IOR, cambia la commissione cardinalizia di vigilanza

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Papa Francesco rifà la commissione cardinalizia dell’Istituto per le Opere di Religione, inserendo nei suoi ranghi Pietro Parolin, segretario di Stato (che sarà cardinale dal prossimo 22 febbraio) e per la prima volta dopo tanti anni togliendo dal consiglio dei cinque cardinali il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, segnando con questa scelta una nuova logica nella gestione delle finanze vaticane. Una logica che è figlia del processo di riforma finanziaria iniziato e portato avanti con forza da Benedetto XVI.

Secondo il chirografo che definisce compito e funzioni dello IOR, la Commissione Cardinalizia di Vigilanza “vigila sulla fedeltà dell’Istituto alle norme statutarie secondo le modalità previste dallo Statuto” e si riunisce almeno due volte l’anno in cui “delibera, presa conoscenza del Bilancio di Esercizio e fatte salve le esigenze di patrimonializzazione dell’Istituto, sulla devoluzione degli utili”, propone le modifiche statutarie e decide anche “l’emolumento spettante ai Membri del Consiglio di Sovrintendenza”.

Dei cinque nuovi membri, la continuità è rappresentata dal cardinal Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, diplomatico finissimo e universalmente apprezzato. È l’unico a rimanere della commissione rinnovata da Benedetto XVI prima della fine del Pontificato.

Era scontata l’uscita del cardinal Tarcisio Bertone dopo che questi non era più segretario di Stato. Come scontato era l’ingresso del cardinal Santos Avril y Castellò, arciprete di Santa Maria Maggiore ed ex nunzio in giro per il mondo, un fedelissimo di Papa Francesco. Il Nord America viene rappresentato da Cristopher Collins, cardinale arcivescovo di Toronto, Canada. Anche il cardinal Cristoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, guadagna una poltrona  in consiglio. E poi c’è Pietro Parolin, segretario di Stato.

Nella loro prima riunione, i membri della commissione dovranno scegliersi un presidente, che in genere è sempre stato il cardinale segretario di Stato, anche se i rumors dicono che il Papa avrebbe espresso la preferenza che a guidare i cinque sia Avril y Castellò.

Tra i nuovi membri, non c’è nessun rappresentante dell’Asia. Ma non c’è nemmeno nessun rappresentante dell’APSA, mentre per anni il presidente dell’autorità pubblica vaticana (che alcuni paragonano ad una sorta di banca centrale) era seduto nella commissione cardinalizia di vigilanza: prima c’era stato il cardinal Attilio Nicora; poi Benedetto XVI aveva confermato, poco prima che il suo pontificato finisse, tutta la commissione, sostituendo il solo Nicora con il suo successore alla guida dell’APSA Domenico Calcagno.

Una scelta figlia di una politica istituzionale della collegialità, che veniva trasportata anche nel settore finanziario. Ma la presenza dell’APSA nella commissione cardinalizia di vigilanza poteva lasciar trasparire potenziali conflitti di interesse. La nuova normativa finanziaria e il fatto che la Santa Sede si è inserita in un processo di dialogo e mutua valutazione finanziaria a livello internazionale cambia la logica. C’è la necessità di una separazione netta dei ruoli, per prevenire possibili commistioni e conflitti di interessi. Come potrebbe essere giustificato questo stretto rapporto tra una autorità pubblica come l’Apsa e una istituzione finanziaria come lo IOR?

Resta anche il dato politico sullo sfondo. Il prossimo 13 febbraio la Commissione referente sullo IOR guidata dal cardinal Raffaele Farina dovrebbe presentare le sue conclusioni sulla natura dell’Istituto. Ma intanto Papa Francesco ha voluto chiudere un’era, dando l’impressione che ormai sia finito per lui il tempo della riflessione e sia cominciato il momento di agire, senza troppe attese.

In ballo non sono solo le competenze dello IOR, ma anche quelle dell’APSA stessa. Il cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) e coordinatore del Consiglio dei Cardinali, aveva persino auspicato che ci fosse un solo istituto finanziario vaticano, una sorta di “ministero delle finanze” nelle sue parole che si facesse carico di tutte le incombenze finanziarie. Mentre nei corridoi si vocifera sempre più della possibilità di togliere alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli il suo patrimonio immobiliare, e di metterlo direttamente nelle disponibilità dell’APSA, centralizzando così il controllo degli immobili vaticani.

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