8 Marzo visto dalle donne cristiane
Nel 1908, alcune operaie intente a lavorare nell’industria tessile Cotton della città di New York decisero di scioperare contro le condizioni vergognose in cui si trovavano costrette quotidianamente a lavorare.
Lo sciopero non andò avanti solo per un giorno, ma si protrasse per diverse giornate e, proprio l’8 marzo furono bloccate le uscite per abbandonare la fabbrica dal proprietario della stessa, Mr. Johnson, ma al loro interno vi rimasero le operaie che scioperavano. All’improvviso divampò un violento incendio che uccise 129 donne, che stavano semplicemente cercando di ribellarsi ad una situazione lavorativa decisamente indegna.
Per ricordare questa ricorrenza, ormai sbiadita nel tempo, abbiamo rivolto alcune domande a Cristina Merola, responsabile del progetto ‘Da donna a donna’, progetto di Porte Aperte Internazionale dedicato alle donne che vivono in paesi in cui la fede in Cristo ‘costa cara’. Spesso in queste nazioni, le donne vivono in una condizione di inferiorità rispetto all’intero contesto sociale in cui sono inserite, a cui si aggiungono i soprusi, le vessazioni e le violenze che subiscono per la loro fede in Cristo.
Innanzitutto ci ha spiegato in cosa consiste il progetto: “Da donna a donna è un progetto di Porte Aperte Internazionale espressamente dedicato a tutte quelle donne cristiane che vivono in paesi in cui la fede in Cristo costa cara. Spesso in queste nazioni, le donne vivono in una condizione di inferiorità rispetto all’intero contesto sociale in cui sono inserite, a cui si aggiungono i soprusi, le vessazioni e le violenze che subiscono per la loro fede in Cristo.
Immaginate che cosa possa voler dire vivere questa fede nel segreto, avvolte nella paura di essere scoperte dai familiari, nell’impossibilità di gioire apertamente della pace che Dio dona. Solitudine, questa è la condizione che vivono abitualmente e sole si sentono quando ci parlano dei loro sentimenti. Da donna a donna si propone proprio di portare sollievo e aiuto a queste donne, direttamente dalle mani delle donne cristiane italiane, che hanno la fortuna di vivere la fede in Dio liberamente”.
Quale significato riveste oggi questa ricorrenza per le donne?
“Per le donne cristiane alle quali noi ci rivolgiamo l’8 marzo significa soprattutto fare il punto della situazione sulla condizione della donna nei paesi dove praticare la fede cristiana può costare tutto e in Italia, dove lo stato attuale di crisi economica e dei valori ci costringe a riconsiderare in che cosa crediamo e perché”.
Quale è la situazione delle donne cristiane nel mondo?
“Le donne cristiane nell’ambito della nostra sfera d’azione vivono come ho già detto isolate, impaurite, osteggiate. Il maggior numero di paesi che noi raggiungiamo sono in Asia e Africa dove la condizione della donna nella società, principalmente nei paesi musulmani, è di inferiorità rispetto alle opportunità offerte all’uomo. Pertanto la donna cristiana, con la sua scelta di fede, è di fatto doppiamente esposta alla discriminazione anche violenta. La violenza sulla donna assume in questi paesi la dimensione della persecuzione, con la quale la si vuole costringere a ritornare sui propri passi, a rientrare nei confini di ciò che la società e la famiglia consentono”.
Come testimoniano la fede le donne?
“Le donne sanno qual è il loro posto nella società dove vivono, ma la consapevolezza che acquisiscono con la fede cristiana, la dignità e il ruolo che Gesù offre loro, fanno di queste donne delle ferventi paladine della fede, disposte a rischiare moltissimo pur di condividere la luce del Vangelo. Molte di loro lo testimoniano col linguaggio dei gesti d’amore. In gran parte di questi paesi musulmani (ma non solo!), le donne sono umiliate e maltrattare sin dalla loro infanzia. L’educazione viene impartita a casa come a scuola, ai maschi e alle femmine, con la violenza fisica e verbale. Ne risulta una società i cui individui sono spezzati e umiliati, arrabbiati e inclini a imporre lo stesso trattamento alle persone a loro sottoposte.
Ecco gli obiettivi dei corsi per donne che Porte Aperte realizza in questi paesi: ricostruire la loro identità; creare consapevolezza; offrire consulenze sui traumi, affinché siano madri e mogli migliori, con matrimoni sanati; addestrare futuri formatori; sviluppare talenti per servire in chiesa; approfondire il loro rapporto con Dio; creare una rete di contatti, favorendo l’unità fra le varie chiese; creare gruppi di preghiera in tutto il paese; espandere il campo di missione; ispirare al cambiamento gli uomini; alfabetizzazione e insegnamento di un mestiere utile al sostentamento proprio e della famiglia”.
Come sostenere le donne cristiane?
“I progetti di Porte Aperte, nell’ambito femminile puntano a offrire loro quelle opportunità che la società in cui sono inserite, purtroppo,riserva solo a pochi. Le donne cristiane hanno la possibilità di imparare un mestiere, partendo da corsi di alfabetizzazione che rafforzano la loro fede, aprono i loro orizzonti. Pur lavorando per sostenere le proprie famiglie, spesso come uniche produttrici di reddito, queste donne comprendono il loro valore agli occhi di Dio e nella loro società.
E’ importante sapere come vivono, quali sono le loro sfide, che cosa le angustia e che cosa le rende felici. Per sensibilizzare le donne italiane curo un foglio informativo che esce sei volte all’anno, nel quale racconto le loro storie, mentre attraverso conferenze e presentazioni cerco di aiutare le donne italiane a capire tutte le implicazioni pratiche del vivere la propria fede clandestinamente. Tramite il Magazine di Porte Aperte e il foglio informativo Da donna a donna potete essere loro vicine e sostenerle”.