Olimpiadi invernali 2014: una speranza per la pace?

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I XXII Giochi olimpici invernali a Sochi (Russia) dureranno fino al 23 febbraio. Nella giornata inaugurale il cardinale dell’arcidiocesi di Praga, card. Dominik Duka, invitato dal presidente del comitato olimpico ceco, ha celebrato una messa in inglese ‘aperta a tutti i partecipanti alle Olimpiadi’ nella chiesa cattolica di Simone e Giuda Taddeo, insieme ai sacerdoti cattolici che accompagnano le squadre olimpiche. Inoltre, come previsto dal regolamento dei Giochi olimpici, sono state predisposte sale di preghiera per i credenti delle principali religioni mondiali (cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, induisti).

Tornando ai numeri olimpici, sono 88 le nazioni che hanno qualificato almeno un atleta per partecipare a questa edizione dei Giochi, sei in più della precedente edizione. Tra queste anche l’India, che però gareggia sotto la bandiera olimpica, con il nome di Atleti Olimpici Indipendenti, in quanto il Comitato Olimpico Indiano è stato sospeso dal CIO per alcune inadempienze ai precetti della carta olimpica e come misura di protezione a causa delle ingerenze fatte dal governo indiano nel processo di elezione dei membri del comitato nazionale.

Il costo totale delle infrastrutture e degli impianti realizzati in previsione dell’evento ammontavano a 12 miliardi di dollari ma diversi fattori hanno causato l’espansione del budget ad oltre 51 miliardi di dollari, rendendo quella di Sochi la manifestazione olimpica più costosa di sempre. Ma altri problemi si sono addensati nei rapporti di associazioni internazionali.

Human Rights Watch, oltre a sottolineare la trasformazione di un’enorme area naturale protetta in terreno edificabile nella zona tra il Mar Nero e le alture del Caucaso, ha denunciato la situazione degli abitanti di un villaggio di montagna, Akhshtyr, che da 5 anni vivono senza acqua potabile, trasporti pubblici e altri servizi essenziali proprio per colpa delle Olimpiadi ‘più costose della storia’, come le definisce l’organizzazione internazionale. Akhshtyr si trova proprio tra il villaggio olimpico e lo stadio, sul litorale del Mar Nero, e la località sciistica di Krasnaja Poljana; per collegare i due siti le autorità russe hanno costruito un’autostrada e una ferrovia lunghe 48 chilometri che ‘eludono’ completamente il villaggio, tagliandolo fuori da ogni via di comunicazione.

Inoltre, il villaggio ha subito anche la mancanza di acqua: nel 2008, quando fu costruita una via di accesso per i camion che prelevavano pietre e altri materiali per costruire gli impianti, e una discarica di materiali di risulta, vennero anche distrutti i pozzi d’acqua di cui si serviva il villaggio; ancora oggi ad Akhshtyr l’acqua è fornita da autocisterne che raggiungono il paese una volta la settimana, ma risulta largamente insufficiente per i bisogni primari.

Ancora: nei giorni scorsi è stato arrestato Evgeny Vitishko, per aver imprecato mentre si trovava alla fermata di un autobus a Tuapse, nei dintorni della città olimpica. Vitishko è accusato di ‘atti minori di teppismo’, reato per il quale è prevista la detenzione amministrativa per 15 giorni; mentre secondo Amnesty International Vitishko è stato molto attivo nel denunciare la deforestazione, le costruzioni e le recinzioni illegali nella foresta protetta dell’area di Sochi. Una prima condanna, nel 2012, è stata sospesa.

I sostenitori di Vitishko temono ora che egli possa essere tenuto agli arresti per il reato amministrativo di ‘atti minori di teppismo’ per poi essere inviato in una colonia penale a scontare la condanna a tre anni. Anche Igor Kharchenko, componente dell’organizzazione non governativa Osservatorio ambientale del Caucaso del Nord, è stato arrestato a Krasnodar: “Tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani, tutti coloro che partecipano ai Giochi olimpici, compresi coloro che sono coinvolti nell’organizzazione e nella loro esecuzione, devono esprimersi apertamente contro le violazioni dei diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale.

Infine secondo l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) da mesi le autorità russe controllano e censurano il lavoro dei giornalisti e sono previste misure di sicurezza e di sorveglianza degli atleti pari alle misure in vigore in Cecenia e in Daghestan, con pesanti limitazioni per la popolazione civile. Per Sarah Reinke, referente dell’APM per i paesi CSI: “I Giochi olimpici di Sochi, proprio come quelli svolti a Pechino nel 2008, rischiano di diventare utili solo al sistema repressivo ma non portare nulla alla popolazione locale.

Nel XIX secolo Sochi è stata luogo della sanguinosa battaglia dei Circassi contro il dominio russo. Perse le guerre, i Circassi hanno subito massacri e deportazioni. Oggi i discendenti dei sopravvissuti vivono sparsi nel mondo. I crimini di allora vengono tuttora taciuti tant’è che per i Circassi lo svolgimento dei Giochi Olimpici a Sochi costituisce una provocazione e la denigrazione della loro storia e cultura. Le autorità russe finora hanno ignorato le richieste circasse di onorare le vittime della storia coloniale russa e hanno anzi tentato di intimidire e reprimere le voci degli attivisti circassi”.

Secondo il rapporto dell’International Crisis Group, il Caucaso del Nord è la regione con il più alto potenziale di violenza: solo nel 2012 ci sono state 1.225 persone vittime di violenze.

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