Giornata dei migranti: l’impegno dei vescovi italiani
Nel gennaio 1914, un secolo fa, papa Pio X, toccato dall’emigrazione all’estero di oltre sei milioni di italiani dagli inizi del secolo, decise di indire una giornata annuale di preghiere a sostegno degli emigranti. Domani, a cento anni di distanza, si celebrerà la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, dal titolo “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”, il tema scelto da Papa Francesco per questo appuntamento.
La Giornata ogni anno viene celebrata in tutte le parrocchie. A quelle italiane la Fondazione “Migrantes” fa pervenire un sussidio liturgico- pastorale, un manifesto e altro materiale utile all’animazione e per valorizzare le attività a favore del mondo della mobilità: emigrati italiani, immigrati, rom e sinti, fieranti e circensi. La messa trasmessa dalla Rai sarà presieduta, dalla Chiesa del Sacro Cuore a Mestre (Ve) dal patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia.
Presentando la giornata il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, mons. Francesco Montenegro ha sottolineato l’urgenza di “andare oltre l’emergenza e guardare all’immigrazione come un fatto ordinario. In questa luce nuova la legge Bossi-Fini va rivista, perché è stato riconosciuto ormai da tanti che così com’è non può essere mantenuta, la prova sono i risultati che ha dato. Il problema dell’immigrazione non può essere affrontato più solo come una questione di muscoli e lavoro ma bisogna partire dall’integrazione. E la legge dovrebbe aiutare questa mentalità”.
“Purtroppo spesso alla solidarietà e alla fraternità” – ha spiegato Montenegro – si “sostituisce la diffidenza, la chiusura, il rifiuto, la discriminazione, l’esclusione, lo sfruttamento, la schiavitù. S’invoca la salvaguardia di una cultura, di un’identità, la precedenza sul lavoro o la sicurezza per lasciare fuori dalle porte dei nostri Paesi persone e famiglie in fuga”. Per il presule Papa Francesco invita a “passare dalla cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”: un cambiamento culturale questo che “chiede la responsabilità di tutti”. Guardando i volti dei migranti e dei rifugiati, i volti di cui “tutti abbiamo davanti i segni” nei numerosi sbarchi a Lampedusa e nei porti della Sicilia, della Calabria e della Puglia “non possiamo – ha aggiunto – non volere per loro qualcosa ‘di più’”. Da qui l’impegno della Chiesa “per superare gli effetti negativi” delle migrazioni e “valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori”. “Cooperazione internazionale, collaborazione tra Paesi, nuove normative – ha detto – sono percorsi che possono tutelare i migranti e, al tempo stesso, favorire la rinascita dei Paesi da cui provengono i migranti”. Neppure “l’Europa può rinchiudersi in se stessa, come in una fortezza, pensando di tutelarsi così per il proprio futuro: il futuro è solo globale, insieme”. Purtroppo l’Europa e in essa l’Italia nel 2013 “hanno diminuito gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione internazionale”: non si può predicare sviluppo e ridurre gli strumenti e i mezzi di cooperazione internazionale”. Nelle comunità cristiane – ha spiegato mons. Montenegro – è “importante, anche grazie alla celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, giunta al suo centesimo anno, s’imparino e s’insegnino le parole per un mondo migliore: incontro, accoglienza, ospitalità, tutela, condivisione, dialogo, rispetto delle differenze. Sono sette parole – ha concluso – che danno qualità alla nostra nuova evangelizzazione, soprattutto se accompagnate da una testimonianza di vita personale e di comunità, da una responsabilità condivisa verso un mondo in cammino. Sono parole che possono dare anche qualità alla nostra democrazia, se non vuole dimenticare i suoi principi fondamentali”.
“In Italia occorre non dimenticare le tragedie di Rosarno, Firenze, Lampedusa, Prato e lavorare perché sempre al centro della politica migratoria, aldilà delle necessarie e auspicate revisioni, sia salvaguardata la dignità dei migranti e delle loro famiglie”, ha detto mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Mons. Perego ha citato la tragedia di Prato, città con 6500 imprese tessili di cui 350 di cinesi, con i 7 lavoratori arsi vivi nella fabbrica dove erano rinchiusi e dove lavoravano a 40 centesimi a capo finito, notte e giorno, senza turni, festività, riposo settimanale, riconoscimento della malattia: una tragedia “dimenticata troppo velocemente”. “Dietro questa tragedia – ha sottolineato – si riconosce purtroppo la caduta di tutela del lavoro e dei lavoratori immigrati oggi in Italia, in diversi comparti lavorativi che non può essere giustificata anche in tempo di crisi”. Il direttore di Migrantes ha citato anche il caso Lampedusa, una isola che è “stato il segno più evidente da una parte della straordinaria solidarietà delle persone, famiglie, della parrocchia e delle associazioni, ma anche della vergognosa incapacità dell’Italia e dell’Europa di organizzare i propri luoghi di confine più esposti all’incontro con chi è in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente”. Nel suo intervento mons. Perego ha ricordato anche le discriminazioni sul lavoro e il tema della tratta, sottolineando che gli strumenti dell’Unar e del Dipartimento delle Pari opportunità “di fatto sono insufficienti a rilevare e fotografare una situazione. Nuovi strumenti e percorsi, con la valorizzazione anche della rete del mondo dell’associazionismo, del sindacato e del volontariato sono necessari e in più direzioni”. Domenica prossima, con Papa Francesco – ha concluso – “nelle nostre parrocchie siamo invitati a una preghiera comune e a condivisi gesti di solidarietà, perché il mondo dei migranti e della mobilità umana, delle minoranze rom e sinte, della gente dello spettacolo viaggiante sia almeno per un giorno al centro della comunità, nello spirito della preferenza ai poveri e agli ultimi a cui Papa Francesco ci ha abituato, superando le facili paure e discriminazioni nei confronti dello straniero anche con un lavoro di informazione, ricerca, formazione e progettazione”.
Alla presentazione della Giornata era presente anche la ministra per l’Integrazione e la Cooperazione Internazionale Cécile Kyenge che ha sottolineato l’importante sensibilità della Chiesa nel coniugare i temi dell’immigrazione con la questione dei
diritti umani e della fragilità delle persone.
A curare la Giornata la Fondazione “Migrantes”, l’organismo costituito dalla Conferenza episcopale italiana per accompagnare e sostenere le Chiese particolari nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella società civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza, con l’attenzione alla tutela dei diritti della persona e della famiglia migrante e alla promozione della cittadinanza responsabile dei migranti.