Benedetto XVI e la musica, una grande partitura teologica
Lassù sul colle vaticano, nella quiete del monastero “Mater Ecclesiae”, la residenza che ha scelto un anno fa come dimora per vivere da Papa Emerito, Benedetto XVI trascorre le sue giornate meditando, pregando e studiando. Le dimensioni costanti della sua vita di credente, di pastore e di teologo. Ma anche dedicandosi a una delle sue grandi passioni, la musica. Dal giorno della sua elezione, il 19 aprile 2005, i cronisti che erano alla ricerca di aspetti per così dire più ‘leggeri’ della personalità del cardinale tedesco divenuto Papa iniziarono ad almanaccare delle sue predilezioni per i gatti e a raccontarne quella per la musica. Ora, se la ricerca di mici e felini d’affezione è stata qualcosa che ha riempito pagine e pagine di giornali per approdare solo a fantasie o leggende metropolitane, molto più concreto, visibile e reale è il trasporto di Benedetto XVI per la grande arte musicale. Le foto di Joseph Ratzinger seduto al pianoforte nell’appartamento pontificio o in vacanza, la sua partecipazione a concerti o a esibizioni di orchestre e cori in Vaticano come a Castel Gandolfo testimoniano visibilmente la sua autentica perizia e la sua profonda sensibilità per l’universo delle sette note. Un amore che parte da lontano, dagli anni della giovinezza a Ratisbona, in cui partecipava insieme a suo fratello Georg alle attività del coro ecclesiastico più antico del mondo, i ‘Regensburger Domspatzen’, i ‘Passeri della Cattedrale’. Ma che è proseguito e aumentato nel tempo, accompagnandone con riflessioni e meditazioni il percorso biografico in parallelo alla sue esperienze di professore, vescovo, cardinale, Pontefice. Proprio da alcune allocuzioni tenute in occasioni di udienze e di incontri e dai discorsi che egli ha tenuto al termine dei concerti viene fuori la grande sensibilità e la profonda lezione di fede che egli trae dall’ascolto di pagine memorabili di grandi opere e composizioni musicali. “La musica, la grande musica, distende lo spirito, suscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio”. Sta tutta in queste parole la sua visione dell’arte musicale. Una passione che, meritoriamente, la casa editrice di Venezia Marcianum Press ha raccolto in un raffinato libretto, che già dal titolo in italiano, “Sulla musica”, dà l’idea di un piccolo trattato, alla maniera dei classici latini, in cui sono riassunte tutta la competenza del ‘critico’ ed esperto Joseph Ratzinger e il rapporto particolare tra Benedetto XVI e l’armonia musicale. Un testo che, ad un anno dalla rinuncia, vale la pena riprendere in mano e rileggere, per sottolineare nuovamente un aspetto che ha un suo rilievo nel ricco ministero apostolico del papa tedesco.
“Il discorso sulla musica di papa Benedetto – scrive nella prefazione il curatore Lucio Coco, studioso di letteratura classica antica – è sempre attraversato da una lettura spirituale di essa, per cui, attraverso i suoni dell’orchestra, il canto del coro o l’esecuzione di un solista, possiamo arrivare ad avere uno sguardo più puro sulla nostra realtà interiore per scrutare in essa le passioni che la agitano e la scuotono oppure le gioie e le speranze che la animano e la destano”. Oltre allo specialista, anche il semplice lettore rimane ammirato nel ripercorre il ‘discorso’ sulla musica di Papa Benedetto. Sciolte dal contesto in cui furono pronunciate, le parole del pontefice sembrano risuonare di nuovo con rinnovati accenti e delineano una vera e propria ‘costruzione’ teologica, in cui la musica, suscitando risonanze che vanno al di là di se stesse e rimandano al “Creatore di ogni armonia” (discorso a Castel Gandolfo al termine del concerto dei Bamberger Symphoniker per il Millennio dell’Arcidiocesi di Bamberg, 4 settembre 2007) , ha la possibilità di “aprire le menti e i cuori alla dimensione dello spirito e condurre le persone ad alzare lo sguardo verso l’Alto, ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la sorgente ultima in Dio” (discorso nell’Aula Paolo VI dopo il concerto offerto dal Presidente Napolitano per il quinto anniversario di pontificato, 29 aprile 2010).
Nella riflessione del Papa non mancano anche spunti teologici e filosofici di spessore, in cui il pontefice via via riflette su Dio e sul mondo e ne offre a tutti il succo più profondo. Nella spiritualità di Papa Benedetto, la musica chiama l’uomo all’universalità, all’apertura, all’incontro con Dio e con gli altri, a rinnovare il linguaggio senza tempo della bellezza. E’ essa stessa una grande esperienza spirituale, una “espressione dello spirito, di un luogo interiore della persona, che spesso accompagna la nostra preghiera e porta all’incontro con Dio” (discorso a Castel Gandolfo per il concerto per il 90° della Caritas di Ratisbona, 11 agosto 2012). Ma la musica serve anche a suscitare riflessioni, a porsi domande. “Ogni giornata – afferma nel discorso al termine del concerto del Philharmonia Quartett Berlin nella Sala Clementina il 18 novembre 2006 – è un intreccio di gioie e di dolori. Di speranze e delusioni, di attese e sorprese, che si alternano in modo movimentato e che destano nel nostro animo le domande fondamentali sul ‘da dove’, sul ‘verso dove’ e sul senso vero della nostra esistenza.
