Ancora centinaia i dispersi del naufragio in Libia
I corpi senza vita di alcuni degli oltre 200 migranti dispersi in seguito al naufragio, tra sabato e domenica, di una o forse più imbarcazioni dirette verso la Sicilia, sono cominciati ad affiorare sulle coste libiche. Lo hanno riferito fonti del governo di Tripoli secondo cui l’avvistamento sarebbe stato fatto da alcuni pescatori nella zona di Sabrata, antica città romana a circa 80 chilometri a ovest della capitale.
Contattato dalla MISNA, il responsabile dell’Organizzazione per le migrazioni (Oim) nel paese, Laurence Hart, ha precisato che “il numero dei migranti ufficialmente dispersi ammonta a 214 persone” mentre 21 sono i cadaveri recuperati e 23 i superstiti. Per il momento l’organizzazione conferma il naufragio di una sola imbarcazione a bordo della quale si trovavano più di 200 persone e il recupero di un altro natante, riportato in Libia con i suoi passeggeri, sul quale viaggiavano 356 irregolari di varia nazionalità. Non ci sono notizie riguardo agli altri due barconi, partiti da un punto non accertato delle coste libiche e mai approdati in Italia e che si trovano “fuori contatto radio”. Questi ultimi potrebbero però essere pescherecci e non cosiddette ‘carrette del mare’ che trasportano migranti verso le coste europee.
Dopo questo grave episodio, Hans-Gert Poettering, presidente dell’Europarlamento, in apertura della sessione plenaria, in svolgimento a Bruxelles, ha ricordato le oltre trecento vittime, ‘profughi morti in mare o dispersi’ nei giorni scorsi davanti alle coste libiche ‘nel tentativo di fuggire dalla miseria’: “Si profila il rischio che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero a cielo aperto”: Poettering, dopo una breve descrizione dei fatti, e sottolineando che alcune persone “sono state tratte in salvo dalle autorità egiziane”, afferma “la commozione e la partecipazione al lutto” dell’Assemblea, per “queste persone provenienti dall’Africa” in “cerca di speranza”. Poettering aggiunge che “con l’aggravarsi della crisi economica tali flussi migratori verso l’Europa aumenteranno” e l’Unione è dunque chiamata a dare una risposta coerente. Intanto il Parlamento Europeo sta preparando una dichiarazione congiunta sull’argomento. Sulla tragedia mediterranea è intervenuto anche Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII: “La tragica fine nel nostro mare Mediterraneo di centinaia di persone costrette ad immigrare clandestinamente è una notizia che ci sconvolge e tocca profondamente la coscienza di ciascuno, risvegliando in tutti noi l’ingiustizia che si sta perpetrando nei confronti di queste persone”. Lo afferma oggi Giovanni Paolo Ramonda, responsabile dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, a proposito della morte, nei giorni scorsi, di circa 300 migranti al largo delle coste libiche: “La tragica fine nel nostro mare Mediterraneo di centinaia persone costrette ad immigrare clandestinamente è una notizia che ci sconvolge e tocca profondamente la coscienza di ciascuno risvegliando in tutti noi l’ingiustizia che si sta perpetrando nei confronti di queste persone, tra i poveri più poveri. Ci sgomenta che i nostri parlamentari pur sapendo che non è restringendo la possibilità di ospitare regolarmente lo straniero continui a presentarlo soltanto come un problema ed un pericolo. Chi si avventura in mare aperto sapendo di rischiare ad ogni istante la propria vita è senz’altro un disperato e un povero alla ricerca di qualsiasi prospettiva di speranza. Tutti siamo debitori nei confronti di queste persone perché sono fratelli a cui dovremmo tendere la mano per venire loro incontro ad ogni costo. La nostra Comunità rivolge un forte appello agli Stati che consentono il perpetuarsi di queste tragedie incredibili e che ci fanno tornare indietro di secoli su un cammino di civiltà e cultura che tutti dovremmo aver percorso. Auspichiamo che i politici e quanti direttamente e indirettamente sono responsabili di queste catastrofi, che debbono essere evitate, si adoperino in tempi brevi a predisporre forme di accoglienza in linea con il rispetto per la dignità di tutti gli uomini in particolare dei più miseri; altro è continuare a fomentare politiche repressive dove bisognerebbe fare i cattivi con i più deboli spingendoli così ad intraprendere viaggi disumani attraverso percorsi sempre più pericolosi. La nostra Comunità si sente fortemente interpellata da queste vicende e s’impegnerà fino in fondo per rimuovere tutti gli ostacoli che le rendono possibili. In particolare non condividiamo l’assunto che l’immigrato possa essere assimilato ad un criminale essendo tacciato di reato. Su questo aspetto chiediamo una profonda e seria riflessione che tenga conto delle condizioni di miseria morale e materiale di tutti coloro che subiscono queste gravissime disavventure”.