Il cuore della Chiesa batte in America

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La comunione tra le Chiese per il futuro della Chiesa. È il messaggio che emerge rileggendo gli Atti del Congresso internazionale Ecclesia in America, che si è svolto in Vaticano dal 9 al 12 dicembre del 2012, per commemorare il 15° anniversario dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’America, cui seguì appunto l’esortazione apostolica Ecclesia in America, pubblicata il 22 gennaio del 1999. Un documento che non trasmette una visione politica ma ne promuove una ecclesiale, di incontro dell’umanità con Cristo. Nel continente americano vive oggi più del 50% dei cattolici del mondo. Un numero in crescita, che pone grandi responsabilità per il futuro della Chiesa. Si ricordi che dall’America proviene il Pontefice regnante, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, e che il continente è stato “premiato” dallo stesso Papa con ben sette delle nuove porpore annunciate per il suo primo concistoro.
Il Sinodo dei Vescovi per l’America fu un’intuizione profetica di Giovanni Paolo II, che nel 1997 permise che le Chiese particolari del continente si incontrassero, favorendo relazioni di amicizia, comunione e collaborazione tra di loro e di solidarietà tra le persone, in vista di un vigoroso slancio nell’annuncio del Vangelo e del rinnovamento ecclesiale.
Pubblicato in inglese per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, il volume “International Congress Ecclesia in America” – a cura della Pontificia Commissione per l’America Latina, dei Cavalieri di Colombo, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Guadalupani (le tre realtà che hanno promosso il Congresso internazionale, che si è svolto sotto la guida di Nostra Signora di Guadalupe) – ha inizio con l’indirizzo di saluto rivolto da Papa Benedetto XVI ai partecipanti.
Sfide complesse, notava il Papa, quelle che è chiamata ad affrontare attualmente la Chiesa, in America come nel resto del mondo: immigrazione, violenza, povertà, crimine organizzato, traffico di droga, corruzione, traffico degli armamenti, come pure secolarismo e indifferenza religiosa, l’educazione delle nuove generazioni e la promozione della cultura della vita, a fronte della diffusione di una mentalità che offende la dignità della persona e non favorisce né protegge il matrimonio e la vita familiare. Il mondo “ha sete di Dio”, ricordava Benedetto XVI nel suo saluto, perciò – esortava il Papa – bisogna annunciare il suo nome in tutto il continente americano, facendolo giungere con entusiasmo nel cuore dei suoi abitanti.
E ancora la libertà religiosa e la coesistenza di vaste realtà di povertà, marginalizzazione ed esclusione con aree di opulenza, sfide che interrogano le relazioni politiche, economiche e culturali tra Stati Uniti, Canada e America Latina. Occorrono dialogo e nuove forme di pensiero per creare condizioni che favoriscano una maggiore solidarietà, pace, uguaglianza e giustizia nel continente. Caduti i muri e le barriere ideologiche, è possibile dar loro risposta solo nella mutua conoscenza e collaborazione.
Con l’abbattimento del Muro che separava l’Est dall’Ovest, e la definizione di un nuovo assetto mondiale, negli anni ’90 si è infatti assistito a un impulso per la caduta dei muri che dividevano il Nord dal Sud a tutti i livelli.
Il Sinodo del 1997 – notava Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, nel suo intervento sulle profezie, gli insegnamenti e gli impegni dell’esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in America – permise ai vescovi del continente di incontrarsi, dialogare e stringere legami di conoscenza e amicizia, mentre molti di essi non si conoscevano tra loro. Giovanni Paolo II lo convocò ricordando “il problema della giustizia e le relazioni economiche internazionali tra le nazioni americane, prendendo in considerazione le enormi disparità tra nord, centro e sud” del continente.
“La preziosa eredità della fede cristiana, che è parte delle origini del ‘Nuovo Mondo’ e che incoraggia la vita delle sue persone, ha bisogno di essere costantemente rinnovata e rivitalizzata” ha ricordato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi e della Pontificia Commissione per l’America Latina, in quanto essa rischia di essere erosa “da forti correnti di secolarizzazione e soprattutto da una cultura globale che è sempre più distante e ostile alla tradizione cristiana”.
Imprescindibile il ruolo che ha svolto il culto della Madonna di Guadalupe per l’affermazione della fede in America, nel corso degli ultimi 500 anni. Chiamata con i titoli di Stella della Nuova Evangelizzazione e Madre della Civiltà dell’Amore, Maria rimane il modello di trasmissione della fede cristiana, che avviene oggi anche attraverso le vie digitali per raggiungere il cuore di ogni uomo.

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