Card. Scola: il futuro è un nuovo umanesimo
Senza politiche adeguate in materia di famiglia ed immigrazione la locomotiva d’Italia rischia di perdere il treno del futuro: lo ha detto, martedì, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervenendo al Consiglio regionale lombardo.
Nel suo intervento il porporato si è soffermato sul ‘paradosso di un’apertura crescente alla dimensione internazionale, dell’economa lombarda, e le forti perplessità, quando non vere e proprie resistenze, con cui talora affrontiamo la realtà, destinata a crescere, dell’immigrazione nelle nostre terre’. Ringraziando per l’ospitalità ricevuta, il card. Scola ha precisato il senso della sua presenza, pensando anche alla prossima Expò: “Questo incontro è un gesto di amicizia civica con cui viene riconosciuto l’apporto che la Chiesa ambrosiana vuole offrire alla società plurale che caratterizza oggi anche la nostra regione…
In Lombardia ci troviamo di fronte al paradosso di un’apertura crescente alla dimensione internazionale per quanto riguarda la crescita economica e la realtà dell’export, insieme alle forti perplessità, quando non a vere e proprie resistenze, con cui talora affrontiamo la realtà, destinata a crescere, dell’immigrazione nelle nostre terre.
Mentre lo sviluppo delle esportazioni mostra la capacità di andare incontro a mercati lontani e culturalmente differenti, tale capacità sembra venir meno quando si tratta di affrontare equilibrate politiche di integrazione, nel rispetto della legalità. Gli immigrati rappresentano quindi una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva, il nostro futuro sarà più difficile”.
Il card. Scola ha invitato ad osservare la crisi come momento di crescita di questa ‘società complessa’, da cui si può uscire puntando a due potenzialità, gli immigrati e la famiglia: “Un dato è sotto gli occhi di tutti (Rapporto Caritas-Migrantes 2013): il processo di invecchiamento viene rallentato soprattutto grazie all’apporto degli immigrati. Mentre lo sviluppo delle esportazioni mostra la capacità di andare incontro a mercati lontani e culturalmente differenti, si pensi agli Stati Uniti ma, soprattutto, all’Asia, tale capacità sembra venir meno quando si tratta di affrontare equilibrate politiche di integrazione, nel rispetto della legalità.
Gli immigrati rappresentano quindi una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva il nostro futuro sarà più difficile. Un altro carattere proprio dell’attuale frangente storico è la situazione in cui versa la famiglia. I nuclei familiari, secondo gli esperti, aumentano ma sono sempre più piccoli. Inoltre, cresce il numero delle persone che vivono sole e delle coppie senza figli, anche se quelle con figli continuano a rappresentare la struttura familiare più diffusa in Lombardia. Suscita grandissima preoccupazione l’incidenza della crisi economica sulle famiglie con più figli o con anziani a carico.
Inoltre, il crescente indebolimento del legame matrimoniale, come dimostra il dato delle separazioni in aumento, infragilisce il nostro tessuto sociale e crea nuovi poveri. Infine, mi preme fare un cenno al costante incremento delle famiglie in condizioni di povertà assoluta o di vulnerabilità. Questa situazione trova in Lombardia una estesa e solida rete di opere di volontariato e non profit, tra le quali, senz’altro, occupano un posto significativo le variegate realtà sorte dalla vita della diocesi, delle parrocchie e delle aggregazioni di fedeli”.
Tale frangente si può superare con un ‘nuovo umanesimo’: “Oggi, infatti, ripensare il mondo senza ripensare l’uomo significa affidarsi esclusivamente ad uno scenario di gestione tecnocratica globale davvero preoccupante. Senza ripensare l’uomo, senza riproporsi quindi la questione di una comune ‘grammatica dell’umano’, significa ridursi all’unico sapere e saper fare di cui l’uomo contemporaneo si sente in qualche modo certo, il sapere tecno-scientifico”.
Questa grammatica dell’umano si traduce in nuovi stili di vita come insegna il magistero della Chiesa: “Non per sua capacità e merito, ma in forza dell’evento di Gesù Cristo in cui, come ha affermato il Concilio Vaticano II, trova vera luce il mistero dell’uomo. L’umano di cui la Chiesa parla non deriva da un patrimonio dottrinale ‘ideologico e cristallizzato’ (Papa Francesco), non anzitutto da codici normativi, non da tradizioni rituali prese in se stesse, non da particolari competenze concorrenti con altre, ma dal rapporto con una Persona vivente”.
Ed ecco il compito della politica e soprattutto di una società veramente laica, nel senso etimologico della parola: “Laicità non è costruire spazi neutri, ma ambiti in cui tutti si raccontino e si lascino raccontare: luoghi di crescita antropologica, di edificazione delle identità personali, di cura delle relazioni, di aiuto alle nuove generazioni, come la famiglia e le istituzioni educative, di promozione di lavoro aggiornato secondo adeguate risorse tecniche ed economiche. Ben consapevoli che l’esperienza del lavoro, accessibile alle nuove generazioni, non è solo un fatto tecnico ed economico, ma anche formativo, relazionale e culturale”.
Al termine dell’incontro, in un clima di cordialità, ha salutato il personale della regione ed i membri della Giunta e dell’Assemblea consiliare, compresi gli esponenti del Movimento 5 Stelle che, pur avendo abbandonato l’Aula in quanto hanno detto di rivendicare la laicità dello Stato per la salvaguardia di luoghi dello Stato laico, hanno seguito dai loro uffici l’intervento dell’Arcivescovo.