Ordine di Malta: la rinnovata necessità della diplomazia umanitaria

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“ Il ritorno degli stati chiede un ritorno dei diplomatici, perchè la diplomazia è lo strumento preferito degli stati. La diplomazia di oggi si esprime in vari modi: oltre alla diplomazia tradizionale , vi è una diplomazia culturale, una diplomazia economica, e anche una diplomazia umanitaria. E naturalmente c’è la diplomazia della Santa Sede, la più antica e la più ricercata.”

É stato il Gran Maestro del Sovrano militare ordine di Malta, in un affascinante inglese britannico, a dirlo agli ambasciatori accreditati nel tradizionale scambi di auguri di inizio anno. Una affermazione che ha concluso un articolato discorso che come vuole la tradizione, ripercorre gli eventi significativi dell’anno appena trascorso.

Non poteva mancare l’omaggio ai due pontefici, Benedetto XVI che dell’Ordine è anche membro da quando era cardinale, e Francesco “il cui messaggio per la cura dei più bisognosi come asse privilegiato di azione – ha detto il Gran Maestro Fra’Matthew Festing- trova risonanza nel nostro Motto obsequium pauperum”.

Un appuntamento che ogni anno si ripete il giorno dopo l’incontro dei diplomatici con il Papa. In genere gli stati hanno lo stesso rappresentante diplomatico per Santa Sede e Ordine di Malta, così l’occasione è propizia per molti diplomatici per confrontarsi su temi e fatti.

Il discorso del Gran Maestro ha ricordato le celebrazioni dei 900 anni della bolla pontificia che ha reso l’istituzione indipendente e nello stesso tempo al servizio del Papa e della Chiesa.

Fra’ Matthew Festing ha fatto il punto sull’emergenza causata dal tifone Haiyan nelle Filippine, sulla tragedia della guerra civile in Siria, sulla crisi umanitaria senza fine di Lampedusa e sulle conseguenze degli scontri armati nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana.

Lampedusa, ha detto Festing, “è diventata uno dei simboli della drammatica fuga da guerre, carestie e persecuzioni, per un futuro troppo spesso trasformato in tragedia in balia dei trafficanti di esseri umani.”

A Lampedusa lo Smom lavora con un centianio di volontari  dal 2008, e non solo a fianco dei profughi, ma anche degli “stessi operatori umanitari che per primi sopportano il peso del trauma psicologico ed emotivo del recupero dei corpi dal mare.”

Profughi dalle scene drammatiche del mondo. Come dalla Siria.In Siria e nei paesi confinanti Turchia e Libano l’Ordine di Malta ha assistito 40.000 rifugiati, spesso in gravi condizioni di sofferenza e di deprivazione a causa dell’immensa crisi umanitaria. Lo sforzo è particolarmente intenso nel centro di assistenza di Khaldieh nel nord del Libano e a Kilis in Turchia, a pochi chilometri dal confine siriano. Questi interventi sono resi possibili anche grazie alla lunga tradizione di collaborazione dell’Ordine di Malta con partner e associazioni locali musulmane.

Profughi dall’Africa, come in quel confine fra Congo e Uganda dove il Malteser International ha allestito quattro centri di assistenza medica, per soccorrere le decine di migliaia di persone in fuga dagli scontri armati fra ribelli ed esercito congolese, scoppiati di recente. Nella Repubblica Democratica del Congo l’Ordine di Malta opera con progetti socio-sanitari, dove ha assistito negli ultimi 10 anni anche 50.000 donne vittime di violenza sessuale, una piaga molto diffusa diventata una vera e propria arma di guerra: ogni mese si verificano circa 1.100 casi di violenza.

E della Repubblica Centrafricana, del Sudan del Sud e del Mali, vittime degli scontri armati che si sono verificati nel corso dell’ultimo anno lo Smom si è occupato con interventi mirati.

Nelle Filippine il Malteser International, l’agenzia di soccorso internazionale dell’Ordine, ha distribuito pacchi di alimenti e altri beni di prima necessità nei giorni immediatamente successivi al tifone. Grazie ai 5 milioni di Euro di fondi raccolti sarà possibile aiutare per i prossimi due anni le popolazioni delle aree colpite.

Interessante, e forse meno conosciuta, l’attività a favore delle popolazioni Rom. Lo scorso anno lo Smom ha nominato un ambasciatore at large  per i Rom con il compito di coordinare le attività di cooperazione con le organizzazioni internazionali nel quadro delle “Linee guida del Consiglio Europeo per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020” che si concentra su istruzione , occupazione, sanità ed alloggio.

Assistenza umanitaria e tutela del patrimonio religioso “per proteggere la dignità umana attraverso il rispetto dell’identità di un popolo”. Anche questo è il compito dell’ Ordine . Perchè, ha spiegato Festing, “la questione dell’identità è sempre più al centro di grandi scontri che sperimentiamo in molti dei settori in cui operiamo, non importa se il paese sia ricco o povero. Questo problema riemerge  come risultato del crollo delle grandi ideologie di massa che hanno segnato la vita internazionale del XX secolo. La maggior parte delle persone è alla ricerca di riferimenti culturali, identità territoriale, punti di riferimento religiosi, valori spirituali, del buon governo delle istituzioni nazionali ed internazionali. Allo stesso tempo, la globalizzazione ha i suoi limiti, assistiamo al ritorno degli Stati. Ci sono prove di una nuova geopolitica nelle regioni di tutto il mondo, mentre i confini interstatali e interregionali hanno sostituito le vecchie divisioni politiche ed economiche est- ovest  e nord-sud.” Da qui la necessità rinnovata della diplomazia.

La conferma dei quanto ricordato dal Gran Maestro sembra arrivare proprio in queste ore. Mentre nella Villa Magistrale sull’ Aventino Festing ricordava la grandezza della diplomazia vaticana, nel Palazzo Apostolico l’Arcivescovo Pietro Parolin, Segretario di Stato incontrava John Kerry Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America. Un’ora e quaranta minuti di colloqui sul processo di pace in Medio Oriente, in particolare sulla situazione in Siria e sulla preparazione della Conferenza di pace Ginevra 2 e sui negoziati fra israeliani e palestinesi, sulla situazione in Africa, in particolare nel Sud Sudan e sulla riforma sanitaria motivo di preoccupazione per la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America.

Proprio ieri la Pontificia Accademia delle Scienze aveva organizzato un seminario in preparazione di Ginevra 2 con l’auspicio che il popolo siriano possa “concepire un nuovo inizio per porre fine alla violenza che ha provocato oltre 130.000 morti e ha lasciato un paese bellissimo nella rovina e nel caos.”  E in questo :”la Santa Sede si impegna a sostenere tutte le fedi religiose e le comunità in Siria, per raggiungere una nuova comprensione e un ripristino significativo della fiducia, dopo anni di violenze tra comunità”, per cui il dialogo deve concentrarsi “sui bisogni urgenti di ricostruzione spirituale e comunitaria”

Ecco la diplomazia umanitaria che il Gran Maestro ha ricordato nel suo discorso.

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