Bertello all Università Europea: siate coscienza critica della cultura moderna

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“Il ‘discernere’ parte della consapevolezza di non avere già tutto chiaro, di non possedere ricette di successo assicurate, ma, con maggiore umiltà, confrontarsi costantemente con i segni dei tempi e, passo a passo, chiedersi se quanto si sta facendo risponde veramente a ciò che è più urgente e importante per l’uomo”.Con queste parole il Rettore Padre Luca Gallizia LC ha iniziato la sua relazione, in apertura della Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico 2013 – 2014 dell’Università Europea di Roma, martedì 4 marzo 2014. Per illustrare le diverse sfide dell’università di oggi, Padre Luca Gallizia LC ha preso spunto dalle parole di Papa Francesco in occasione del suo viaggio in Sardegna, lo scorso 22 settembre. Parlando dell’università, il Santo Padre disse:“E’ importante leggere la realtà, guardandola in faccia. Le letture ideologiche o parziali non servono, alimentano solamente l’illusione e la disillusione (…). Il discernimento non è cieco, né improvvisato: si realizza sulla base di criteri etici e spirituali (…). L’Università come luogo di “sapienza” ha una funzione molto importante nel formare al discernimento per alimentare la speranza”. “Sento condensato in questo paragrafo il nucleo ispiratore della nostra missione”, ha affermato il Rettore Padre Luca Gallizia LC”.“Realizzare questo discernimento, questo sguardo sulla realtà libero da pregiudizi e ideologie e tendente a una lettura del mondo e dell’uomo di oggi che sappia offrire autentici cammini di speranza. Soprattutto ai giovani”.

Dopo la relazione del Rettore, è intervenuto il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sul tema “Identità e missione dell’università cattolica oggi. Mostrare l’armonia fra fede e ragione”. Uno studente dell’Università Europea di Roma ha rivolto al Cardinale questa domanda: “Eminenza, un caloroso benvenuto dagli studenti dell’Università Europea. Il Papa ci ha invitati, lo scorso dicembre, ad accettare e vivere le sfide del tempo presente senza vacillare nei valori. Ci ha detto: “Se non vi lascerete condizionare dall’opinione dominante, ma rimarrete fedeli ai principi etici e religiosi cristiani, troverete il coraggio di andare anche contro-corrente”.

Per andare controcorrente, continuava, bisogna combattere quell’apatia che molti giovani provano costantemente. È stato incoraggiante, il Santo Padre, quando ha detto: “Il contesto socio-culturale nel quale siete inseriti a volte è appesantito dalla mediocrità e dalla noia. Non bisogna rassegnarsi alla monotonia del vivere quotidiano, ma coltivare progetti di ampio respiro, andare oltre l’ordinario”. E ci ha esortati ad avere “fortezza e audacia”. Queste parole indubbiamente ci infiammano e ci provocano, ma nello stesso tempo ci fanno pensare a quanto siamo deboli, a quanto passa – spesso – fra le affermazioni di principio e i dati di fatto. Come possiamo trovare davvero questo coraggio?”

Il Cardinale Bertello ha risposto: “Cari studenti, la coerenza fra vita ideale e vita reale è un problema di tutti, e non ci dobbiamo spaventare di questo. Anzi, proprio l’umiltà di riconoscere il proprio limite rappresenta la migliore preparazione a ricevere grandi doni e a realizzare “grandi cose”. “Dunque – ha continuato il Cardinale – cercare di crescere intellettualmente, moralmente, socialmente non significa diventare e valere ‘più degli altri’, ma anzi essere sempre più consapevoli del fatto che tante sono le parti di realtà da comprendere, sempre più di quelle che uno riesce ad abbracciare con il suo pensiero e la sua tecnica. Questa sottomissione umile alla realtà, questa consapevolezza della propria grandezza e del proprio limite è la vera sapienza. Che naturalmente richiede forza e coraggio”.

