Galantino: Siamo qui per ritrovare la voglia di metterci in cammino

“Il buio nel quale è piombata la nostra comunità ha una causa precisa: la violenza! Un buio reso ancora più spesso e insopportabile dalla efferatezza con la quale ci si è accaniti sui corpi; e soprattutto perché tra le vittime c’era un bimbo certamente innocente!”. Ad affermarlo, ieri sera, il vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, durante la fiaccolata per le vie di Cassano allo Ionio “Noi siamo Fuoco di speranza” promossa dalla diocesi e dall’amministrazione comunale dopo il triplice omicidio di dimenica scorsa. Tra questi il piccolo Nicolas, di soli tre anni. “Se stiamo qui stasera – ha detto il presule – è per ritrovare la voglia di rimetterci in cammino”, è perché “abbiamo bisogno di luce in questo buio!” ed è per dire che, come “non ha senso esaltarsi fino a perdere il senso della realtà, così non è possibile lasciare che bruci” come quei corpi carbonizzati “la voglia di continuare a camminare, a sperare e a sognare di tanta gente perbene”. Mons. Galantino dice che nessuno può far a vivere quei morti però “abbiamo” il potere di “non rendere la morte, soprattutto la morte procurata con violenza e in maniera efferata, una sorta di macigno che non lascia scampo a nessuno. Non vogliamo cedere al fatalismo!”. La marcia di questa sera – per il vescovo – “non vuole mettere tra parentesi il male” ma, a partire dall’odore acre di quei corpi bruciati e abbandonati, che qui, a Cassano, c’è gente che non la pensa assolutamente né come chi ha ucciso – ignorando lo sguardo certamente implorante del piccolo Cocò – né come chi fa del malaffare il suo stile di vita. Qui c’è gente che la pensa diversamente! Molto diversamente”. “Qui c’è gente distante mille miglia dal mondo della malavita e che rivendica il diritto di vivere in maniera onesta!”, ha detto mons. Galantino: gente che vuole contribuire, col proprio impegno, a “educare a vivere la vita buona del Vangelo”, fatta di “assunzione di responsabilità e di rispetto degli altri e del creato”.
“Che società è la nostra, se è capace di svegliarsi e di indignarsi solo ‘a comando’ o sotto la pressione insopportabile della violenza consumata su un bimbo di tre anni?”, si è chiesto: “che Chiesa è la nostra, se continua indisturbata a mettere in scena cerimonie che non contribuiscono a ‘sentire male al petto’ per famiglie senza più punti di riferimento? Che Chiesa è la nostra, se non avverte in maniera responsabile il bisogno di stare per strada; non solo per far processioni o per accompagnare morti al cimitero, ma anche per mettersi alla ricerca dei poveri cristi che, oggi più che mai, cercano un poco di luce?”. Mons. Galantino mercoledì sera ha incontrato, nel carcere di Castrovillari, la mamma ed il papà del piccolo Cocò. A loro ha detto che stasera “avremmo sentito presenti anche loro in cammino con noi su una strada diversa: fatta di voglia di riscatto e fatta di voglia di vita nuova. Con loro e con noi, vogliamo sentire in cammino anche il loro bambino” e insieme – ha concluso – “vogliamo camminare per dire insieme di no alla violenza e a ogni forma di vita che si nutre di malaffare”.
Al termine della fiaccolata è stata letta una lettera della mamma del piccolo Cocò.