Wojtyla beato? “Senza fretta”. Tra nuovi miracoli e antichi ricordi

“Non c’è fretta”, sembra essere la frase più pronunciata in questi giorni parlando della beatificazione di Giovanni Paolo II, a quattro anni dalla sua morte. Lo hanno ripetuto più volte e in più occasioni esponenti vaticani, anche il fido segretario Stanistao Dziwisz, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, in questi giorni a Roma per l’anniversario del papa polacco.
“Siamo nella fase romana” della causa di beatificazione e canonizzazione, la diocesana è terminata, e “la positio”, la raccolta di tutti i documenti e testimonianze, “è già nelle mani dei teologi”, ha ribadito monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi. In questi giorni, poi, notizie di nuovi avvenimenti miracolosi su intercessione di Wojtyla. Il primo riguarda un bambino paralizzato di nove anni, caso riportato proprio dal fido segretario di Giovanni Paolo II, l’altro un uomo ferito alla testa, di Cleveland, negli Stati Uniti, reso noto dalla televisione ABC.
Casi che, ovviamente, verranno verificati, secondo la più prudente lettura vaticana, “senza fretta”, perché non ci siano dubbi. Anche perché, la beatificazione finora ha viaggiato su una corsia preferenziale, ha ricordato mons. Angelo Amato. Ma adesso occorre avere pazienza e rispettare le procedure che “non mi danno la possibilità di anticipare i tempi”, ha spiegato. Papa Benedetto XVI, d’altronde già il 28 aprile 2005 concesse la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte per l’inizio della istruttoria. “Trattandosi di una causa di un Papa così conosciuto e amato – ha aggiunto il prelato – la speditezza obbliga a una grande accuratezza metodologica e contenutistica, nel rispetto delle procedure previste. Speditezza non significa fretta o superficialità, ma, al contrario, essa implica sollecitudine e professionalità”.
Lo stesso Benedetto XVI, nelle celebrazioni del quarto anniversario, non ha acenanto all’argomento, nè ha parlato di una data, che molte fonti polacche sperano già nel 2 aprile 2010. Ma il cardinale Dziwisz, è netto, e nella rubrica “Italia allo Specchio” di Rai 2, commentando il “Santo subito” levatosi a San Pietro durante i funerali, ha parlato di Giovanni Paolo II come “santo dall’inizio, quando lo abbiamo conosciuto.” Perché “Lui non è diventato santo quando era pontefice, ma con questa santità è entrato nella chiesa universale”. “La gente ha scoperto la sua santità – ha aggiunto il cardinale – ma io lo ho accompagnato dal primo anno di seminario, quando ci insegnava filosofia” e quando “entrava in cappella e si buttava in contemplazione di Dio”.
Ma per l’onore degli altari, la Chiesa prevede la presenza di casi miracolosi. Ed è lo stesso cardinale Dziwisz, quasi a voler rilanciare, che ne propone uno nuovo e finora sconosciuto. Quello in particolare di un bambino polacco, immobilizzato sulla sedia a rotelle da un tumore ai reni, che ha ripreso miracolosamente a camminare dopo aver visitato la tomba di Wojtyla nelle grotte vaticane, nei giorni scorsi. ”Io – ha detto il porporato – sono stato personalmente testimone di tante grazie, non li chiamo miracoli, fatte da Giovanni Paolo II. Soprattutto su malati di tumore. E c’è un episodio, accaduto in questi giorni, che mi è stato raccontato. Un ragazzo polacco di 9 anni, di Danzica, malato di tumore, colpito da un cancro al rene, è stato portato in carrozzina, perchè non poteva camminare, sulla tomba di Giovanni Paolo II. Lì – ha raccontato Dziwisz – ha pregato,e appena uscito dalla Basilica di San Pietro, ha detto ai genitori, stupiti: ‘Io voglio Camminare’. Si è alzato, e ha iniziato a camminare”.
Di queste ora anche l’esclusiva della rete televisiva americana ABC, che parla della “miracolosa” guarigione di un uomo di Cleveland, Ohio, Stati Uniti. Jory Aebly, 26 anni, ferito gravemente alla testa durante una rapina, ha recuperato la salute grazie a un rosario benedetto da Giovanni Paolo II, ha detto il cappellano dell’ospedale.
La Congregazione per le Cause dei Santi sta intanto indagando su un terzo ”miracolo”, la guarigione di una suora francese malata di Parkinson, la stesso morbo che sopraffece il papa polacco.
Sull’argomento anche il commento dell’ex direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro-Valls, anch’egli per anni accanto al papa, e oggi intervistato da Sky. “Attendiamo tutti che la Chiesa proclami beato Giovanni Paolo II. Non spetta a me fare previsioni su quando si chiuderà la causa: è una decisione che deve prendere la Chiesa”. Piuttosto, invece, rilancia sul tanto lavoro fatto dalla Chiesa per giungere alla decisione: “Ma c’è un altro aspetto, di cui si parla poco, ma che è importantissimo. Parlo di tutto il lavoro che per la causa di beatificazione si è fatto in questi anni, e del centinaio di persone che hanno reso la loro testimonianza su Giovanni Paolo II. Si tratta di una ricchezza straordinaria, che si valuterà meglio tra qualche secolo. Le persone che arriveranno tra qualche secolo troveranno tutto questo immenso materiale storico che fa conoscere di più la persona di Karol Wojtyla”.
Nell’intervista Navarro-Valls, ritorna ad argomentare sulla grande intesa tra l’attuale papa e il suo predecessore, e parla di pontificato sulla stessa linea. “E’ falso contrapporre, come fa qualcuno in questo periodo, il pontificato di Benedetto XVI e quello di Giovanni Paolo II. Gli attacchi che subisce adesso Papa Ratzinger – osserva – sono gli stessi che subì anche Papa Wojtyla. Mi ricordo che all’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II una certa stampa parlava di lui come di un Papa Polacco che non conosce la cultura moderna, che non conosce la cultura Occidentale. Questi sono aneddoti che passano, come passeranno per Benedetto XVI. Giovanni Paolo II per tutto il suo pontificato, sin dal 1981 – prosegue l’ex portavoce vaticano – ha avuto come primo collaboratore il cardinale Joseph Ratzinger. E Ratzinger lo ha aiutato con tutta la sua ricchezza intellettuale, concettuale, proprio quella che adesso vediamo dispiegata in questo Pontificato. Il fatto che verso Benedetto XVI ci sia incomprensione, provocata da alcuni eventi isolati, non fa che confermare l’incisività di questo pontificato. Quindi, una contrapposizione tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II non ha senso. Naturalmente si tratta di due persone che sono umanamente diverse, ma il loro messaggio è identico”.
“Oggi, quattro anni dopo la morte di Giovanni Paolo II, ho dentro ancora di più di quello che avevo subito dopo la sua scomparsa. Con il tempo – conclude Navarro-Valls – si ripensano fatti, si ripensano parole, e questo arricchisce ancora di più il ricordo, e lo rende più operativo. Sento Giovanni Paolo II sempre vicino”.