Amore e dolore

Amore e dolore sono i due ritmi fondamentali di una misteriosa armonia che è protesa verso l’Eterno Infinito. Un cuore senza amore vive in un perenne deserto di morte. Un essere senza dolore cresce in un ingarbugliato sistema di vita senza respiro e senza crescita.
La vita non è mai inutile. L’amore e il dolore la rendono preziosa e feconda. La vita è sempre un dono che va vissuto, aldilà dei titoli e dei ruoli, nella fedeltà agli ideali per cui ci è stata donata, perché l’ideale fondamentale è l’amore. La vita si vive come dono se è fondata sull’amore, unico filo di un anello che stringe gli esseri umani tra di loro. L’amore è l’unico valore che sostiene ogni speranza. Tutto nella vita dipende dall’amore. Nell’amore c’è un paradosso: da una parte esso esige la dualità assolutamente infrangibile delle persone che si amano, dall’altra parte chiede e, a suo modo compie, l’unità delle persone che si amano. Mai l’uomo avrebbe conosciuto l’amore se Dio non si fosse rivelato come Amore, e Amore donato. I due grandi e smisurati gesti d’amore da parte di Dio sono la creazione e la redenzione: creazione per amore, redenzione che è amore: «l’amor che move ‘l sol e l’altre stelle». L’Amore è la molla della creazione.
Per molto tempo, l’uomo ha visto nell’universo solo un insieme armonioso – pensiamo al cosmo dei greci – che ruota saggiamente intorno alla terra immobile al centro. Poi è avvenuta la rivoluzione “astronomica” che ha capovolto questa prospettiva, e quella “biologica” nella forma dell’evoluzione della specie. Sappiamo ormai di far parte, non di una totalità già compiuta ma di una creazione sempre in corso, continua e progressiva. L’universo ha avuto la sua origine, ma la fine si compirà, chissà quando, a suo tempo. La creazione, però, non si muove all’interno di un circolo vizioso, non è una spirale che va verso l’assurdo o il vuoto, essa è orientata, nonostante ci siano certe apparenze negative transitorie, verso un futuro di Luce e di Vita, verso un compimento che è evoluzione e perfezione d’Amore. Questo punto Omega di unità d’amore è il momento cuore e culmine in cui si manifesterà il Cristo della parusia, termine della storia del mondo nella sua fragilità e nella sua sofferenza e inizio del mondo nuovo. Giovanni descrive la visione della celeste Gerusalemme futura: Vidi un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21,1). La creazione è un’immensa energia d’amore protesa verso l’unione sponsale col suo Creatore. Soltanto l’amore costruisce il mondo e la storia vivificandoli.
Il nostro Dio realizza il suo sogno d’amore con inaudita pienezza mediante la sua Incarnazione, si è immerso nella sua creatura intensamente amata attraverso la sua presenza d’amore. Più l’uomo diventa “uomo”, più desidera essere invaso e posseduto da Cristo, Verbo incarnato, inebriandosi di Lui e sentendosi amato da Lui. Generati dall’Amore di Dio, siamo nati per amare e per essere amati. Senza amore non c’è vita. Il cuore della creazione batte con questi due palpiti d’amore: l’amore di Dio per l’uomo, attraverso la creazione e l’incarnazione e l’amore dell’uomo verso Dio che lo ha creato a sua immagine e somiglianza e, ricreato a immagine di Cristo, è reso dallo Spirito figlio di Dio nel Figlio Gesù. L’effondersi dell’amore di Dio verso le creature chiede amore ricambiato. Ricambiare amore non è mercato ma grazia, l’unione teandrica è possibile solo se, al suo donarsi a noi, risponde il nostro donarci a Lui.
L’essenza dell’amore sta nella comunicazione di sé attraverso il possesso dell’Amato. Questa donazione comporta sempre immolazione, va sino al sacrificio di sé per l’amato. Il vero amore è donazione reciproca tra amante e amato. Dopo la parabola della vera vite, Gesù, nel cuore del discorso, consegna il suo comandamento: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,12-13). Nel cuore della notte, allo spirare del vento, Gesù dice a Nicodemo: Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Gesù, adempiendo la missione di salvezza, con il dono di sé, ha dato origine all’umanità salvata.
L’amore salvifico discende dal Padre al Figlio Gesù, da Gesù ai suoi discepoli, dai suoi discepoli a tutti gli uomini. La sofferenza e la morte di Gesù sono il segno della radicalità dell’amore come dono di sé. I testi di Giovanni non sono speculazioni metafisiche di teologia astratta o esoterica, ma annunzio di una storia vera che rivela il mistero di Dio Trinità innamorato dell’umanità.
Attraverso la testimonianza del mistero pasquale, l’uomo è coinvolto nella testimonianza stessa che il Verbo dà del Padre. Da questo si vede l’amore, dal come si sa donare la vita per coloro che si amano. Dio ha rivelato il suo Amore per noi non a parole, ma incarnandosi e offrendo la sua vita sul legno della croce “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Dall’Amore-Dolore fiorisce la Vita e la Gioia. Per raggiungere questo sublime ideale, tutto deve passare attraverso la ferita del costato aperto di Cristo che è piena rivelazione dell’Amore di Dio e apertura sull’Amore infinito. Gesù, soffrendo ha rivelato l’Amore, risorgendo ha ridonato a noi la Vita.