Quaresima, ascoltiamo il grido degli affamati

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La quaresima è iniziata con le innumerevoli richieste di aiuto alimentare e di risorse per pagare le bollette e gli affitti di tante famiglie disperate. Credo sia la fatica di chi vive nel territorio, ha una parrocchia, una Caritas, una Casa di accoglienza. Una Quaresima che si innesta sempre come tempo forte per la conversione.

Tra promesse e speranze di chi ci governa e amministra risorse, c’è chi cerca di risposte concrete nella Parola del Vangelo che è capace di cambiare la vita. Ti do il pane ma ti annuncio il Vangelo:“Tutto posso in colui che mi da la forza” (Filippesi 4,13) e il Salmo 72 risuona potentemente nella situazione del povero e del suo grido e che Dio, ne siamo certi, lo ascolta e lo aiuta: “Dio ascolta il grido del povero e lo libera da ogni male”.

Le speranze e le attese dei poveri sono affidate alla rivoluzione evangelica, culturale e dello stile di vita. Papa Francesco lo ha affidato “ai giovani ….. il compito di rimettere al centro la cultura della umana solidarietà”, così nel Messaggio ai Giovani che a livello diocesano celebreranno il 13 aprile (Domenica delle Palme) la loro Giornata.

Il cambiamento può realizzarsi: parte dalla verità della vita e delle situazioni concrete, personali e comunitarie, sociali e politiche e culturali. Anche teologiche che ci fanno comprendere un Dio che non si rassegna alla miseria dell’uomo.
La comunità cristiana (tutta) è chiamata dal mercoledì delle ceneri a vivere – nella quotidiano – un forte momento di conversione, un cammino verso la Pasqua passando dalla Croce, imitando Gesù Cristo, salvatore e redentore del mondo, a compiere opere di misericordia, di riconciliazione e di solidarietà. Risollevando con atti d’amore concreti e operosi i poveri e i miseri, non solo spirituali, ma anche quelli che vivono in condizione di estrema povertà: che muoiono per l’egoismo e il cuore indurito di molti.

Quelli che vivono con un solo dollaro al giorno e con un tozzo di pane (quando è disponibile il grano) a settimana. Già perché la povertà – ancora oggi miete vittime – è il più grande scandalo di questa umanità: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più disperati.
Avremo giudizi e critiche per ciò che si annuncia, del resto “il mondo non tollera l’annuncio del vangelo” (Papa Francesco, Omelia 4/03/2014), Davide e Golia, una storia che si ripete sempre. Ben vengano le lotte – non con bastonate – ma con il potente annuncio del Vangelo, per costruire una società più giusta e più equa. Dove non c’è chi ha potere e ricchezza per soggiogare i poveri, ma ci sia servizio e partecipazione per vivere tutti con dignità e solidarietà.

Non dimentico che per primo mi devo convertire alla misericordia di Dio, all’azione dello Spirito per diventare annunciatore di Buone notizie di vita, gioia e salvezza; devo condividere con il fratello, la sorella (piccoli e grandi) i miei averi – se necessario anche la stessa vita – , anche un paio di calzette, non riciclate e puzzolenti. Si perché è proprio un ammonimento dire che per fortuna dei poveri ci sono i poveri è una esortazione sapere che per tanti cristiani nella loro vita al primo posto ci sono sempre stati i più poveri. E’ un insegnamento conoscere Dio che si rivela nella debolezza, nella fragilità e nella povertà; anche in coloro che non hanno conosciuto Lui e che lo cercano.
I poveri sanno condividere, partecipano del dolore e della fatica dei propri simili di quella “povertà che arricchisce”, così come ha fatto Gesù che da ricco che era si fece povero, per arricchirci.( cfr. (2 Cor 8,9).

Vorremmo tanto, in questa Quaresima che Dio si rivelasse in un ricco – ma anche in ognuno di noi – che vendesse i suoi averi, e li desse ai poveri per arricchirsi di Lui. Ci sono stati tanti esempi e testimoni.
Eppure facciamo fatica – ed è comprensibile – comprendere che su circa 7 miliardi di persone sono solo 1.426 i miliardari presenti nella classifica di Forbes del 2013 (http://www.forbes.com/sites/luisakroll/2014/03/03/inside-the-2014-forbes-billionaires-list-facts-and-figures/), e che l’anno scorso erano 1.226 e nel 2011 erano 1.210, dunque un aumento costante i ‘ricconi’ sul nostro pianeta. Facciamo fatica a comprendere che solo queste persone, possiedono 5.400 miliardi di dollari, l’anno scorso erano fermi a 4.600 miliardi. Gli italiani non sono di meno.
Non vorremmo cadere in una forte tentazione qualunquista e quindi scivolare in un giudizio temerario e sconsiderato. Non vogliamo minimamente pensare cosa finanzia tutte questa ricchezza. Ricchezza dichiarata e pensiamo a quella nascosta ed evasa. Non escludiamo che danno lavoro a operai in aziende e industrie e sicuramente faranno anche della beneficenza filantropica e speriamo anche cristiana. Ma la fame resta e la ricchezza per pochi aumenta. I bambini non hanno riso e acqua e i pochi inquinano l’acqua e mangiano lucullianamente, con sfarzi e sprechi.

Il sospetto rimane e la riflessione si fa più intensa e calzante.
Intensa: perché se è vero che si può sconfiggere la povertà e la fame, si può dare lavoro a tutti e vivere dignitosamente la vita umana, sembra che tutta questa ricchezza (e aggiungiamo quella nascosta e sperperata anche nelle nostre comunità cristiane) e in altre religioni o confessioni, non aiuti molto. Se vi chiedete dove sono finiti tutti i soldi, ecco cominciate a nutrire qualche sospetto.
Colgo l’occasione per elencare e far sapere – sempre si vi interessa – di che nazionalità sono, questa è la distribuzione geografica dove vivono i ricchi: 442 negli Stati Uniti; 386 area Asia-Pacifico; 366 in Europa; 129 in America; 103 in Medio Oriente e Africa.
«In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (Atti 20,35).
La gioia più grande è sapere che in questo pianeta tutti possano conoscere Dio che è Amore, che nessuno possa morire di fame, per sete o per mancanza di lavoro. Che i bambini possano sperare nell’oggi della loro vita e nel futuro dignitoso, libero, uguale e solidale. Per tutti. Ecco la Quaresima che possiamo vivere. Per sempre.

 

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