Papa Francesco ai giovani: liberatevi dalla logica del mondo
Papa Francesco spiega che cosa è la povertà evangelica e comincia dai giovani. Il messaggio per la GMG di Cracovia parte dal ricordo dei giorni di Copacabana, Ogni ragazzo deve essere un discepolo missionario cha porta il Vangelo “fino alle estreme periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo.”
Nei prossimi tre anni saranno le beatitudini la guida per i giovani, quelle proclamate da Gesù alla folla che lo ascolta, da un monte come il monte dove Mosè incontra Dio. E “Gesù comunica la via della vita, quella via che Lui stesso percorre, anzi, che Lui stesso è, e la propone come via della vera felicità.” E certo “non è una strada facile” scrive il Papa ai giovani del mondo “ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli.”
Le sfide sono quelle di sempre , dalla povertà alle persecuzioni. Ma le beatitudine sono la vera rivoluzione “un modello di felicità opposto a quello che di solito viene comunicato dai media, dal pensiero dominante. Per la mentalità mondana, è uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi, che sia morto su una croce! Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati “perdenti”, deboli. Sono esaltati invece il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri.”
A Gesù si deve rispondere con il coraggio della felicità, quella vera che nasce dall’allargare i cuori. Cita Piergiorgio Frassati il Papa: “vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere”.
Attenzione alle “offerte a prezzo basso” che propone il mondo, dice Francesco ai giovani. “Quando cerchiamo il successo, il piacere, l’avere in modo egoistico e ne facciamo degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza, un falso senso di appagamento; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo mai soddisfatti, siamo spinti a cercare sempre di più. È molto triste vedere una gioventù “sazia”, ma debole.” E con il suo linguaggio popolare e popolano che arriva diretto al cuore aggiunge: “I giovani che scelgono Cristo sono forti, si nutrono della sua Parola e non si “abbuffano” di altre cose! Abbiate il coraggio di andare contro corrente. Abbiate il coraggio della vera felicità! Dite no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di assumere responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita!”
Poveri in spirito dunque, cioè? Poveri come è stato povero Cristo che si è spogliato della sua divinità. “Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria. Qui vediamo la scelta di povertà di Dio: da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà . E’ il mistero che contempliamo nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una mangiatoia; e poi sulla croce, dove la spogliazione giunge al culmine.”
Non si parla solo di povertà materiale, non si parla di pauperismo, si parla di umiltà, e di “consapevolezza dei propri limiti, della propria condizione esistenziale di povertà.”
Ed ecco un’altra santa giovane: Teresa di Gesù Bambino, che parla di Gesù che “nella sua Incarnazione si presenta come un mendicante, un bisognoso in cerca d’amore.”
E noi siamo mendicanti di Dio che è amore assoluto. Cita il Catechismo della Chiesa Cattolica, Francesco che “parla dell’uomo come di un «mendicante di Dio» (n. 2559) e ci dice che la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete (n. 2560).”
E poi Francesco di Assisi e Madonna Povertà, “Francesco ha vissuto l’imitazione di Cristo povero e l’amore per i poveri in modo inscindibile, come le due facce di una stessa medaglia.” Ecco allora tre indicazione del Papa ai ragazzi per vivere questa beatitudine della povertà: essere liberi nei confronti delle cose, convertirsi riguardo ai poveri che hanno tanto da offrirci.
“Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi” e aggiunge: “Anche per superare la crisi economica bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti sprechi. Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà.” E poi “di fronte a vecchie e nuove forme di povertà, la disoccupazione, l’emigrazione, tante dipendenze di vario tipo, abbiamo il dovere di essere vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza.”
Imparare a stare con i poveri e far sentire il nostro amore: “Incontriamoli, guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli. I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente.”
Ed ecco un alto santo che il Papa ama particolarmente “Benedetto Giuseppe Labre, il quale dormiva per strada a Roma e viveva delle offerte della gente, era diventato consigliere spirituale di tante persone, tra cui anche nobili e prelati.” Perché “un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità.”
Il Papa conclude spiegando il legame profondo tra povertà ed evangelizzazione. “Il Signore vuole una Chiesa povera che evangelizzi i poveri.” Perché “la povertà evangelica è condizione fondamentale affinché il Regno di Dio si diffonda”
L’esempio da seguire è quello dei santi come Giovanni Paolo II: “ Lui sarà il grande patrono delle GMG, di cui è stato l’iniziatore e il trascinatore. E nella comunione dei santi continuerà ad essere per tutti voi un padre e un amico.”