Le famiglie sostengono lo Stato
Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha accolto positivamente alcune proposte presentate dalle forze politiche in parlamento: dal governo arrivano “segnali di speranza per una politica familiare più equa e rispettosa dell’istituto familiare definito dalla Costituzione, che ci auguriamo possano trovare concreta applicazione con interventi strutturali di equità fiscale e giustizia sociale che le famiglie attendono da anni…
Positiva è anche la proposta di inserire nel programma di governo il ‘Community act’ nel quale sono previste una serie di iniziative per la famiglia, come la creazione di una no tax area (esplicitamente derivata dal FattoreFamiglia proposto dal Forum); una rivisitazione della scala di equivalenza dell’Isee; la nomina di un responsabile politico per le politiche familiari incaricato di una vigilanza preventiva sull’impatto familiare di ogni atto di governo; la rivalutazione delle soglie di reddito per i figli a carico e degli assegni familiari”.
Al vicepresidente del Forum delle Famiglie, Roberto Bolzonaro, abbiamo chiesto perché è ancora difficile attuare l’art. 31 della Costituzione Italiana, che recita: ‘La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose’: “E’ difficile attuarlo perché elettoralmente non paga più. Perché riservare risorse alla famiglia con figli quando, finora, le risorse sono state prese sempre lì? Servono soldi?
Ecco le strategie che colpiscono le famiglie: aumentiamo l’IVA (studi recenti dimostrano che l’aumento dell’IVA va ad incidere maggiormente sulle famiglie a basso reddito con figli); introduciamo nuove imposte, magari proporzionate al numero dei componenti (vedi Tares); facciamo una ISEE che faccia aumentare il costo dei servizi alle famiglie; d. non tocchiamo, invece, le pensioni d’oro e i redditi degli straricchi”.
Quali vantaggi presenta il Fattore famiglia?
“Il Fattore Famiglia risolve definitivamente il difficile problema del maggior beneficio dei redditi alti del Quoziente Familiare, è flessibile e si presta a facili aggiustamenti nelle diverse situazioni familiari, tenendo conto di disabilità, monogenitorialità, vedovanza,…cose che il Quoziente Familiare difficilmente riesce a vedere. E’ indicizzato e quindi si adegua automaticamente alla svalutazione e al calo del potere di acquisto. Si possono integrare facilmente azioni ‘avvicinamento’ al Quoziente Familiare tipo lo splitting (ripartizione) dei redditi dei coniugi. E’ il tentativo di calcolare la ‘reale capacità contributiva della famiglia’. E’ facilmente ed immediatamente implementabile nel sistema fiscale italiano (tassazione individuale) senza cambi costituzionali (come implicherebbe il Quoziente Familiare)”.
Cosa significa valutazione di impatto sulla famiglia a proposito di Isee?
“Vorremmo che su questo tema così delicato si evitasse l’errore successo con gli ‘esodati’. La riforma pensionistica ha deciso un salto così alto ed immediato che chi è rimasto fuori lo è per sempre e drasticamente. Difatti non tutti gli ‘esodati’ sono stati ancora salvati. Vorremmo evitare che con il nuovo Isee si arrivi a ‘esodare le famiglie’, peggiorando drasticamente la loro situazione”.
Come sarebbe possibile?
“Con la nuova Isee, che andrebbe a inglobare case rivalutate ai fini Imu, redditi e altri cespiti, non solo si avrebbe un aumento tecnico dell’indice stesso, ma scatterebbero automaticamente aumenti di rette degli asili e su vari altri servizi, oltre che delle tasse sulla casa (quali la ormai ‘vecchia’ Tares o le nuove Tari, Tasi, Trise). L’Isee è quindi da rivedere subito per capirne l’impatto familiare completo. Basti pensare a cosa succederà ai proprietari di case, anche di modesto valore, che andranno a pagare le nuove tasse il cui impatto potrebbe addirittura essere superiore alla tanto discussa Imu”.
Quali possibili soluzioni tecniche per rendere i figli cittadini della Repubblica?
“Sono da evitare le cosiddette ‘scale di equivalenza double-face’, cioè dove i figli valgono poco quando è ora di aiutarli, e valgono molto quando bisogna far pagare, ad esempio, l’immondizia. Oppure interventi per evitare il ‘peso eccessivo’ della prima casa, sempre in presenza di figli, che fa scattare tasse elevate anche per un immobile di medio-basso valore. Senza azioni in queste direzioni non solo non si uscirà dalla crisi, ma si avranno sempre più famiglie sotto la soglia di povertà, sempre meno figli, sempre più coppie giovani in difficoltà e un sistema previdenziale destinato comunque al collasso perché progressivamente sbilanciato sugli anziani”.
In quale modo rendere applicabile il Fattore Famiglia?
“Il Fattore Famiglia, basato sull’introduzione di una area non tassabile proporzionale al carico familiare reale, consentirebbe di perseguire un obiettivo di equità fiscale, in base alla reale capacità contributiva; dare risorse a chi ne ha bisogno, rimettendole subito nel circuito economico rilanciando i consumi; aumentare i posti di lavoro, per effetto del rilancio dei consumi; aumentare l’introito IVA senza innalzare l’aliquota (aumento dei consumi); far salire sopra la soglia di povertà più di un milione di famiglie.
Il primo passo è a costo zero, perché prevede l’inserimento del Fattore Famiglia (FF) nel Piano Nazionale per la Famiglia, dal quale è stato improvvidamente tolto dal Governo precedente sebbene approvato all’unanimità dall’Osservatorio Nazionale per la Famiglia, nel quale erano presenti tutte le forze sindacali, imprenditoriali e sociali. Il Fattore Famiglia porterebbe, a regime, un mancato introito di circa 14 miliardi di euro. Con interventi di 2-3 miliardi all’anno in pochi anni si può andare a regime partendo già con la prossima legge finanziaria.
E’ altresì importante la rivalutazione del minimo reddito personale per essere considerati familiari a carico. Dagli attuali 2.840 € ad almeno a 6.500 euro (rivalutazione ISTAT). Finanziare il Fattore Famiglia è possibile attraverso una rimodulazione delle aliquote IRPEF per i redditi alti e molto alti e delle fasce di reddito, allineandosi all’UE. Ciò consentirebbe la defiscalizzazione dei carichi familiari traendo risorse da queste rimodulazioni. La pressione fiscale generale non aumenterebbe, si avrebbe solo una redistribuzione in base al principio della capacità contributiva”.