Patriarca Gregorios III: nella Quaresima un digiuno per le sofferenze dei Paesi arabi

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Sua Beatitudine Gregorios III, patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme, ha rivolto ai fedeli cattolici nella lettera per la Quaresima un appello al digiuno ed alla preghiera come strumenti efficaci per fronteggiare tutti quei ‘sentimenti di disperazione, di depressione e di disillusione’ che nascono davanti alle ‘sofferenze dei nostri Paesi arabi, la Siria, il Libano, l’Egitto, l’Iraq, la Giordania e la Terra Santa’.

La Quaresima deve suscitare nei cristiani di questi Paesi la speranza, la fiducia e il desiderio di pace, invitando le famiglie affinchè “si uniscano nella preghiera e creino un‘atmosfera di spiritualità familiare che rafforzi e approfondisca i legami familiari e spirituali. Questa unità è fondamentale per la felicità della famiglia e permette di evitare i pericoli che la minacciano”.

Nella lettera, intitolata ‘La grazia del digiuno’, Sua Beatitudine Gregorios III scrive che la Quaresima è uno dei periodi più sacri dell’anno nella nostra vita cristiana ed il digiuno corporale e quello spirituale sono inseparabili: “Il digiuno ha due aspetti: l’aspetto fisico e l’aspetto spirituale. Non è possibile separare il digiuno fisico dal digiuno spirituale. Allo stesso modo, non è lecito preferire o promuovere il digiuno corporale rispetto al digiuno spirituale.

La Sacra Scrittura, la tradizione cristiana e la saggezza naturale dimostrano l’importanza di questi due tipi di digiuno. Entrambi sono un obbligo di devozione e la prova della nostra fede in Dio e un atto di amore verso Dio e verso il prossimo che è nel bisogno”.

La lettera prosegue enucleando alcuni errori commessi dai cristiani riguardo il digiuno: “Purtroppo, alcuni dicono: io do l’elemosina ai poveri, e questo mi rende buono. Oppure: ho smesso di fumare per la Quaresima, e mi solleva dal digiuno. O non mangio il cioccolato durante la Quaresima”.

Tutte queste azioni secondo il Patriarca sono belle opere di virtù, ma non sono il digiuno, bensì una parte del digiuno: “Il digiuno ha un aspetto sociale pastorale, che coinvolge la famiglia, la parrocchia ed il quartiere… L’uomo santifica il digiuno attraverso il suo corpo e la sua anima”. Poi ricorda che le preghiere liturgiche quaresimali servono per ‘santificare le nostre anime e purificare i nostri pensieri’, nell’attesa della Resurrezione pasquale.

Richiamando la lettera per la Quaresima di papa Francesco sottolinea: “Le preghiere liturgiche sono una scuola spirituale e sono la nostra guida alla grazia del digiuno spirituale e corporale: il digiuno aiuta a elevazione spirituale; la grazia del digiuno rende l’uomo attento a comprendere il significato della legge di Dio”. Invitando anche le famiglie a fare della Quaresima un un percorso di santità cristiana, il Patriarca Gregorius III si sofferma sulla situazione di alcuni Paesi arabi:

“Chiamiamo ad intensificare la pratica del digiuno per pregare per la situazione attuale, tragica e sanguinosa, nei nostri paesi arabi in generale, e in particolare in Siria, Libano, Iraq, Egitto, Giordania e Terra Santa. La sofferenza dei nostri concittadini è molto alta… Vi invitiamo ad utilizzare l’arma della ragione, l’arma della fede, l’arma della speranza, quando si è davanti alla televisione o ad altri mezzi di comunicazione. Non lasciatevi trasportare da sentimenti di disperazione, depressione, disillusione, e di cadere nella perdita di fiducia in Dio e di sperare sempre nella sua provvidenza e misericordia”.

La lettera si chiude con l’invito a lasciarsi riscaldare dalla tenerezza di Dio, perché c’è bisogno delle Sue, che forniscono pace e forza: “Dobbiamo incoraggiarci a vicenda. Non lasciamoci vincere da sentimenti che distruggono l’anima e il corpo. Questa è anche una parte della pratica della Quaresima: deve suscitare in noi la speranza e la fiducia”.

Intanto in un’intervista rilasciata al quotidiano libanese an Nahar, Michel Kilo, figura di spicco del fronte non armato del dissenso siriano, ha sostenuto che padre Paolo Dall’Oglio sia stato rapito da al Qaida, per la precisione dall’Esercito dell’Iraq (Daesh nella versione araba) per essere ceduto al regime di Damasco, confermando una voce che gira dal mese di agosto.

Questa ‘voce’, che non ha nessuna conferma, è stata suffragata però da alcuni da siti web, che hanno raccolto dichiarazioni di oppositori siriani transitati nelle carceri di massima sicurezza, affermando di aver visto il gesuita romano in queste carceri della Guardia Repubblicana.

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