La musica, che esprime tutte queste percezioni dell’animo, offre all’ascoltatore la possibilità di scrutare come in uno specchio le vicende della storia personale e di quella universale”. E ancora, dalle riflessioni di Ratzinger, la musica è anche una forma mirabile e sublime di comunicazione umana, presente in tutte le culture, mezzo di incontro tra persone e popoli, utilizzata per accompagnare “ogni esperienza umana, dal dolore al piacere, dall’odio all’amore, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita. Perché essa dà forma a quello che non si riesce a fare con le parole, perché suscita emozioni altrimenti difficili da comunicare” (discorso nell’Aula Paolo VI per il concerto offerto dall’Accademia Pianistica Internazionale di Imola il 17 ottobre 2009). E’ un sistema armonico, “con una sua struttura e una sua profondità”. non una semplice “successione di suoni” (sempre dal discorso dell’11 agosto 2012). E lo sguardo e il pensiero del Papa si allargano. Dalla musica Benedetto trae uno stimolo a riflettere su chi la musica è chiamato ad eseguirla, sull’orchestra e sui suoi componenti, come una metafora del buon governo possibile della convivenze umane, in cui ciascuno è chiamato ad esprimersi secondo i doni e i talenti ricevuti nel rispetto delle competenze e dei saperi degli altri.
“La musica è armonia delle differenze. Dalla molteplicità dei timbri dei diversi strumenti può uscire una sinfonia. Ma questo non accade magicamente, né automaticamente; si realizza soltanto grazie all’impegno del direttore e di ogni singolo musicista. Un impegno paziente, faticoso, che richiede tempo e sacrifici, nello sforzo di ascoltarsi a vicenda, evitando eccessivi protagonismi e privilegiando la migliore riuscita dell’insieme” (discorso a Castel Gandolfo nella festa di San Benedetto, l’11 luglio 2012, alla fine del concerto della West-Eastern Divan Orchestra diretta da Daniel Barenboim). Una armonia che dovrebbe plasmare anche il governo della Chiesa, se nel già citato discorso del 18 novembre 2006, a un anno e mezzo dall’elezione e ben prima di Vatileaks e del gracchiare dei ‘corvi’, il Papa osservava, con quell’umiltà che è stata una cifra del suo ministero: “Il suonare insieme dei solisti richiede dal singolo non solo l’impegno di tutte le sue capacità tecniche e musicali, ma anche il sapersi ritirare nell’ascolto attento degli altri. Solo se ciascuno non pone al centro se stesso, ma si inserisce nell’insieme e si mette a disposizione come ‘strumento’ al servizio del pensiero del compositore, solo allora si ha un’interpretazione veramente grande.
E’ una bella immagine anche per noi che, nell’ambito della Chiesa, ci impegniamo a essere ‘strumenti’ per comunicare agli uomini il pensiero del grande ‘Compositore’, la cui opera è l’armonia dell’universo. Noi non siamo chiamati a prendere in mano la bacchetta del direttore – proseguiva ancora il Papa – e ancora meno a cambiare le melodie secondo il nostro gusto. Ma siamo chiamati, ciascuno di noi al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il grande Maestro nell’eseguire il suo stupendo capolavoro. Nel corso dell’esecuzione ci sarà poi anche dato di comprendere man mano il grandioso disegno della partitura divina”. Accanto a queste riflessioni a mente aperta, il piccolo e finissimo trattato ospita anche altri pensieri del papa tedesco: dal valore del canto all’esperienza del coro, dall’importanza della musica sacra nella vita della Chiesa alle valutazioni e alle osservazioni sui grandi compositori autori di pagine sublimi, di cui è da sottolineare la speciale competenza ratzingeriana, al pari dei grandi critici musicali. Ed ecco Vivaldi e la sua meraviglia di fronte al Creato; Händel con le sue avvincenti atmosfere spirituali; Bach, uno dei grandi ‘architetti della musica’; Beethoven, in cui arde la scintilla dell’amore divino; Rossini e la sua gamma di sentimenti; Schubert e i suoi viaggi nell’interiorità, Mendelssohn e l’arte come lode a Dio; Liszt e la sua ricerca dell’unità musicale; Bruckner, al cui ascolto “sembra di trovarsi all’interno di una grande cattedrale”; i grandi compositori russi, Musorgskij, Rimski-Korsakov, Čajkovskij, Rachmaninov, in cui “si anticipa e realizza il confronto e il dialogo tra Oriente e Occidente, fra tradizione e modernità”.
E Giuseppe Verdi, di cui il Papa sottolinea la “capacità di scrutare il cuore mettendo in luce il dramma della condizione umana”. Fino all’amato Mozart, di cui dichiara di nutrire, nel discorso a Castel Gandolfo del 7 settembre 2010 dopo aver ascoltato la Messa da Requiem in Re minore K 626 eseguita dall’Orchestra di Padova e del Veneto e dal Coro “Accademia della voce” di Torino, un “affetto particolare” perché nel riandare con la memoria agli anni della giovinezza e all’ascolto delle sue ‘Messe’, Ratzinger percepiva che “un raggio della bellezza del Cielo mi aveva raggiunto, e questa sensazione la provo ogni volta anche oggi. In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la ‘mozart’sche Heiterkeit’, la ‘serenità mozartiana’ avvolge tutto, in ogni momento”.
E a proposito di sentimenti personali, vale la pena soffermarsi, al termine di questa rassegna, sulla gratitudine manifestata da Papa Benedetto per la ‘compagnia’ della musica nella sua esistenza. Il 16 aprile 2007, in occasione del suo 80° compleanno, così ebbe ad esprimersi dopo il concerto dell’orchestra radiosinfonica di Stoccarda: “Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Iddio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio, che sempre mi ha offerto conforto e gioia. Ringrazio anche le persone che, fin dai primi anni della mia infanzia, mi hanno avvicinato a questa fonte di ispirazione e di serenità. Ringrazio coloro che uniscono musica e preghiera nella lode armoniosa di Dio e delle sue opere: essi ci aiutano a glorificare il Creatore e Redentore del mondo, che è opera meravigliosa delle sue mani”.