Papa Francesco: La Rai sia servizio pubblico rivolto al bene comune, evitando disinformazione, diffamazione e calunnia
“Tutte le professionalità che fanno parte della Rai sanno di appartenere ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre informazione e spettacolo, raggiungendo in ogni momento della giornata una gran parte di italiani. E’ una responsabilità a cui chi è titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare. La qualità etica della comunicazione è frutto, in ultima analisi, di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio. Ciascuno, nel proprio ruolo e con la propria responsabilità, è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione.” Così affermato Papa Francesco rivolgendosi ai circa 7mila tra dirigenti, giornalisti, artisti, impiegati e tecnici della Rai ricevuti con le loro famiglie in udienza nell’Aula Paolo VI in Vaticano (“una famiglia numerosa”, ha scherzato il Papa a inizio dell’incontro) insieme ai rappresentanti di alcune reti radio-televisive e della associazioni di settore di altri Paesi, guidati dal Presidente dell’azienda, Anna Maria Tarantola, e dal direttore generale, Luigi Gubitosi. Un incontro speciale, preceduto dalla celebrazione eucaristica presieduta dall’arciprete della Basilica di San Pietro cardinale Angelo Comastri, che si è tenuto in occasione del 90° anniversario dell’inizio delle trasmissioni radiofoniche e del 60° di quelle televisive. Era il 3 gennaio del 1954, infatti, quando negli sparuti apparecchi televisivi dei pochi italiani che erano riusciti ad acquistarle fecero capolino le prime immagini della nascente televisione nazionale. E il duplice anniversario è stata l’occasione, come ha sottolineato Papa Bergoglio all’inizio dell’incontro, per “riflettere sul rapporto che c’è stato in questi decenni tra la Rai e la Santa Sede, e sul valore e le esigenze del servizio pubblico”. Nel ripercorrere le fasi di questa cooperazione, Francesco ha messo in risalto la collaborazione messa in atto fra le strutture dell’azienda italiana e quelle della Santa Sede. “Sia sul versante della radio, sia su quello della televisione, il popolo italiano ha potuto accedere alle parole e alle immagini del Papa e degli eventi della Chiesa mediante il servizio pubblico della Rai”, svolto in collaborazione con la Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano. Grazie a questa sinergia, la Rai ha potuto offrire ai suoi utenti la possibilità di “seguire i grandi eventi della Chiesa Cattolica come il Concilio Vaticano II, le elezioni dei Papi o i funerali di Giovanni Paolo II come i tanti avvenimenti del Giubileo del 2000 e le visite pastorali del Papa in Italia”. Oltre a questo servizio, la Rai è stata il collante della crescita culturale del Paese.
Qui Bergoglio ha citato gli anni Cinquanta e Sessanta, in cui iniziano a svilupparsi le infrastrutture tecniche e le prime produzioni televisive, tra cui quelle a carattere religioso, come il ‘Francesco’ di Liliana Cavani del 1966, e gli ‘Atti degli Apostoli’ realizzati nel 1969 da Roberto Rossellini con la collaborazione dell’allora padre Carlo Maria Martini. “La Rai – ha sottolineato il Papa – è stata testimone dei processi di cambiamento della società italiana nelle sue rapide trasformazioni, e ha contribuito in maniera speciale al processo di unificazione linguistico-culturale dell’Italia. Ringraziamo per questo il Signore e portiamo avanti lo stile della collaborazione”. Ma “fare memoria di un passato ricco di conquiste ci chiama a un rinnovato senso di responsabilità per l’oggi e per il domani. Perché le radici – ha continuato Bergoglio – sono una delle basi con cui guardare al futuro”. Far parte della Rai – ha proseguito il Pontefice – vuol dire “appartenere ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre informazione e spettacolo, raggiungendo in ogni momento della giornata una gran parte di italiani. È una responsabilità a cui chi è titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare. Perché la qualità etica della comunicazione è frutto di “coscienze attente e non superficiali e rispettose delle persone”.
“Ciascuno, nel proprio ruolo e con la propria responsabilità, è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione per evitare – ha concluso il Papa parlando a braccio – che si produca “disinformazione, diffamazione e calunnia”. Al termine del suo discorso, il Papa è sceso per salutare personalmente alcuni dipendenti e dirigenti dell’azienda, fra cui il direttore di Rai1 Giancarlo Leone, il direttore del Tg1 Mario Orfeo, il responsabile della struttura Rai Vaticano Massimo Milone ed ha scherzato poi amabilmente con il coro che aveva animato la Messa e che lo aveva accolto a inizio dell’udienza.