Papa Francesco: l’ Eucarestia deve portarci all’attenzione agli altri
Quando siamo a messa amiamo chi ci sta vicino come lo ama Gesù, ci sentiamo peccatori, sentiamo il legame tra Eucaristia e comunità? Da queste domande parte la catechesi di Papa Francesco alla udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa prosegue la catechesi di base si sacramenti e oggi parla dalla Eucaristia che “ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero.” Il Papa indica alcuni segnali concreti per capire se viviamo bene il banchetto eucaristico.
“Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri” e il Papa nel suo stile personale chiede alla gente della piazza: “l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?”. Ed aggiunge: “Tutti noi andiamo a Messa, perché amiamo Gesù e vogliamo condividere la sua Passione e la sua Resurrezione nell’Eucaristia. Ma amiamo come Gesù vuole che amiamo quei fratelli e sorelle più bisognosi? Per esempio a Roma, in questi giorni, abbiamo visto tanti disagi sociali o per la pioggia che ha fatto tanto male a quartieri interi o per la mancanza di lavoro per questa crisi sociale di tutto il mondo… Mi domando, tutti noi domandiamoci: io che vado a Messa come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per loro, che hanno questo problema? O sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: ‘Hai visto come era vestita quella o come è vestito quello?’…. Alle volte si fa questo dopo la Messa o no? Si fa! E quello non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno un bisogno, una malattia, un problema. Pensiamo – ci farà bene oggi! – a questi fratelli e sorelle che hanno oggi problemi qui a Roma, problemi per la pioggia, per questa tragedia della pioggia, e problemi sociali del lavoro e chiediamo a Gesù, a questo Gesù che noi riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli”.
Poi il secondo indizio: andare a messa sentendosi bisognosi del perdono di Dio. “Se ognuno di noi , ha detto il Papa, non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, ma meglio che non vada a Messa! Perché noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare alla sua redenzione, al suo perdono. Quel ‘Confesso’ che diciamo all’inizio non è un ‘pro forma’, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e confesso! Così inizia la Messa. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23). In quel pane e quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia”.
E infine il rapporto tra Eucaristia e vita della comunità: “l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! E’ Cristo che li attua, che è sull’altare! E Cristo è il Signore. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita”.
La conclusione del Papa è un invito a vivere “l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso: la vita eterna!”