E qui vengo alla domanda: che cos’è e come si ottiene allora il coraggio di non essere omologati alla logica della noia, come sottolineava il Papa? Le vie principali per una risposta si possono trovare in gran parte nel discorso del Papa stesso del 30 novembre. Intanto occorre – dice – che noi manteniamo vivo l’entusiasmo giovanile. Ci sono troppi giovani anagrafici che non sono più giovani in spirito, in quanto nulla li appassiona, li accomuna, li commuove, li motiva a superarsi sempre. Poi occorre che manteniamo viva l’identità di ciascuno e della propria tradizione, che significa anche specificità rispetto agli altri. Diceva infatti il Papa che “il modello da seguire non è la sfera. Il modello da seguire nella vera globalizzazione – che è buona – non è la sfera, in cui è livellata ogni sporgenza e scompare ogni differenza; il modello è invece il poliedro, che include una molteplicità di elementi e rispetta l’unità nella varietà”.

Infine, occorre che manteniamo aperta la mente perché l’intelligenza ci conduca a compiere le scelte migliori: “Il pensiero, infatti, è fecondo quando è espressione di una mente aperta, che discerne, sempre illuminata dalla verità, dal bene e dalla bellezza”. Vero, buono e bello sono valori che ciascuno di noi può trovare oggettivamente. Tutto ciò richiede sempre, però, l’umiltà di lasciarsi guidare da Dio. Gesù è il vero maestro. In lui non solo la nostra debolezza viene accolta, ma diviene la nostra forza, grazie alla fedeltà di Dio. Cito ancora il Papa: “E’ come un dialogo fra la nostra debolezza e la sua fedeltà. Lui è forte nella sua fedeltà. E Paolo dirà […] che lui – lui, lo stesso Paolo – è forte nella sua debolezza. Perché? Perché è in dialogo con quella fedeltà di Dio. E questa fedeltà di Dio mai delude. Egli è fedele anzitutto a se stesso. Pertanto, l’opera che ha iniziato in ciascuno di noi, con la sua chiamata, la condurrà a compimento. Questo ci dà sicurezza e grande fiducia: una fiducia che poggia su Dio e richiede la nostra collaborazione attiva e coraggiosa, davanti alla sfida del momento presente”.

Questi pensieri puntano proprio a darci coraggio, e ciò è tanto più prezioso per le generazioni future in quanto le democrazie occidentali vivono complessivamente un lungo periodo di crisi (economica, morale, sociale, intellettuale) che sta facendo vacillare tante certezze, anche quelle quotidiane o quelle da tempo acquisite. La vostra missione come universitari di un’università cattolica è pertanto speciale ed elevata: formarvi per essere, ciascuno nella propria disciplina, la ‘coscienza critica’ della cultura odierna, a servizio della cittadinanza e del bene comune. Ed anche i testimoni di quella persona che portiamo nel nostro cuore, che si chiama Cristo, di fronte a tutti”.

Nel corso dell’incontro è stata presentata “Uer Magazine”, la prima raccolta di articoli scritti dagli studenti del Laboratorio di comunicazione dell’Università Europea di Roma, che gli stessi studenti hanno consegnato al Cardinale Bertello, come dono per Papa Francesco. L’obiettivo del Laboratorio, diretto dal giornalista Carlo Climati, è quello di sensibilizzare i giovani ad una nuova forma di comunicazione, che non veda nell’altro un nemico e che sia basata sul dialogo e su una serena accoglienza dell’altro. Il laboratorio, teorico e pratico, esplora le diverse forme di comunicazione del mondo di oggi: dal giornalismo ai social network, dalla musica alla radio, dalla televisione al dialogo nella vita quotidiana. “Non sei un nemico!” è il motto, l’idea di base del laboratorio. I giovani sono incoraggiati a vedere gli altri con uno sguardo nuovo, a creare linguaggi che possano rappresentare un ponte verso tutti, contribuendo all’abbattimento di muri, ostacoli, sospetti e diffidenze.

Il laboratorio di comunicazione fa parte delle attività di responsabilità sociale proposte agli studenti dell’Università Europea di Roma, che ha tra i suoi obiettivi principali la formazione della persona. Una formazione che consenta non solo l’acquisizione di competenze professionali, ma che orienti anche i giovani ad una crescita personale e ad uno spirito di servizio per gli altri.

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