Papa Francesco: è il tempo della misericordia, ecco la grande intuizione di Giovanni Paolo II

“Oggi dimentichiamo tutto troppo in fretta, anche il Magistero della Chiesa!” Parola di Papa Francesco che questa mattina ha incontrato come vuole la tradizione i parroci di Roma nell’ aula Paolo VI. Dopo il saluto del cardinale vicario Vallini e il canto del Veni Creator e la lettura di una pagina di Vangelo, poi, dopo un lungo silenzio, e una preghiera per il parroco di Sant’Ambrogio di cui il cardinale Vallini aveva annunciato i funerali. E infine la riflessione del Papa che è stata tutta sulla misericordia, iniziando proprio dalle parole di Giovanni Paolo II, perché, ha detto Francesco : “Nella Chiesa tutta è il tempo della misericordia. Questa è stata un’intuizione del beato Giovanni Paolo II.”
All’inizio della riflessione il Papa ha voluto però fare un riferimento ad un fatto riportato dalle cronache qualche mese fa “accuse ingiuste” di pedofilia e comportamenti promiscui mosse ad alcuni preti della diocesi dall’ex sacerdote Patrizio Poggi e appoggiate dal consigliere della nunziatura monsignor Luca Lorusso: “Voglio dire pubblicamente – ha detto – che io sono vicino al presbiterio, perché qui gli accusati non sono 7-8-15… E’ tutto il presbiterio, nella persona di questi 7-8-15. Anche voglio chiedere scusa a voi non tanto come vescovo vostro, ma come incaricato del servizio diplomatico, come Papa, perché uno degli accusatori è del servizio diplomatico. Ma questo non è stato dimenticato: si studia il problema, perché questa persona sia allontanata … Si sta cercando la via… E’ un atto grave, di ingiustizia! Vi chiedo scusa per questo”.
Nella lunga riflessione il Papa ha poi ripreso le parole di Wojtyla: “Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l’avvenire dell’uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. E’ certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce della divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio”. Su questo deve tornare il nostro pensiero, dice il Papa “i grandi contenuti, le grandi intuizioni e le consegne lasciate al Popolo di Dio non possiamo dimenticarle. E quella della divina misericordia è una di queste. Sta a noi, come ministri della Chiesa, tenere vivo questo messaggio soprattutto nella predicazione e nei gesti, nei segni, nelle scelte pastorali, ad esempio la scelta di restituire priorità al sacramento della Riconciliazione, e al tempo stesso alle opere di misericordia.”
Cosa significa misericordia per i preti? Il Papa lo spiega usando il suo modo da parroco e raccontando alcuni episodi della sua vita che svelano il perchè di alcuni dei suo gesti più consueti.
Racconta di un anziano sacerdote di Buenos Aires, che aveva confessato anche Papa Giovanni Paolo II quando era stato in Argentina e che era morto e nessuno aveva messo dei fiori sul suo corpo. Bergoglio andò, comprò dei fiori e poi “rubò” il crocifisso del suo rosario e da allora quella croce la porta sempre addosso. “ Mi ricorda di essere misericordioso”, dice il Papa commosso, “la tocco e sento la grazia!”
Il Papa spiega che il criterio pastorale da seguire è uno ed è semplicissimo, è la vicinanza: “Chiunque si trovi ferito nella propria vita, in qualsiasi modo, può trovare in lui attenzione e ascolto.”
Invece non piacciano al Papa i preti “ ‘asettici’ quelli ‘di laboratorio’, tutto pulito, tutto bello. Non aiutano la Chiesa! La Chiesa oggi possiamo pensarla come un ‘ospedale da campo’.Questo scusatemi lo ripeto, perché lo vedo così, lo sento così: un ‘ospedale da campo’: c’è bisogno di curare le ferite, tante ferite! Tante ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa… Gente ferita dalle illusioni del mondo… Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia significa prima di tutto curare le ferite. Quando uno è ferito, ha bisogno subito di questo, non delle analisi; Come il dosaggio del colesterolo, della glicemia… Ma è la ferita, cura la ferita, e poi vediamo le analisi. Poi si faranno le cure specialistiche, ma prima si devono curare le ferite aperte. Per me questo, in questo momento, è più importante. Anche ferite nascoste, perché c’è gente che si allontana per non far vedere le ferite.”
Non rigidità, non manica larga, dice il Papa e parla della confessione: “Che tra i confessori ci siano differenze di stile è normale, ma queste differenze non possono riguardare la sostanza, cioè la sana dottrina morale e la misericordia. Né il lassista né il rigorista rende testimonianza a Gesù Cristo, perché né l’uno né l’altro si fa carico della persona che incontra. Il rigorista si lava le mani: infatti la inchioda alla legge intesa in modo freddo e rigido; il lassista invece si lava le mani: solo apparentemente è misericordioso, ma in realtà non prende sul serio il problema di quella coscienza, minimizzando il peccato. La vera misericordia si fa carico della persona, la ascolta attentamente, si accosta con rispetto e con verità alla sua situazione, e la accompagna nel cammino della riconciliazione. E questo è faticoso! Sì, certamente! Il sacerdote veramente misericordioso si comporta come il Buon Samaritano… ma perché lo fa? Perché il suo cuore è capace di compassione, è il cuore di Cristo!”.
Ricorda la preghiera di intercessione di Abramo per il Popolo e aggiunge : “Ma, noi parliamo di parresia, di coraggio apostolico, e pensiamo ai piani pastorali … ma quello va bene: ma anche la stessa parresia è necessaria nella preghiera. Lotti con il Signore, o discuti con il Signore come ha fatto Mosè, quando il Signore era stufo, stanco del suo popolo e gli disse: ‘Ma, tu stai tranquillo … distruggerò tutti, e a te ti farò capo di un altro popolo’. No. No. Se tu distruggi il popolo, distruggi anche a me. Ma, questi avevano i pantaloni! E io faccio la domanda: Noi abbiamo i pantaloni per lottare con Dio per il nostro popolo?”.
Spiega la parabola del buon samaritano il Papa ricordando che si deve avere il cuore aperto, questo è farsi prossimo, non trovare giustificazioni, perchè alla fine dei tempi “sarà ammesso a contemplare la carne glorificata di Cristo solo chi non avrà avuto vergogna della carne del suo fratello ferito ed escluso.”