“Sindone: primo secolo dopo Cristo!”, il libro che risponde agli interrogativi sulla Sindone

Ci sono tantissimi, troppi interrogativi, da sempre, intorno alla Sacra Sindone. Qual è l’età della Sindone? Perché l’analisi al radiocarbonio eseguita nel 1988 ha sbagliato? È possibile eseguire datazioni alternative della Sindone? Se si che risultati hanno fornito? Quali informazioni storiche si possono trarre dall’iconografia? È vero che le monete bizantine attestano la presenza della Sindone a partire dal VII secolo?Come si è formata l’immagine corporea? Perché non è ancora oggi riproducibile?Cosa si può rispondere a chi ancora oggi crede che sia il risultato di un artista, magari Leonardo?Quali sono le ipotesi più attendibili di formazione dell’immagine? Quale polline è riscontrabile sulla Sindone? È coerente con un tessuto mediorientale?Cosa si può dire del sangue rinvenuto sulla Sindone? Quali risultati ha portato l’analisi del DNA? Queste sono solo una minuscola parte delle tantissime domande senza risposta che si rivolgono esperti, persone comuni, atei, credenti. Tutti.
In ambito più o meno scientifico i quesiti trovano una risposta risultante da uno specifico progetto di ricerca di ateneo finanziato dall’Università di Padova e da un’esperienza pluridecennale di ricerche e consultazioni anche a livello internazionale tramite il gruppo Shroud Science, di cui Giulio Fanti, autore del Libro ” Sindone:primo secolo dopo Cristo!”, è coordinatore, e che comprende più di un centinaio di studiosi di tutto il mondo per lo più americani. Grazie ad un Progetto di Ateneo dell’Università di Padova, finanziato per 54.000 € è stato possibile sviluppare metodi alternativi di datazione della Sindone basati sull’analisi meccanica e opto-chimica, dopo ovvie tarature.
I risultati di queste analisi hanno prodotto datazioni tutte tra loro compatibili fra loro fornendo una data intorno al 33 a.C. Nulla è definitivo dal punto di vistascientifico, i nuovi metodi di datazione sono pubblicati su prestigiose riviste internazionali e nessuno ancora ha evidenziato errori metodologici. Invece a conferma del fatto che la Sindone non può essere di origine medievale, ma che doveva essere conosciuta nell’antichità è stata sviluppata un’approfondita analisi numismatica dei volti di Cristo raffigurati nelle monete antiche.
È risultato evidente che le prime monete coniate col volto di Cristo dall’imperatore Giustiniano II, a partire dal 692 d.C. (quindi sei secoli prima della datazione radiocarbonica) dovevano avere preso la Sindone come modello di riferimento. La Sindone infatti, che a quell’epoca doveva trovarsi ad Edessa (l’attuale Urfa in Turchia) fu il principale modello per l’iconografia bizantina. Chi incise le monete in quegli anni aveva appena sette probabilità su un miliardo di miliardi di coniare quei particolari molti di Cristo senza avere visto l’immagine sindonica. Non essendo ancora riproducibile non è possibile spiegare con chiarezza come si sia formata.
Allo stato attuale delle conoscenze sembra che sia stata il risultato di una notevole esplosione di energia proveniente dall’interno del corpo avvolto. Questa energia probabilmente fu anche ti tipo elettrico e sviluppò un particolare fenomeno chiamato effetto corona (una miriade di microscariche legate ad emissione di elettroni al altissimo potenziale). il sangue umano ridiscioltosi nella Sindone esposta all’ambiente umido del sepolcro per un fenomeno chiamato fibrinolisi, ha lasciato i decalchi sul tessuto di lino senza la minima traccia di sbavature che sarebbero invece evidenti se il cadavere avvolto fosse stato rimosso fisicamente. Sono evidenti due diverse configurazioni della Sindone posta attorno all’Uomo: una più avvolgente durante la trasposizione del sangue; una più appiattita dovuta all’esplosione di energia che produsse l’unica “fotografia” che Gesù ci lasciò di sé e della sua dolorosissima Passione.
Sono evidenti due diverse configurazioni della Sindone posta attorno all’Uomo: una più avvolgente durante la trasposizione del sangue; una più appiattita dovuta all’esplosione di energia che produsse l’unica “fotografia” che Gesù ci lasciò di sé e della sua dolorosissima Passione. Gli studi scientifici sulla Reliquia fino ad oggi non riescono a fornire risposte conclusive sull’identità dell’Uomo che vi fu avvolto. La scienza umana deve ammettere i suoi limiti, ma la scienza supporta la fede e viceversa. In quest’ottica, attraverso i Vangeli che confermano tutto ciò che si può osservare sulla Sindone, ma che in più aggiungono informazioni su quello che avvenne durante quella Domenica di Pasqua, non è difficile riconoscere quell’Uomo in Gesù Cristo, il Risorto dai morti.
Il libro “LA SINDONE: primo secolo dopo Cristo!”, di Giulio Fanti e Pierandrea Malfi, prima nominato, non solo affronta questi temi in modo scientifico e oggettivo, ma alla portata di tutti, conducendo anche il lettore attraverso nuovi percorsi di ricerca. Per rendere più semplice la lettura, anche al ragazzo delle scuole medie, argomenti di più alta levatura scientifica sono stati posti in nota o in appendice conducendo con molti esempi il lettore ad una semplice interpretazione degli argomenti descritti.