Il papa: Cristo è risorto per eliminare il veleno del peccato

Condividi su...

La celebrazione del giorno di Pasqua si apre in Piazza san Pietro con la venerazione dell’ icona acheropita del Salvatore , rito istituito nell’ anno del Giubileo del 2000 , e che da due anni vedena nuova icona che segue il prototipo medioevale. Due sportelli coprono l’immagine centrale di Cristo e, a fianco un testo paolino della resurrezione scandito in otto riquadri. Un rito recuperato dai primi secoli della Chiesa , come la sequenza di Pasqua che si canta prima del vangelo e le cui ultime parole dicono : “Cristo è davvero risorto”. Nella breve riflessione dell’ omelia Benedetto XVI riletto le parole dell’ apostolo Paolo “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato”. 

Un testo, ha ricordato, che risale ad appena una ventina d’anni dopo la morte e risurrezione di Gesù, eppure – come è tipico di certe espressioni paoline – contiene già, in una sintesi impressionante, la piena consapevolezza della novità cristiana. Il passaggio dal vecchio al nuovo secondo la tradizione ebraica che diventa il cuore del cristianesimo.

“La Pasqua ebraica, memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, prevedeva ogni anno il rito dell’immolazione dell’agnello, un agnello per famiglia, secondo la prescrizione mosaica. Nella sua passione e morte, Gesù si rivela come l’Agnello di Dio “immolato” sulla croce per togliere i peccati del mondo. È stato ucciso proprio nell’ora in cui era consuetudine immolare gli agnelli nel Tempio di Gerusalemme. Il senso di questo suo sacrificio lo aveva anticipato egli stesso durante l’Ultima Cena, sostituendosi – sotto i segni del pane e del vino – ai cibi rituali del pasto nella Pasqua ebraica. Così possiamo dire veramente che Gesù ha portato a compimento la tradizione dell’antica Pasqua e l’ha trasformata nella sua Pasqua.” Ecco allora anche il significato cristiano degli azzimi. Per la tradizione ebraica “bisognava eliminare dalla casa ogni più piccolo avanzo di pane lievitato. Ciò costituiva, da una parte, un ricordo di quanto accaduto agli antenati al momento della fuga dall’Egitto: uscendo in fretta dal paese, avevano portato con sé soltanto focacce non lievitate. Al tempo stesso, però, “gli azzimi” erano simbolo di purificazione: eliminare ciò che è vecchio per fare spazio al nuovo. Ora, spiega san Paolo, anche questa antica tradizione acquista un senso nuovo, a partire dal nuovo “esodo” appunto, che è il passaggio di Gesù dalla morte alla vita eterna.

E poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato se stesso per noi, anche noi, suoi discepoli – grazie a Lui e per mezzo di Lui – possiamo e dobbiamo essere “pasta nuova”, “azzimi”, liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato: niente più malizia e perversità nel nostro cuore.” L’ esortazione del papa è nelle parole di Paolo : “apriamo l’animo a Cristo morto e risuscitato perchè ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita divina ed eterna. Nella sequenza pasquale, quasi rispondendo alle parole dell’Apostolo, abbiamo cantato: “Scimus Christum surrexisse a mortuis vere ” – sappiamo che Cristo è veramente risorto dai morti”. Sì! È proprio questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è questo il grido di vittoria che tutti oggi ci unisce. E se Gesù è risorto, e dunque è vivo, chi mai potrà separarci da lui? Chi mai potrà privarci del suo amore che ha vinto l’odio e ha sconfitto la morte?”.

Al termine della messa in una piazza San Pietro resa ancora più spettacolare dai fiori dei vivaisti olandesi che da 24 anni donano gli addobbi per questa solennità, il papa è salito sulla loggia delle benedizione per il messaggio Urbi et Orbi. Nelle sue parole, l’annuncio al mondo della Pasqua che ”illumina le zone buie del mondo in cui viviamo”. Una risposta al nichilismo e al materialismo di questo tempo. La risurrezione, spiega il papa, ”non è un mito né un sogno, non è una visione né un`utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile”. Nei saluti finali in 63 lingue, la preghiera per i terremotati dell’Abruzzo. ”Il Cristo risuscitato – ha detto il pontefice – guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza”. Ad ascoltare il Papa, nella piazza San Pietro e nelle aree circostanti, una folla di fedeli da tutto il mondo.

151.11.48.50