In Nigeria strage di cristiani, ma c’è chi spera nella pace

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Sono oltre 100 gli abitanti del villaggio di Izghe, nel nordest della Nigeria, uccisi domenica 16 febbraio da uomini armati che probabilmente appartengono al gruppo di integralisti islamici di Boko Haram.

Lo ha detto un senatore di quella regione, precisando che i morti sono 106, tra cui una donna anziana. I testimoni della strage hanno raccontato che gli assalitori sono arrivati di sera a bordo di camion e moto, travestiti da militari. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un’area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d’arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di ‘Allah è grande’.

Secondo alcune fonti locali, il massacro è stata la reazione a una serie di bombardamenti aerei da parte delle forze nigeriane contro postazioni degli estremisti islamici non lontano da Izghe, verso il confine con il Camerun. Monsignor Ignatius Ayau Kaigama, Arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale Nigeriana, ha riferito all’agenzia Fides: “L’ultimo massacro avvenuto nel nord della Nigeria non mi sorprende più, perché Boko Haram segue uno schema regolare, volto a terrorizzare la popolazione. Purtroppo le autorità finora hanno fallito nell’adempiere al loro compito di assicurare pace e sicurezza ai nigeriani in ogni area del Paese.

Nonostante gli sforzi profusi e le ingenti risorse investite per combattere questi gruppi di fanatici, i responsabili politici e militari nigeriani non sono ancora riusciti a venire a capo del problema… Penso che ci siano gruppi esterni alla Nigeria che offrono un’assistenza sofisticata alle formazioni radicali nigeriane, oppure che ci siano, all’interno della Nigeria stessa, delle simpatie per questi gruppi, magari persino da parte di alcune persone che rendono possibile la continuazione di questi attacchi, passando informazioni o in altra maniera”.

Inoltre, il mercoledì precedente il gruppo Boko Haram aveva fatto incursione nel nord del Paese: “39 persone sono state uccise e più del 70% del villaggio è stato raso al suolo”, ha detto alla stampa il governatore dello Stato di Borno, Kashim Shettima. Poco prima del tramonto, molti uomini a bordo di fuoristrada hanno attaccato il villaggio di Konduga, sparando indiscriminatamente su centinaia di abitanti. Coloro che sono riusciti a sfuggire al massacro si sono rifugiati nei boschi e non ritornano per la paura di essere uccisi. Il governatore Shettima ha affermato che Boko Haram è meglio attrezzata dell’esercito nigeriano.

Nel frattempo l’arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Lagos, il cardinale Olubunmi Okogie, ha reso pubblico un forte avvertimento ai politici nigeriani che hanno l’abitudine di ‘saccheggiare’ i beni della nazione, invitandoli a desistere da tale comportamento: “Viviamo in un paese dove oltre il 90% dei cittadini sono oppressi e senza casa. Ecco perché chiedo ai nostri leader, soprattutto quelli corrotti, che hanno l’abitudine di saccheggiare il tesoro della nazione e manipolare il sistema per la loro fini egoistici a desistere”.

Ma la speranza per una Nazione pacificata e democratica ha il sostegnodi Pax Christi International, che ha insignito l’arcivescovo di Abuja, John Onaiyekan, del premio per il dialogo interreligioso: ‘La violenza non avrà l’ultima parola’, per i suoi sforzi per la promozione del dialogo e di una migliore comprensione tra le popolazioni di diverse tradizioni religiose che vivono nel continente africano. Mons. Onaiyekan ha sostenuto ‘instancabilmente’ la causa della pace, della giustizia, del dialogo interreligioso nella Nigeria e in altri Paesi dell’Africa. Mons. Onaiyekan si è rivelato un ardente promotore del dialogo tra cristiani e fedeli di altre religioni e un difensore della pace e della cooperazione, specialmente in Nigeria.

Al Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione e la trasmissione della fede, l’arcivescovo aveva sottolineato che musulmani e cristiani hanno “una responsabilità comune di operare per la pace e per l’armonia tra di noi e nel nostro mondo odierno”. Secondo il presule, le differenze tra le due fedi non sono irrilevanti ma “esistono anche ampie aree condivise, che ci sono state ricordate dal Vaticano II… La nuova evangelizzazione implicherà un lavoro comune per la promozione di valori condivisi, in un mondo che ne ha estremo bisogno”.

Con tale premio Pax Christi International ha voluto riconoscere una leadership molto importante esercitata dall’arcivescovo Onaiyekan a favore delle pace nel suo Paese ma anche attraverso tutta l’Africa e anche in vari Paesi del mondo: “L’impegno e gli sforzi coerenti ed instancabili dell’arcivescovo nel sostenere la giustizia, la pace ed il dialogo interreligioso gli sono valsi il premio di Pax Christi”.

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