Cei, verso un nuovo statuto. Bagnasco: ‘L’Italia non è una palude fangosa’

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Come da tradizione la prolusione del Cardinale Angelo Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Diversi ed articolati i temi affrontati dal Presidente dei Vescovi italiani. In apertura il Cardinale ha salutato il neo Segretario Generale ad interim, mons. Nunzio Galantino, e ringraziato il predecessore mons. Mariano Crociata, nominato dal Papa Vescovo di Latina, annunciando poi di accogliere l’invito del Pontefice a rivedere lo Statuto della Cei.

Bagnasco ha poi elogiato l’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, definendolo un ‘testo di grande densità che invita, sospinge e guida la barca della Chiesa sulle onde della gioia evangelica’. Tema centrale – ha ricordato il porporato – è ‘la gioia del Vangelo accolta nel cuore e offerta al mondo con fiduciosa passione’. ‘La nostra gioia – ha aggiunto – nasce dalla fede in Gesù, il Figlio di Dio venuto sulla terra per congiungerla al Cielo. Sì, la nostra gioia è Cristo, e nulla ce la può togliere. Siamo anche noi testimoni di quanto afferma il Papa, e cioè che il grande rischio del mondo attuale è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. E siamo consapevoli che anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita: allora prevale il lamento e si spegne il sorriso. Ma – con il Papa – siamo anche certi che questo non è il desiderio di Dio’. Queste parole – ha ancora proseguito Bagnasco – sono pronunciate perché i Vescovi sono padri e ‘compagni di strada’ del popolo loro affidato.

Il contatto con i fedeli, la vita delle persone è per i Vescovi una grazia. ‘Restiamo ammirati – ha spiegato il Presidente della Cei – della loro fede umile e semplice, e vorremmo che questa foresta buona e silenziosa avesse più voce degli alberi che cadono rumorosi’. I Vescovi si candidano ad essere ‘umili collaboratori della gioia’ dei fedeli, pronti a ‘ripetere al mondo moderno che Dio c’entra con la vita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia ma ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertà ma ne è la più sicura garanzia. Dio è dalla parte dell’uomo, e che nulla è più stupefacente di un’esistenza comune e di un cuore semplice che vive con Lui’.

Il Cardinale Bagnasco è tornato poi a criticare l’individualismo, rilanciandola cultura del noi. ‘Se Dio c’entra con la vita di ciascuno – ha osservato – allora ognuno c’entra con la vita degli altri. E questo capovolge i rapporti, il modo di guardarci, di stare insieme; supera ogni forma di intolleranza, e permette di accogliere fratelli e sorelle che per disperazione approdano sui nostri lidi, col desiderio di trovare una integrazione rispettosa e serena. Ma, su scala più ampia, capovolge anche i rapporti tra gli Stati, le Nazioni, i Popoli, perché la giustizia regni e cresca la pace: realtà invocata – la pace – e ancor tanto ferita nella carne dei poveri di Paesi anche vicinissimi a noi, dove, anziché le vie del dialogo onesto, si continua a perseguire la strada disumana della violenza e delle persecuzioni’. Il noi – ha rilevato Bagnasco – va contro ‘le logiche spietate di un mercato selvaggio’, il noi ‘non fa scarti umani e non lascia ai bordi della strada nessun debole aggredito e spogliato dai briganti di turno’. Occorre ripensare – ha suggerito – ‘forme organiche di servizio civile, che siano delle tappe di vita e dei tirocini del noi, cattedre pratiche di fraternità, di giustizia e di pace, dove si respira il gusto di vivere e di operare insieme per il bene di tutti. Nel nostro occidente, sembra di assistere ad uno strano paradosso: quanto più si parla di società e di bene comune, di rispetto e di diritti, tanto più si rivela arrogante il disegno oscuro di omologare tutto e tutti, quasi di azzerare di fatto le identità e le culture, le tradizioni e i valori’.

