Ricominciare a lavorare, a lottare, a trasformare questa terra, perché lì dove è passata la morte torni a fiorire tanta vita. Più forte, più bella e più luminosa di prima”.

Il vescovo “sfollato”, che ha visto distrutta anche la sua residenza in Episcopio, sopravvissuto egli stesso, ha parlato tra i suoi compagni di sventura, sfollati pure loro, nella tendopoli di Piazza d’Armi, a L’Aquila. Dopo avere rivolto il pensiero “alle tante persone care, che non sono più accanto a noi, ma la fede ci dice che vivono in Dio e che sono nella vita vera”, e “a coloro che più sono stati sconvolti e feriti dalla scomparsa delle loro persone care”, il presule ha osservato: “Nella nostra povertà e nello smarrimento del dolore vediamo solo la morte del chicco di grano. E ai nostri poveri occhi di carne non appare nessun frutto”. Di qui l’auspicio che “Gesù Risorto ci faccia iniziare a vedere anche i frutti pasquali di questo sacrificio. Da tutta questa sofferenza sta già nascendo una riscoperta dei valori più importanti, solidarietà, amore, voglia di ricostruire le anime, le case, la città”.

Uno sforzo reso più agevole dalla tanta mobilitazione dei cittadini italiani, che stanno sostenendo l’opera delle tante organizzazioni caritative, anche cattoliche. Era stato lo stesso vescovo Molinari, nei giorni scorsi, a ricordare che “i sacerdoti assistono i fedeli nelle tendopoli”, che c’è un “contatto continuo con la Caritas”, senza tralasciare le varie necessità, tra cui l’urgente catalogazione e conservazione del vasto patrimonio culturale ecclesiastico.

Un’opera, quella di Caritas, che si è distinta fin dalle prime ore. Il conto corrente si è ingrossato grazie al contributo dei fedeli, anche attraverso la colletta in tutte le chiese, fino a raggiungere, ad un mese dal sisma, quota 6 milioni di euro, che, sommati allo stanziamento diretto della CEI di 5 milioni, diventano ben 11 milioni di euro di fondi a servizio degli abruzzesi, in “un’ottica di prossimità e presenza continuativa e di lungo periodo con la gente”.

“Caritas Italiana – spiega in una nota – ha già confermato la disponibilità a ricostruire scuole, centri di aggregazione delle comunità (strutture polifunzionali per finalità sociali, assistenziali, pastorali e culturali), la mensa e un dormitorio, e a realizzare opere di edilizia sociale e interventi per i bisogni delle fasce più vulnerabili (anziani, famiglie in difficoltà, soggetti svantaggiati, migranti).”

In più, l’attività dell’emergenza, gestita dal centro di coordinamento presso la parrocchia San Francesco d’Assisi di Pettino, a L’Aquila e la suddivisione del territorio abruzzese in aree affidate alle delegazioni regionali. “Dall’inizio dell’emergenza – spiega Caritas – sono  stati distribuiti beni di prima necessità a più di 2.000 persone.” Solidarietà anche della rete internazionale: oltre 50 Caritas, tra cui quelle della Polonia, del Brasile e della Somalia, hanno manifestato vicinanza alla sorte delle vittime e disponibilità a contribuire agli aiuti e alla ricostruzione.

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