Papa Francesco: la vera miseria dell’uomo è dimenticarsi di Dio

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Povertà e miseria non sono la stessa cosa. Il Papa lo ricorda nel Messaggio per la Quaresima pubblicato oggi. Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? É questa la domanda da cui parte Papa Francesco per offrire ai fedeli e al mondo una traccia di riflessione per la Quaresima del 2014, che inizierà il 5 marzo prossimo.

La povertà di Dio è la spoliazione di Gesù e la sua incarnazione quel rendersi simile a noi per amarci fino in fondo.  “È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato.”

É lo scendere, dice il Papa,  tra noi uomini peccatori “per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria.”

La povertà con cui Gesù ci libera è il suo modo di amarci, scrive il Papa, “la povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio.”  Ed è questa la sua vera ricchezza che è la nostra ricchezza come  “un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero.”

E il Papa cita Leon Bloy: la sola vera tristezza è non essere santi  e quindi “potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.”

Qui entra in gioco la nostra risposta a questo amore e la nostra testimonianza: “In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.”

E chiarisce il Papa che: “ la miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale.”

Quella materiale è la povertà che priva dei diritti fondamentali e la Chiesa offre il suo servizio” per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. “Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo.”

Un impegno  a far si “che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione.”

La miseria morale, scrive il Papa, ci rende schiavi del vizio e del peccato. Famiglie segnata da alcol e droga, ma anche dalla mancanza di lavoro che priva di dignità e rischia di portare alla miseria morale che  “può ben chiamarsi suicidio incipiente.”  E questo porta alla miseria spirituale che è il rifiuto di Dio. “ Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, scrive il Papa,  che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera.”

L’antidoto c’è, è il Vangelo: “il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza!”

Ecco appunto la gioia del Vangelo e del suo annuncio che ci apre  “nuove strade di evangelizzazione e promozione umana.”

Ecco l’invito per la Quaresima: che la Chiesa intera, cioè  laici,  consacrati, sacerdoti e vescovi, “sia  disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà.” E il Papa sottolinea: “Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.”

Un invito all’attenzione e alla responsabilità “verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia.”

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