Riprendendo l’Evangelii Gaudium, Bagnasco ha rilanciato su evangelizzazione ed educazione. ‘Nell’opera educativa – ha detto l’Arcivescovo di Genova – dobbiamo interiormente partire dal mistero di Cristo per giungere ad esplicitarlo come sorgente e criterio di vita buona e di umanità piena. Se è vero che tutta la comunità cristiana ha il compito e la grazia di educare senza mai smettere di formare se stessa, allora comprendiamo che l’evangelizzazione è la radice mai scontata dell’educazione: senza, infatti, l’opera educativa perde luce e forza, diventa tecnica’. L’educazione fa rima con scuola. Ed è per questo che Bagnasco ha rilevato che la scuola ‘dopo la famiglia dove il papà e la mamma sono i naturali e irrinunciabili maestri, è un grande spazio di istruzione e educazione dei giovani nelle diverse età. Compito affascinante, quello di insegnare ed educare al contempo. Compito non sempre dovutamente riconosciuto dalla società, ma sempre ampiamente apprezzato dalla Chiesa. Anche la Chiesa, infatti, ha nel suo DNA la missione di evangelizzare e di educare il popolo di Dio nelle varie età della vita’. ‘Non possiamo – per ragioni di giustizia – non rilevare ancora una volta la grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori, e dall’altro la si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari. In questa sede vogliamo ringraziare pubblicamente e confermare la nostra crescente stima verso le comunità cristiane e gli Istituti religiosi che resistono con altissimi sacrifici per non chiudere le loro scuole, spesso anche di grande prestigio storico e culturale. Ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche – di qualunque ordine e grado – rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie’. Per sostenere la scuola cattolica Bagnasco ha ricordato la manifestazione del 10 maggio a cui parteciperà anche Papa Francesco.

Dalla scuola Bagnasco ha poi allargato il discorso all’intera società italiana. ‘L’Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione. Dobbiamo tutti reagire ad una visione esasperata e interessata che vorrebbe accrescere lo smarrimento generale e spingerci a non fidarci più di nessuno. A questo disegno demoniaco non dobbiamo cedere nonostante esempi e condotte disoneste, che approfittano del denaro, del potere, della fiducia della gente, perfino della debolezza e delle paure: nulla deve rubarci la speranza nelle nostre forze se le mettiamo insieme con sincerità’. I Vescovi – ha aggiunto – si fanno portavoce dei senza lavoro. Il loro grido ‘che sale da ogni parte del Paese, trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità. Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della Nazione – trovino la vita sbarrata perché non trovano occupazione: essi si ingegnano, sempre più si adattano, mantengono mediamente la fiducia e la voglia di non arrendersi nonostante esempi non sempre edificanti. A livello pubblico si vedono impegno e tentativi, segnali promettenti, ma i mesi e gli anni non aspettano nessuno. Quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni? Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario, ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale!’. Bagnasco ha ricordato inoltre la situazione carceraria: ‘auspichiamo una situazione più dignitosa per tutti. In particolare, incoraggiamo quanti scontano una pena a fare di questo tempo un’occasione di riflessione e di ricupero per affrontare il rientro nella società’. Nel giorno della Memoria, poi, il Presidente della Cei parla ai fratelli ebrei: ‘la ferita incancellabile della Shoah sia di monito per tutti e si scongiurino episodi di intolleranza e di provocazione come accaduto di recente a Roma’.

L’ampia prolusione del porporato si conclude facendo riferimento al Sinodo sulla famiglia che si svolgerà nel prossimo ottobre. ‘La società ha bisogno di lavoro e di famiglia, nessuno sia preda della solitudine, e soprattutto non senta di essere superfluo. La persona non è mai inutile, ma la società civile deve far sì che ognuno possa sentirsi utile per quello che è’. In particolare sul tema della famiglia Bagnasco – citando il Papa – ha ricordato che ‘la famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove i genitori trasmettono la fede ai figli’. Pertanto – ha concluso- sono necessarie ‘politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni ideologiche’.

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